Corriere della sera 26 luglio 2001
IL DEPUTATO STROEBELE

«Chiederemo a Bruxelles una commissione d’inchiesta»

A Genova l’esponente verde di Berlino: ho visto troppi ragazzi con la testa rotta

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - «Ho visto ragazzi con la testa spaccata e la paura ancora negli occhi. Ho sentito racconti da brividi. Faremo pressione sul Parlamento tedesco perché chieda una commissione internazionale d’inchiesta sui fatti di Genova. E porteremo questa proposta anche al Parlamento europeo».
Chi parla è Hans-Christian Stroebele, 62 anni, deputato tedesco dei Verdi che, a Berlino, sono nella coalizione di governo. Ieri è arrivato a Genova per «verificare le condizioni dei nostri connazionali coinvolti nelle vicende del G8». Ha visitato i 9 feriti tedeschi ricoverati negli ospedali genovesi Galliera e San Martino e ha cominciato una ricognizione, che terminerà oggi, nelle 5 carceri in cui risultano reclusi 49 suoi connazionali. È scosso. Ogni volta che finisce di parlare con uno dei ragazzi scuote la testa e guarda i suoi compagni di viaggio, Utta Mayerschalburg, console generale tedesco di Milano, e Annelie Buntenbach, del ministero per gli Affari stranieri.
Ha avuto difficoltà a mettersi in contatto con i tedeschi ricoverati e piantonati in ospedale?
«Ho dovuto chiedere aiuto al nostro consolato per avere un permesso speciale e parlare con i ragazzi, perché le autorità italiane non hanno riconosciuto il mio ruolo di parlamentare».
C’è un filo conduttore comune nei racconti di feriti e arrestati?
«Sì, parlano tutti di aggressione da parte delle forze dell’ordine. Abbiamo raccolto storie di ragazzi diversi fra loro, persone che non si conoscono l’un l’altra o che non erano nello stesso angolo quando sono state fermate o quando sono rimaste ferite. Tutti danno la stessa versione, soprattutto sul blitz nella scuola. Credo che questo provi che dicono la verità».
Qual è la versione sulla perquisizione nella scuola Diaz?
«Dalla nostra ricostruzione risulta che i manifestanti accampati a scuola dormivano quasi tutti quando la polizia ha fatto irruzione. Sulle prime, quand’erano fuori, pare che gli agenti fossero abbastanza tranquilli. Poi, una volta dentro, c’è stata la carica. Molti sono stati sorpresi nel sonno dalle manganellate. Altri le hanno prese da seduti, con le mani alzate. Ed è stato peggio per chi ha tentato di difendersi, anche solo a parole. Ancora oggi due ragazzi sono ricoverati in condizioni gravi. Uno ha sangue nei polmoni per le botte prese sul torace e fatica a respirare. Un altro è stato colpito così violentemente alla testa che ci sono volute tre ore di intervento chirurgico e 24 ore in rianimazione prima di sciogliere la prognosi».
Come saranno utilizzate le testimonianze raccolte?
«Ne faremo un caso internazionale. Quel che è successo non costituisce una questione interna italiana. Faremo tutte le pressioni necessarie perché si istituisca una commissione speciale, internazionale e indipendente, che faccia delle verifiche. Cem Özdemir, il nostro portavoce per la politica interna, ha già presentato la proposta in Germania. E la stessa cosa faremo al Parlamento europeo. Dev’essere chiarito ogni particolare sugli scontri di Genova».
Che cosa chiedono i suoi connazionali arrestati?
«Molti mi hanno pregato di mettermi in contatto con le famiglie perché a casa risultano scomparsi. Poi chiedono di dimostrare la verità, di osservare foto, filmati e sentire i racconti di chi può ricostruire com’è andata. Girando nelle carceri andrò a trovare anche Kirsten Wagenschein, la giornalista tedesca arrestata nella scuola Diaz. Anche lei, fino a poche ore fa, era una persona scomparsa».
Giusi Fasano