Manifesto 31 luglio 2001Oggi il rapporto al Viminale Il Csm indaga sui pestaggi
Non è arrivato ieri, arriverà oggi. Il rapporto conclusivo dei tre
ispettori inviati a Genova dal capo della polizia Gianni De Gennaro sarà pronto questa
mattina e in giornata, fa sapere il Viminale, giungerà nelle mani del ministro Claudio
Scajola. Ieri sera, a conclusione della loro missione lampo nel capoluogo ligure, i tre
super-poliziotti erano attesi a Roma.
Il compito più difficile spetta a Giuseppe Micalizio, ex numero due della Dia. E' lui,
infatti, ad occuparsi del blitz della notte di sabato 21alle scuole Diaz/Pertini,
presentato come una perquisizione e finito con i manifestanti in barella, sangue sui
pavimenti e sui muri e 93 fermi giudicati poi illegali - tutti tranne uno - dai magistrati
dell'ufficio del Gip. Se il procuratore aggiunto di Genova, titolare dell'inchiesta
penale, ha fatto sapere che l'identificazione degli agenti responsabili di abusi sarà
difficile, forse impossibile, perché gli uomini intervenuti indossavano caschi e
fazzoletti, l'indagine interna del Viminale non ha gli stessi limiti: i funzionari che
hanno impartito ordini illegittimi rischiano grosso, e tra loro ci sono anche pezzi da
novanta come il capo dell'antiterrorismo La Barbera e il responsabile dello Sco Gratteri,
entrambi presenti al momento dell'irruzione nel centro stampa del Genoa social forum. Se
poi dal rapporto emergessero risvolti penali, gli atti verrebbero trasmessi alla procura
genovese.
Gli altri due ispettori di De Gennaro, Salvatore Montanaro e Lorenzo Cernetig, hanno
indagato rispettivamente sulle presunte violenze nei confronti degli arrestati, in
particolare nella caserma di polizia di Bolzaneto, e sulla direzione dei servizi di ordine
pubblico durante le manifestazioni del 20 e del 21 luglio nelle strade di Genova. Anche
dalle lori relazioni, se emergeranno responsabilità amministrative, potranno scaturire
provvedimeenti disciplinari.
Nel frattempo il Consiglio superiore della magistratura ha aperto un altro, diverso
fascicolo. L'iniziativa è partita dal professor Eligio Resta, componente laico (Verdi)
del Csm, secondo il quale la procura genovese avrebbe violato i diritti degli avvocati
impedendo loro di incontrare gli assistiti in stato di arresto. Il procuratore capo di
Genova Francesco Meloni si è difeso affermando che la dilazione dei colloqui è stata
motivata da ragioni logistiche.
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