Manifesto 24 luglio 2001 STAMPA
L'intero contesto
FRANCO CARLINI
Un ragazzo, Carlo Giuliani, solleva un estintore per lanciarlo contro la
camionetta della polizia. Una mano si sporge dal vetro posteriore già rotto, impugnando
una pistola. Le informazioni in apparenza ci sono tutte e quello che avverrà dopo, lo
sparo e la morte, sono già scritti in quel fotogramma. Ma attenzione: da che esiste la
tecnologia fotografica esiste, tutti noi ci siamo abituati all'idea che quelle immagini
siano un fatto di realtà: in un istante anteriore, infatti, la luce proveniente dagli
oggetti del mondo reale, ha colpito la pellicola sensibile, impressionandola per sempre e
congelando un passato reale a beneficio degli osservatori successivi.
Tutto vero, ma solo fino a un certo punto. I bit di informazione ci sono tutti, ma essi
diventano leggibili non solo in virtù di una percezione visiva, ma anche e soprattutto
grazie al contesto in cui sono inseriti. Il primo contesto è spaziale: infatti basta
allargare il campo e si vede che il tutto avviene con l'auto bloccata contro un cassonetto
e aggredita da altri manifestanti, con un'asse di legno. Da questo contesto sono derivate
le interessate interpretazioni del ministro, dei comandi e di alcuni commentatori. La
lettura dunque diventa questa: i carabinieri che volevano riportare l'ordine sono stati
assaliti e il giovane poliziotto ha sparato per legittima difesa in uno stato di
comprensibile panico.
Da qui le severe parole di un commentatore come Piero Ostellino che, sul Corriere della
Sera scrive: "Carlo Giuliani non "manifestava il suo dissenso", come è
stato impropriamente scritto. Stava cercando, con altri, di aggredire un
carabiniere".
Ostellino tuttavia trascura l'altra dimensione del contesto, quello temporale. Se avesse
letto il suo giornale con più attenzione, avrebbe potuto apprendere per esempio che:
1. Lunedì scorso davanti a Buckingam Palace, George W. Bush è stato accolto da cartelli
e grida di dissenso e protesta. Non si è offeso né lui né la regina, essendo normale
che in uno stato democratico i governanti siano esposti alle voci contrarie. Non è
intervenuta la polizia né le camionette.
2. Che il dovere istituzionale dei governanti è proteggere la libertà di espressione,
anche quando sgradita. Non si tratta di una concessione regale, ma di un fondamento della
democrazia. Tali erano le parole, a posteriori bugiarde, del ministro Scajola.
3. Che quel giorno, pochi minuti prima, caroselli pericolosi per sé e per gli altri erano
stati attivati proprio contro il pezzo di corteo che si sapeva non belligerante e
programmaticamente non violento. Chiunque era lì ha visto che la
"disobbedienza" alle direttive dello stesso ministro era praticata dagli uomini
in divisa e che si configurava come aggressione morale (a un diritto) e fisica
(all'incolumità delle persone).
4. Che prima dell'intervento dei reparti motorizzati dei carabinieri, la polizia di Stato
aveva dimostrato ben altro acume e capacità professionale quantomeno nel contenere e
nell'allontanare i gruppi violenti.
Il contesto allora forse è un po' diverso, caro Ostellino, e le sue sagge parole
("L'intolleranza nei confronti della violenza è la sola eccezione, in democrazia,
che la cultura liberale consente allo spirito di tolleranza che sempre dovrebbe ispirare
la convivenza civile") vanno pienamente accolte: è esattamente quello che abbiamo
fatto a Genova, nei confronti dei violenti neri come nei confronti dei violenti in divisa.
Il contesto ci suggerisce che forse Carlo Giuliani stava esercitando proprio la sua
giovanile intolleranza contro la violenza degli apparati. Essa peraltro non è certo nuova
nella storia e contro di essa gli spiriti liberi e liberali si sono sempre indignati.
Anche lei, mi auguro, che pure oggi è tanto responsabile nell'attendere gli accertamenti
quanto deciso e incauto nel giudicare frettolosamente quel ragazzo.
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