Manifesto 25 luglio 2001 Centomila
nella notte di Milano
LUCA FAZIO - MILANO
Un'assemblea. In piazza Duomo. E' nata così a Milano una delle più
straordinarie manifestazioni che questa città abbia mai saputo esprimere. Quasi non ci
sono termini di paragone e se la memoria corre in fretta alla memorabile giornata del 25
aprile 1994 - sì, c'era ancora lui - allora non si può non rimarcare almeno una
sostanziale differenza. Ieri sera, un'appiccicosa sera di fine luglio, dopo lo
straordinario corteo di lunedì, Milano non ha nemmeno avuto il tempo di organizzare
alcunchè. Una grande sorpresa.
La città, tutta, si è precipitata in Duomo, come avevano detto gli amici, le telefonate,
i pochi giornali che hanno dato spazio all'appuntamento, Radiopopolare. A far che? Poco
importava. Un'assemblea, qualcuno parlerà, chissà, "forse faranno vedere i filmati
di quello che a Genova ha combinato la polizia". L'importante era esserci, d'istinto,
ragionare avevano già ragionato tutti in queste drammatiche giornate, esserci anche da
soli, senza troppe bandiere, qualcuno con le lacrime agli occhi e tutti con una rabbia mai
vista. Il Genoa social forum aveva chiamato la città a dare una risposta contro le
violenze della polizia. Punto e basta. Su quello che è accaduto ieri a Milano, chi
vorrà, saprà trarne le conseguenze. Resta il fatto che veder sfilare un corteo così, a
passo veloce, quasi una corsa per un tempo interminabile, sembrava proprio che il governo
Berlusconi non avrebbe potuto ottenere un risultato peggiore. Agnoletto aveva detto
"abbiamo vinto", e ieri Milano gli ha dato ragione.
Alle 10 di sera la piazza non contiene più nessuno. Gli occhi più allenati abbozzano
cifre, è ragionevole pensare che in quel momento ci sono già 100 mila persone. Saranno
ancora di più. Si chiacchiera a gruppi, non c'è palco, laggiù in fondo solo un furgone
ribadisce ciò che tutti sanno, piantato in testa come un chiodo fisso, impossibile da
scardinare.
Improvvisamente la piazza non basta. Parte un corteo, improvvisato, ma che ha bene in
testa dove andare e cosa fare. Prima una puntata veloce verso palazzo Marino, la casa del
sindaco Albertini che per primo ha voluto benedire il "lavoro ben fatto" del
governo Berlusconi. Poi in prefettura. Non è un corteo qualsiasi. E' la prima volta che
100 mila persone decidono di andare senza chiedere permessi a nessuno, senza incontrare
per chilometri la sagoma di una divisa. Neppure un vigile, anzi uno solo, che osa mettersi
di traverso ma soltanto per favorire la curva che strozza la fiumana proprio a ridosso
della prefettura. Ci sono arrivate 100 mila persone che con un gesto imprevedibile si sono
riprese la città e la libertà di gridare. Mai visto prima. Ognuno che dice quello che
vuole. Non è solo un grido disperato, è come un altolà - un "noi siamo qui e non
siamo mai stati così bene" - a chi per tre giorni ha fatto le prove generali di un
qualcosa che solo una settimana fa era argomento da libri di storia. Il Cile. Il 25 aprile
1994 si aveva paura che qualcosa potesse succedere, ieri sera Milano ha reagito così
perché qualcosa è già successo.
E dispiace per chi, a sinistra, si è perso l'appuntamento con questa piazza, dispiace per
chi forse ancora non capirà che a Milano ieri sera non c'erano 100 mila persone che
andavano dietro a qualcuno. Andavano dove volevano. Certamente per gridare
"assassini" e "vergogna", una rabbia però felice, perché è stata
una di quelle serate che non si dimenticano più: la manifestazione del 24 luglio 2001.
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