Mnaifesto 3 agosto 2001

ARTICOLO
Cattolici cambiati da Genova
FILIPPO GENTILONI

Apochi giorni dalle tristi vicende di Genova il mondo cattolico è imbarazzato. Sia quel mondo che vi aveva partecipato attivamente, sia quello che era stato in disparte, a guardare.
In realtà la partecipazione cattolica allo schieramento antiglobal era stata notevole, al di là delle previsioni. Sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo: giovani impegnati nell'associazionismo e nel volontariato; pacifismo e terzomondismo. Si erano sbilanciate anche autorità importanti, come il cardinale di Genova, Tettamanzi. La "gamba" cattolica è stata una delle più rilevanti dell'intero Genoa social forum. Un contributo che si era concretizzato, pochi giorni prima di Genova, in un "manifesto" firmato da una cinquantina di sigle e associazioni molto importanti. La rivista ufficiale dell'Azione Cattolica Segno nel mondo titolava in prima pagina: "G8: noi siamo qui". E ancora: "Noi siamo qui perché anche noi abbiamo un sogno: non vogliamo più essere i ricchi che guardano ai poveri da aiutare". Cattolici in prima fila, dunque. In nome dei poveri, della pace, della salute del pianeta. Non tutti, ovviamente (dall'altra parte, ad esempio, don Gianni Baget Bozzo), ma molti e ben visibili. In un maniera che non si era mai vista prima di Genova.
Si comprende come l'imbarazzo del dopo Genova sia grande. Imbarazzo, delusione. Sconfitta, come titola Famiglia cristiana, evitando le ambiguità governative. E il cardinale di Firenze, Piovanelli: "Provo vergogna anche per noi cattolici". Riforma, settimanale delle chiese protestanti, si chiede addirittura "Esserci è stato un errore?".
Angelo Panebianco, sul Corriere della sera risponde affermativamente. I cattolici, secondo lui, non devono abbandonare quel terreno delle mediazioni che è loro proprio, quell'abbraccio all'occidente che fa parte integrante della loro storia. Molte, invece, e ben documentate le risposte contrarie: nonostante tutto quello che è successo, abbiamo fatto bene a partecipare. Così un documento firmato da molti sacerdoti di Genova che difendono l'operato del loro cardinale. Così un altro importante documento firmato da tre vescovi, nonché un intervento, accorato ma sereno, del vescovo di Locri-Gerace, Monsignor Bregantini: i "disobbedienti" sono una realtà sterile, ma proporzionata alla prepotenza dei grandi.
In sostanza, i cattolici che si erano impegnati contro "questa" globalizzazione, sono imbarazzati ma non tornano indietro. Imbarazzati, come è logico, sia per le violenze sia e soprattutto per i risultati del G8, giudicati assolutamente insufficienti.
In realtà nella preparazione e nella partecipazione cattolica alle manifestazioni antisummit si era verificato un profondo spostamente di prospettiva. Una novità. Anche se in maniera tacita e quasi implicita. Schematizzando: dal sociale al politico. Al livello sociale, il mondo cattolico già da tempo aveva dimostrato la sua ricchezza ed efficienza. Si pensi a tutte le forme di volontariato, all'associazionismo, all'impegno per le mille forme di povertà, in Italia e soprattutto nel terzo mondo. Una ricchezza che, però, non aveva trovato nessuno sbocco propriamente politico, soprattutto dopo la fine della Dc.
Genova aveva rappresentato una occasione per uscire dalle strettoie dell'impegno soltanto sociale, affrontando il mare aperto della politica, con le sue infinite possibilità, ma anche con i suoi rischi: alleanze incerte, compromessi non sempre del tutto chiari. Infiltrazioni. Proprio come si è visto a Genova.
E ora? Speriamo che le tristi giornate di Genova non riportino in sacrestia quel mondo cattolico che ne era uscito. Che le voci dei vari Baget Bozzo e Panebianco non soffochino quelle dei mille don Ciotti e Padre Zanotelli. Che si mantenga la priorità del problema dei poveri su tutte le altre.
Senza alcun dubbio, la questione dei cattolici presenti a Genova imbarazza anche la gerarchia, spaccata, per così dire, fra la necessità di non sconfessarli e il desiderio di non scontentare il nuovo governo che, come è noto, buona parte della gerarchia cattolica predilige. Le prossime mosse del composito mondo cattolico italiano saranno veramente interessanti. Niente è più come prima.