La Stampa
Martedì 31 Luglio 2001

DAL VINO AL METANOLO AL NONNISMO, AI TERREMOTI E AI PROSCIUTTI: PER TUTTO C’E’ STATA UNA «INDAGINE CONOSCITIVA»
Tante «commissioni» che hanno indagato così poco
Mario Sensini
ROMA VINO al metanolo, pesce al mercurio, cessione della flotta Lauro, caporalato, nonnismo nelle caserme, il sistema finanziario americano, la telematica. Neanche i terremoti e i prosciutti sono sfuggiti alle indagini conoscitive varate dal Parlamento italiano, finora praticamente mai negate a chiunque le abbia proposte. Dell’indagine conoscitiva finirà probabilmente per accontentarsi anche l’opposizione di centro sinistra, che avrebbe invece voluto scandagliare i fatti di Genova con i poteri dell’autorità giudiziaria attribuiti alle più incisive commissioni di inchiesta parlamentare.
In comune, rispetto a queste, le indagine conoscitive hanno poco o nulla, salvo forse il fatto che entrambe usualmente traggono origine da qualche fatto di cronaca, cioè da spunti di forte emotività, e che entrambe, tranne rarissime eccezioni, portano a magre conclusioni, quasi sempre frutto di un compromesso politico. Perchè inevitabilmente, sul testo del documento conclusivo e dopo mesi di interrogatori minuziosi e di analisi in controluce dei documenti, la politica si riappropria della sua scienza e finisce per mercanteggiare.
Le commissioni di inchiesta, che possono essere anche bicamerali (ma sempre rispecchiando nella loro composizione il peso dei gruppi politici) devono essere istituite per legge dalle Camere e riguardano argomenti di pubblico interesse. I poteri della commissione di inchiesta sono equiparati a quelli dell’autorità giudiziaria: possono essere acquisiti documenti, testimonianze, copie di atti che riguardano anche le istruttorie degli organi inquirenti. L’indagine, invece, nasce da un accordo tra una specifica commissione parlamentare che vuole approfondire materie di propria competenza ed il presidente di quel ramo del Parlamento. Non serve a far luce su fatti di interesse pubblico, ma più modestamente ad acquisire notizie, informazioni ed elementi utili per le attività della Camera o del Senato.
Le commissioni di inchiesta, insomma, conquistano i titoli sulla prima pagina dei giornali che le indagini conoscitive non sono mai riuscite a guadagnare. Le inchieste parlamentari su Telekom Serbia (bicamerale), Tangentopoli e il dossier Mitrokhin, sebbene non siano state ancora approvate dai due rami del Parlamento, fanno già parlare anche troppo. Delle due indagini conoscitive già avviate in questa legislatura, invece, nessuno o quasi si è accorto. E non è che l’indagine sul passaggio dalla lira all’euro della commissione Bilancio della Camera, e quella sulla strategia per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto della commissione Ambiente, siano poco importanti.
Vedremo se le violenze di Genova durante il G8 riusciranno almeno a rivalutare lo strumento dell’indagine conoscitiva, ridotta a quel poco che rappresenta anche dall’uso indiscriminato che se n’è fatto in passato. Le uniche indagini degne di memoria sono state quelle sul caso Eni-Petronim, che non giunse comunque a nulla, e quella lunghissima sulla Consob, che invece determinò una profonda riforma della Commissione di controllo sulla Borsa, minata dagli scandali.
Le altre non hanno lasciato davvero nessuna traccia nelle cronache. L’unico loro evidente segno di presenza lo si riscontra nell’archivio al piano terra della Camera dei Deputati. Enormi libri bianchi e impolverati che narrano della meccanizzazione del servizio postale, del mercato degli idrocarburi, dell’economia marittima, della benzina senza piombo, dei prosciutti, della flotta Lauro. E di tanti problemi ancora irrisolti, come l’indagine sulla riforma della contabilità dello stato istituita nel 1981, quella sulla riforma della Rc Auto dell’83, quella sullo sviluppo dei mercati finanziari dell’84. Di molte di quelle indagini si ricordano solo i lunghissimi e ripetuti viaggi "conoscitivi" fatti all’estero dai deputati e dai senatori della Repubblica.