Manifesto 3 agosto 2001 Bologna
ricorda Genova
In ottomila ricordano la strage alla stazione.
Fischi antiG8 per Casini e Guazzaloca. Accuse al centrodestra
SARA MENAFRA - BOLOGNA
Pecorella, Taormina, Gasparri. Fa nomi e cognomi Paolo Bolognesi mentre
parla dal palco allestito davanti alla stazione di Bologna. Il suo intervento cade come un
macigno su una piazza silenziosa e piena di persone, almeno ottomila. Il riferimento è a
tutte le stragi, non solo a quella accaduta proprio lì 21 anni prima. Ed è parlando di
piazza Fontana e della sentenza arrivata giusto un anno fa che il presidente
dell'associazione familiari delle vittime lancia le accuse verso l'attuale maggioranza:
"L'onorevole Pecorella è il difensore di Delfo Zorzi, all'uscita della sentenza
l'onorevole Taormina ha censurato giudici e sentenze e infine il ministro delle
comunicazioni Gasparri ha dichiarato chiusa la questione perchè quei fatti non
interessano più a nessuno". E poi conclude rivolto alla piazza: "Siete la più
clamorosa smentita a chi invoca l'oblio delle coscienze". Uno scroscio di applausi
copre le sue parole. Sono gli ultimi che si sentiranno nel piazzale della stazione per
questa giornata. Subito dopo, infatti, Giorgio Guazzaloca non fa neppure in tempo ad
avvicinarsi al microfono che già un coro di fischi copre la sua voce. Per il Bologna
social forum è il segnale: in silenzio girano le spalle al palco ed escono dalla
piazza. Ci erano arrivati pochi minuti prima con lo spezzone più consistente del corteo,
riunito dietro allo striscione "Milano 12 dicembre 1969, Bologna 2 agosto 1980,
Genova 20 luglio 2001 - Stragi e omicidi sono di stato". Ma quando girano i tacchi
per uscire dal piazzale a seguirli non c'è solo il pur consistente movimento antiglobal
bolognese. "Vado via anch'io, mi dà fastidio sentir parlare quella gente lì",
esclama la signora Lucia, 64 anni e buste della spesa in mano. "Han fatto proprio
bene, torno a casa pure io!", si associa Adele, che lavora per la categoria Funzione
pubblica della Cgil. Con loro molti altri bolognesi doc che di antiglobal sembrano avere
ben poco. Nelle prime file c'è perfino qualcuno con l'Unità ben piantata sul
petto, ignaro del fatto che nel pomeriggio Pietro Folena prenderà le parti del presidente
della Camera Casini, contestato assieme a Guazzaloca. E poi ovviamente tutti quelli del Bologna
social forum. Molti, moltissimi con appeso al collo il cartello "Un altro
lutto", che fa rimbalzare la memoria dalla strage del 1980 alla morte di Carlo
Giuliani, neppure quindici giorni fa.
E' proprio contro questo cartello che alla fine della manifestazione punterà il dito lo
stesso Paolo Bolognesi, criticando la valanga di fischi piovuti sulle parole di Guazzaloca
prima e di Casini poi: "Ho visto con i miei occhi che a fischiare contro il palco
erano anche persone con i cartelli del Social forum. Chi ha organizzato una scenata
di questo tipo dimostra tutta la sua insensibilità e porta la responsabilità dello
scempio fatto". Dal canto loro i rappresentanti del Bologna social forum
respingono le accuse: "Mi dispiace che Bolognesi non ci creda - dice Valerio
Monteventi, consigliere comunale di Rifondazione comunista - ma noi siamo usciti dalla
piazza in silenzio, così come avevamo detto". In realtà la colpa della
contestazione non va né al Bsf né ai provocatori tanto citati negli ultimi
giorni.
Era ancora l'agosto del 1980 quando i rappresentanti del governo Cossiga arrivati a
Bologna per il funerale delle 85 vittime della strage furono accolti da un muro di fischi.
Ieri come ventun'anni fa a fischiare contro i rappresentanti delle istituzioni erano
persone di tutti i tipi: dai dipendenti delle Ferrovie con tanto di divisa azzurra e verde
a una signora sulla sessantina che di smettere di urlare "Vergogna vergogna"
sembrava proprio non volerne sapere. Durante l'intervento di Casini, dal drappello di
partigiani dell'Anpi si stacca anche un signore. Si avvicina al palo, urla qualcosa
e poi torna indietro: "Gli ho detto che io il fascismo l'ho visto, che se lo
ricordino".
Mentre i fischi continuano il corteo del Bologna social forum arriva in piazza del
Nettuno. Attorno a loro anche oggi, come il martedì del dopo Genova, c'è una città viva
dove le serrande abbassate sono quelle dei negozi "chiusi per ferie":
"Siamo il principale riferimento del movimento che è nato in tutta Italia -
stigmatizza Valerio Monteventi - i partiti dovrebbero rendersi conto del fatto che questa
mobilitazione esiste e pensarci".
Alla fine della mattinata delle parole di Casini non si ricorda già più nessuno. Eppure
il presidente della Camera ha preso un impegno importante: "Farò il possibile - ha
promesso - affinchè il parlamento giunga a discutere e decida" sulla riforma della
disciplina sul segreto di stato. La proposta di legge presentata dall'associazione dei
familiari delle vittime è uno dei simboli più inquietanti della politica dei governi
italiani sulle stragi: da diciassette anni giace fra i documenti "in attesa di
discussione".
|