La Stampa 28 luglio 2001
Sabato 28 Luglio 2001
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La conta dei dispersi
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Jacopo Iacoboni
IN Cile li chiamerebbero «desaparecidos». In Italia, secondo due punti di vista
differenti, «dispersi» oppure «gente che se nè andata al mare». Di certo un
pugno di ragazzi e ragazze manca ancora allappello post G8. Il punto è: quanti? E
perché? Per il portavoce del Gsf, Vittorio Agnoletto, sarebbero diciotto. Ma al pool di
avvocati del Social Forum circola una lista con almeno cinquanta nomi, di cui venti
italiani. Dove sta la verità? La maggioranza dovrà rispondere a uninterrogazione
parlamentare firmata da Nichi Vendola e Graziella Mascia: i due deputati di Rifondazione
chiedono se esistono «cadaveri non identificati» oppure persone «ferite o in coma», e
comunque impossibilitate, dopo le botte, «a declinare le generalità». In attesa di dati
certi si può prendere telefono e calcolatrice e provare a capire se siamo davanti a una
nuova leggenda metropolitana o allinizio di un ennesimo caso allitaliana.
Sostiene il portavoce del Genoa Social Forum, Vittorio Agnoletto, che i manifestanti di
cui sè persa ogni traccia sono diciotto, «anche se questo numero è assolutamente
provvisorio». La maggior parte è straniera. Nessuno di loro risulta negli elenchi degli
arrestati o dei ricoverati in ospedale. Lufficio legale del Gsf giura che sta
facendo di tutto per «prendersene cura», come da vecchio slogan. Mettendo nel conto,
come ammette il medico della Lila, di doversi occupare anche di altri «giottini»: la
cifra dei «missing» sale (e scende) di ora in ora.
In effetti, basta chiamare il numero attivato dal pool di avvocati organizzato nel
capoluogo ligure dal Gsf per intuire almeno una cosa: il drappello di gente che non si sa
dove sia finita potrebbe essere più che un drappello. Quasi una truppa. Sono le 18,25 del
pomeriggio, la linea telefonica di «pronto soccorso» sta per chiudere e uno dei
«compagni» che assistono gli assistenti (legali) si fa giurare lanonimato prima di
confidare: «A questora ho sotto mano una lista di cinquanta persone che non
figurano né arrestate né iscritte nei registri dospedale che ci sono arrivati».
È vero, riconosce, che molti di quei registri non vengono comunicati. E dalle carceri le
notizie vengono a dir poco centellinate: anche ieri gli avvocati del Gsf lamentavano la
difficoltà nel ricostruire un quadro unitario. «Eppure, nonostante il lavoro certosino
che stiamo facendo, certe persone risultano proprio introvabili».
Dei cinquanta della lista, una ventina sarebbero italiani. Gli altri soprattutto europei,
più qualche americano e canadese. «Leggo così, al volo: Germania, Germania, Francia,
Germania, Gran Bretagna, Belgio, Polonia, Gran Bretagna... Poi avremmo unaltra
lista, anche questa di una cinquantina di persone che dormivano allo stadio Carlini: ma
questi li stiamo trovando quasi tutti». Insomma, «il novantanove per cento» dei
cinquanta del Carlini non sarebbero veri missing.
E allora, ricapitolando: Agnoletto dice diciotto. Il pool legale del Gsf ha davanti
cinquanta nomi, di cui venti italiani e il resto per lo più europei. Tra laltro
dire che gli avvocati stanno zitti è dire poco: solo Riccardo Lertoro spiega cortesemente
che «la situazione è ingarbugliata, e numeri non vogliamo darne». Perfino la
rifondatrice Graziella Mascia, cofirmataria dellinterrogazione parlamentare, dice di
«non avere notizie certe».
È possibile almeno avere lelenco su cui lavorano gli avvocati del Gsf? «No, hanno
vietato di diffonderlo fino a quando non sarà tutto chiaro». Già, sarà mai tutto
chiaro?
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