Manifesto 27 luglio 2001

 

Un movimento in crescita
TERRATERRA di MARINA FORTI


Fino alla settimana scorsa erano temi che mobilitavano organizzazioni non governative (Ong) per lo sviluppo, botteghe del commercio equo, parrocchie "impegnate", reti ambientaliste. Ormai anche in Italia questioni come il debito del terzomondo, la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, i brevetti e il prezzo dei farmaci, l'impatto ambientale delle grandi dighe o il ruolo della Banca mondiale sono diventati i temi che mobilitano un movimento più ampio. E' uno degli effetti del G8 di Genova, con il Public Forum alternativo e le due o trecentomila persone che sabato scorso hanno voluto sfilare nella città blindata - nonostante le violenze del giorno prima e la morte di Carlo Giuliani. "In Italia è la prima volta che vediamo queste tematiche allargarsi a un'opinione più ampia. E' anche la prima volta che c'è una fusione con movimenti stranieri, almeno europei - con il Sud i contatti restano più rari", commenta Francesco Martone: senatore, eletto come indipendente con i Verdi, Martone prima coordinava la Campagna per la riforma della Banca mondiale, gruppo italiano di una di quelle reti internazionali che da un decennio o più tengono il fiato sul collo alle istituzioni finanziarie come la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale, denunciando i disastri ambientali e umani causati dai progetti che queste finanziano -vedi l'oleodotto Ciad-Camerun circondato da repressione politica, corruzione e distruzione ambientale, o la diga di Ilisu in Turchia che finalmente obbliga a puntare i riflettori sulle agenzie di credito all'export come la italiana Sace. Certo, "attorno a questioni condivise restano analisi diverse. Ad esempio Attac, l'organizzazione che rivendica la Tobin Tax, rivendica la pura e semplice chiusura della Banca Mondiale e del Fondo monetario - che considera strumenti della dominazione imperialista. Altri parlano di riformare e condizionare quelle istituzioni. Ma è condivisa la questione di fondo, ovvero che queste istituzioni, con le loro ricette di aggiustamento strutturale, sono lo strumento del dominio economico del Nord".
In questo senso, il G8 non ha cambiato lo status quo, nota Martone: parlano di povertà ma non è scalfita l'equazione tra crescita economica e sviluppo; "anzi parlano di rafforzare la partnership pubblico-privato, che significa incentivare gli investimenti privati. La strategia dei piani d'aggiustamento strutturale resta invariata, e vogliono privatizzare servizi come la scuola e la sanità. Nulla sulle energie rinnovabili o sul debito. La riforma delle agenzie di credito all'export è rinviata. Parlano di biotecnologie come soluzione alla fame nel mondo, ma non citano il criterio precauzionale. Si sono limitati a varare il Trust Fund per finanziare i farmaci per l'Aids, la malaria o la Tbc nel terzo mondo: con appena 1,5 miliardi di dollari: briciole".
Questo nuovo movimento ha ora un nuovo appuntamento il 10 novembre a Roma: quel giorno si sarà concluso presso la Fao il vertice mondiale sulla "sicurezza alimentare", mentre comincerà a Qatar un vertice dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), che dopo l'esperienza di Seattle nel dicembre 1999 ha scelto un luogo irraggiungibile per evitare contestazioni. Secondo Martone, "vedremo allora se questo movimento sarà in grado di proporre alternative. E se chi verrà a manifestare a Roma sarà capace di saldarsi alle Ong per lo sviluppo: il controsummit alla Fao è convocato già da tempo, un'esperienza ormai rodata a cui partecipano organizzazioni contadine del Nord e del Sud del mondo". E viceversa: alcune Ong sembrano un po' spiazzate dalla discesa in campo di questo movimento così politico - e dalla violenza della polizia. Fattostà che a Genova faceva una buffa impressione, la mattina dopo che un carabiniere aveva ucciso un giovane manifestante, un forum sul debito estero seguire imperterrito il suo ordine di lavori... "E' vero, è un problema che si profila. Ci sono Ong che si vedono come 'tecnici' della critica alla Banca mondiale o al G8, persone che da vent'anni fanno un lavoro certosino di analisi dei meccanismi di dominio economico. Ma bisogna che i tecnici non abbiano paura di contaminarsi. Devono parlare non da esperti, ma da soggetti politici: l'oggetto è la critica della globalizzazione economica".