Manifesto 26 luglio 2001

DOPO GENOVA
Chi è contento e chi no
SUSAN GEORGE

Siete contenti, Otto grandi della terra? Contenti di riunirvi in questi luoghi principeschi e in queste città svuotate dei loro abitanti, contenti dei vostri fasti e della vostra sicurezza che tanto costano ai comuni cittadini? Contenti delle vostre politiche neo-liberali, catastrofiche, imposte in tutta impunità per conto delle imprese trasnazionali e dei mercati finanziari? Contenti di esacerbare ogni volta che vi incontrate le ingiustizie più flagranti del pianeta? Di annunciare come un progresso straordinario questo miserabile fondo per la salute che corrisponde ad appena un decimo di quello che il povero Kofi Annan ha chiesto il mese scorso solo per la lotta all'Aids? Di offrirci lo spettacolo dei vostri otto vestiti impeccabili e del vostro gesticolare tautologico, perché l'unico obiettivo delle vostre riunioni consiste ormai nel riaffermare che siete voi effettivamente gli otto grandi della Terra? Siete contenti, voi della polizia? Di aver infine ucciso un manifestante? Non c'eravate riusciti a Göteberg, ma adesso finalmente sì. Grande spettacolo a Genova: un omicidio legale. E che questo serva da lezione per tutti gli altri, piccole carogne. I lacrimogeni, gli idranti sono per i poveri di spirito, solo le pallottole sono reali. Sangue per terra. Corpi schiacciati. Un bel lavoro, davvero. Siete contenti di aver invaso, domenica all'alba, il Media centre alternativo, distruggendo i computer, confiscando le cassette e mangannellando le persone che dormivano, in modo che non restasse alcuna traccia delle vostre turpitudini? Ottimo lavoro.
Siete contenti, voi manifestanti? Non la stragrande maggioranza del Genoa Social Forum. So che voi siete sconvolti e in parte feriti. Non i Black, che erano in realtà sbirri travestiti. Ma voi, i veri Black, che non avete partecipato a nessuna delle riunioni preparatorie degli ultimi mesi, che non fate parte di nessuna delle 700 organizzazioni italiane responsabili e ben determinate a praticare la non-violenza attiva. Siete contenti delle vostre azioni unilaterali, anti-democratiche; di esservi mescolati appositamente ai manifestanti pacifici che sono poi stati colpiti coi lacrimogeni e i manganelli; di aver risposto alle prevedibili e previste provocazioni della polizia, di aver voluto e cercato voi stessi le loro reazioni cruente? Siete contenti che abbiamo infine il nostro martire? Si chiamava Carlo Giuliani. Aveva 23 anni e andava a questa manifestazione con le proprie convinzioni, e tanto basta. Queste convinzioni non sono le nostre, ma protesteremo contro la sua esecuzione, pace all'anima sua.
Ciò non toglie che il movimento per una diversa globalizzazione è ora in pericolo. O riusciamo a mostrare i maneggi della polizia e ad impedire gli eccessi di alcuni, oppure manderemo in frantumi la più grande speranza politica di questi ultimi decenni. Di chiunque siano le responsabilità - e in gran parte esse sono della polizia e degli Otto grandi -, questo movimento ampio, potente, internazionale e inarrestabile come l'alta marea, questo movimento dei popoli uniti e solidali di cui abbiamo sognato non potrà più portare avanti la sua lotta come prima. Non potrà più accettare che tutti facciano quello che meglio credono. E' morto un uomo. Senza la garanzia di manifestazioni pacifiche, i grandi sindacati ufficiali non si uniranno mai a noi, a poco a poco la base si allontanerà, l'unità di adesso, trans-nazionale e trans-generazionale, si sbriciolerà. Noi, la stragrande maggioranza di manifestanti pacifici che avanziamo proposte, serie e realizzabili, che pensiamo che un altro mondo è possibile, dovremo assumerci le nostre responsabilità. Di fronte all'escalation della violenza di stato, come è possibile fare appello ad azioni dirette senza mettere in pericolo i nostri militanti? Una cosa è certa: non rinunceremo alla nostra lotta contro le immense ingiustizie della globalizzazione, ma dovremo ormai trovare nuove vie democratiche per portarla avanti. 2500 anni fa, il grande stratega cinese Sun Tzu ha detto: "non fare quello che hai voglia di fare. Fa' quello che il tuo avversario non vuole che tu faccia". Oggi, i nostri avversari devono essere contenti. Io, sconvolta da quanto è accaduto a Genova, cerco di non cedere alla disperazione.