Manifesto 26 luglio 2001

I cronisti "neri" di Genova
ROMA La Fnsi, sulle violazioni alla libertà d'informazione al G8, accusa: 16 giornalisti feriti, grave devastazione del media center del Gsf, pettorine "clonate" dalla polizia
ANGELO MASTRANDREA - ROMA

Con sedici giornalisti regolarmente accreditati, dunque con tanto di pettorina gialla che ne consentiva il riconoscimento, e altrettanto regolarmente malmenati e finiti in ospedale, era inevitabile che un incontro alla Federazione nazionale della stampa si trasformasse in un dibattito sulle giornate di Genova. Anche se l'occasione era la presentazione, ieri mattina a Roma, di un "Libro bianco sul lavoro nero" nelle redazioni. L'unico a non averlo capito, almeno a stare al tono delle dichiarazioni, e nonostante le testimonianze dirette portate da alcuni giornalisti, è stato il ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri. Arrivato in ritardo, il ministro si è perso le denunce del segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi e del presidente dell'associazione della stampa genovese Marcello Zinola ("C'è stata una limitazione della democrazia per tutti, non solo per i giornalisti"). E sui fatti di Genova si è limitato a dire che "fare informazione in quelle condizioni è rischioso", e dunque va da sé che si può rimediare anche qualche manganellata o magari finire in ospedale o addirittura in carcere, come è capitato a un cronista del Resto del carlino.
Ad attaccare duramente il governo era stato, poco prima, il responsabile per le comunicazioni dei Ds Beppe Giulietti, che aveva chiesto una "par condicio delle parole e delle responsabilità". Cioé, "non si può urlare per anni che in Italia c'è un regime e poi sospendere i diritti costituzionali per una notte". E ancora, "non si possono liberalizzare le reti e militarizzarne i contenuti", ed "essere garantisti a giorni alterni". Anche perché tra le fila della maggioranza vi sono personaggi con pendenze penali molto più gravi di quelle di qualche manifestante antiG8. Giulietti ha poi difeso il portavoce del Genoa social forum Vittorio Agnoletto, che "ha la fedina penale più pulita rispetto ad altri" che lo accusano. Dunque, l'esponente dell'opposizione ha chiesto l'istituzione di un "comitato per la trasparenza", soprattutto per sapere cosa è accaduto sabato notte all'interno del media center del Gsf.
Ma, a voler capire cosa è accaduto quella notte (ma anche durante gli scontri) è anche, e soprattutto, il sindacato dei giornalisti. Tanto che Serventi Longhi si è attirato le critiche dell'informazione di destra per la sua partecipazione ("a titolo personale", precisa) al corteo promosso dal Gsf l'altro ieri a Roma. D'altronde, non sarà mica un caso se alla federazione stanno arrivando proteste da parte di giornalisti di ogni parte del mondo. Altri motivi di irritazione per il segretario della Fnsi, quei poliziotti con le pettorine gialle "clonate" ("avevamo avuto una richiesta ufficiale dai comandanti di polizia e carabinieri, ma abbiamo risposto di no perché ognuno deve fare il proprio mestiere") e quella richiesta che i giornalisti potessero liberamente circolare all'interno della zona rossa e di quella gialla, inoltrata al ministro dell'interno Claudio Scajola, e che non ha ricevuto alcuna risposta. E così, i video circolati nonostante i sequestri al media center del Gsf mostrano un poliziotto "in giallo" che estrae una pistola, in barba a ogni divieto. Conclusione: per una settimana, oltre a un bel po' di altri diritti, è stato limitato in maniera decisa il diritto all'informazione. Nel complesso, comunque, secondo Serventi Longhi spesso "i giornalisti inviati a Genova sono stati migliori delle testate per cui scrivono" (sarà un caso se dal sito del Corriere della sera, solo per fare un esempio, sono spariti gli unici articoli critici nei confronti dell'operato della polizia, uno dei quali scritto da una cronista malmenata?)
Ma se qualcuno pensa che l'elenco delle violazioni alla libertà di stampa si esaurisce in un po' di divieti di circolazione e nei pur numerosi pestaggi (di giornalisti, ma anche di fotografi e operatori), si sbaglia: l'irruzione nel media center ha prodotto lo sfascio di diversi computer, il sequestro di hard disk (nel mirino soprattutto quelli di Indymedia) e la chiusura in diretta di Radio Gap, il network informativo che aggiornava 18 ore su 24 sulla situazione genovese. Tanto che gli ultimi minuti di trasmissione dell'emittente, con i redattori barricati, la polizia che sfonda le porte e interrompe le trasmissioni, è ormai diventata un piccolo cult.
A dare per primo la notizia del blitz nel quartier generale del Genoa social forum era stato il direttore della bolognese Radio K centrale Enrico Fletzer, che ha telefonato dalla sua postazione riuscendo appena a dire "mi stanno picchiando" prima che cadesse la linea. Un giornalista francese, entrato per primo nella scuola Diaz dopo il blitz, ha raccolto il materiale che potrebbe essere utile per le indagini e la mattina dopo si è presentato spontaneamente alla magistratura. Fausto Pellegrini di Rainews24 ha invece raccontato di come sia stato maltrattato (a parole) dai poliziotti alla richiesta di aspettare a caricare un corteo ("Fateci spostare, stiamo lavorando", "Non ci interessa"). Intanto, ieri mattina due agenti hanno fatto visita alla redazione genovese del quotidiano la Repubblica, alla ricerca dei verbali dell'interrogatorio del carabiniere che ha ucciso Carlo Giuliani, pubblicati dallo stesso quotidiano.