Il manifesto 1 agosto 2001
Noi per Genova Parla un celerino
"Le violenze alla Bolzaneto sono
cominciate venerdì, con i Gom. "Faccetta nera"? L'ho sentita"
FRANCESCO PATERNO'
Celerino, in forza a uno dei reparti impiegati a Genova nei giorni del
G8, ha prestato servizio anche alla caserma Bolzaneto. Una storia e una cultura molto di
sinistra ("no, non mi sento in contraddizione, come poliziotto penso di dover
difendere le istituzioni democratiche"), un passato di tifoso ultrà di una squadra
di calcio di serie A. Ha accettato di parlare con il manifesto di quei tragici
giorni. Ne conosciamo ovviamente nome e grado.
"Le violenze contro i manifestanti portati alla Bolzaneto - inizia il racconto - sono
cominciate già il venerdì sera. A compierle, sono stati quelli della penitenziaria, i
signori del Gom. Gente presa a calci con estrema violenza e in modo sempre più
scientifico, fino al trasferimento all'interno dove nessuno di noi dei reparti mobili ha
potuto vedere quel che succedeva. Anche se mi risulta che alcuni colleghi, finito il
servizio, si siano uniti a loro nel picchiare. Per picchiare non intendo uno scappellotto,
uno spintone, quello ci può stare. Poi c'è stato il pestaggio della domenica, frutto di
un'operazione collettiva e fatto da personaggi esterni alla truppa dei reparti mobili. Chi
canticchiava ai fermati Pinochet e cose razziste? Sicuramente personaggi esterni alla
caserma, gente che conosce bene quel retroterra di destra estrema. Anche se 'Faccetta
nera' nella suoneria di un telefonino l'avevo già sentita prima".
Sotto accusa, dunque, torna a essere la figura del "personaggio esterno",
riconducibile agli uomini della penitenziaria. Presenti a Genova in una settantina,
provenienti da Roma. Perché loro? "Vengono utilizzati - risponde il nostro
interlocutore - per operazioni delicate. I Gom sono addestrati all'applicazione di tutte
quelle che sono le garanzie di sicurezza legate al trattamento di personaggi sottoposti a
regime di carcere duro. Qui, credo, ci sia stato l'errore: è gente abituata a trattare
mafiosi, e un mafioso picchiato non parla, a differenza di un manifestante politicizzato
che sa di poter contare su referenti politici esterni. I Gom debbono gestire trattamenti
di sicurezza particolari, badando anche a salvaguardare loro stessi. E possono passare da
trattamenti duri ad altro, qualcuno può eccedere di questo regime anche se io ritengo si
tratti esclusivamente di colpe personali. Non ci sono ordini scritti ed è impossibile
rintracciare le responsabilità. Ma a questo punto è tutto un gioco di scaricabarile. A
cominciare dal capo della polizia che è stato messo alle corde". Alla Bolzaneto sono
dunque stati usati i Gom perché davano maggiori "garanzie", se così si può
dire? "Lasciare dei fermati alla furia cieca di quattrocento persone di un reparto
mobile impegnato in piazza ai limiti di una guerra civile è una responsabilità talmente
grande, che avrebbe potuto portare anche a morti in caserma. Così i vertici devono aver
pensato di affidare la gestione di questa cosa a chi ha le competenze. Per identificare,
fermare, picchiare".
Sabato notte, l'incursione dentro le scuole Diaz e Pertini. Perché? "Non so da chi
è partito l'ordine. Di sicuro, lì non c'erano i reparti mobili, ma una settantina di
agenti del 7 raggruppamento di Roma, l'élite, quelli del nucleo antisommossa. Io ho una
personalissima opinione: questa operazione non sarebbe avvenuta con un governo di
centrosinistra, perché non avrebbe mai promosso un'azione che poteva anche essere giusta
ma con significati politici di una rappresaglia. In un'informativa ricevuta dai servizi
segreti, c'era l'annotazione che dentro la Diaz erano nascosti 15 terroristi di livello
internazionale. E invece è stata portata via dentro i sacchi a pelo gente
sanguinante". E' stata rappresaglia anche domenica dentro la Bolzaneto, con i fermati
picchiati e maltrattati per ore? "Chiamiamola così - continua il nostro
interlocutore -certo c'è stata un'esacerbazione degli animi portata avanti due giorni, la
violenza era nell'aria anche se il vertice era finito, c'erano ancora voci che si
rincorrevano da una parta all'altra della città che trasformavano per esempio un
carabiniere ferito a un occhio in un carabiniere morto".
Questo è il dopo. E prima, come siete state preparati? "Ci hanno detto: per il G8,
preparatevi alla guerra. In piazza, c'è chi aveva avuto la brillante idea di comunicare
attraverso la posizione dei manganelli, i manifestanti hanno risposto provando ad
accecarci con il sole riflesso negli specchietti per coprire, per esempio, un lancio di
sassi. Prima che cominciasse il G8, la stragrande maggioranza dei poliziotti diceva che
quando i manifestanti sarebbero arrivati, anzi, quando le zecche o i comunisti sarebbero
arrivati, ci avrebbero massacrati. No, non lo si diceva per paura, ma per i numeri che
sentivamo, centomila, duecentomila persone. Noi siamo consapevoli del nostro ruolo e della
nostra preparazione, che ritengo adeguata anche se le dotazioni aggiuntive per Genova
alcuni reparti non le hanno avute. Si tratta di protezioni rigide per il corpo, corpetti
tipo quelli indossati dai giocatori di hochey su ghiaccio, solo i carabinieri le hanno
avute tutti. Ci alleniamo ogni domenica allo stadio contro i tifosi violenti, sono tutte
situazioni gestibili, mentre a Genova si è rasentato la guerra civile. Ma il clima
generale non era 'li andiamo a massacrare', non c'era questa volontà. C'era la volontà
di portare la pelle in salvo. Da molto tempo arrivavano informative dei servizi segreti
che parlavano di possibili attentati nella città e di possibile uso da parte di alcuni
centri sociali più estremi e di frange dell'anarchia nera di mezzi tipo acido muriatico o
sangue infetto. Per persone che vanno dai 20 ai 30 anni, sapere di scendere in piazza in
questo clima non per difendere il paese da chissà che ma per fare un lavoro che finisce
giornalmente, un lavoro come un altro, è dura. Bisogna sapere che ci si arruola in
polizia ancora soprattutto dal sud, perché bisogna fare i conti con una disoccupazione ai
massimi livelli. Un celerino di base guadagna come un poliziotto, 1.864.000 lire al mese,
poi ci sono competenze e indennità. In un mese di particolare lavoro si possono sfiorare
i 3 milioni".
Che tipo di cultura c'è dentro i vostri reparti? "La base ha una cultura di destra,
una cultura militare. Alla Bolzaneto ci sono simpatizzanti di Forza Nuova, si vede in giro
qualche svastica. Ma nella celere non si va per vocazione, è il settore operaio della
polizia di stato. E' una scelta di prima destinazione, per chi esce dalle scuole e non ha
calci per finire da qualche altra parte. Magari qualcuno chiede di andare in sedi
particolari, lì c'è un reparto mobile e così ti ritrovi nella celere e sei stato pure
accontentato. C'è cultura della violenza, a molti piace l'idea di picchiare. Il livello
di cultura è medio basso anche tra gli ufficiali, tutti di destra. E si sentono discorsi
che rasentano il limite dell'incostituzionalità, di sfiducia estrema nelle istituzioni
democratiche. La violenza nasce da questo retroterra".
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