Manifesto 7 agosto 2001 I
dannati della febbre dell'oro
Garimpeiros, yanomani, akulu: ovvero i destini
di tre popoli di miserabili che si inseguono, si incrociano, si annientano in nome di una
sola chimera: l'oro. Una tragedia contemporanea in tre atti
MARCO D'ERAMO
Questa è una tragedia in tre atti. Protagonisti i dannati della terra:
braccianti brasiliani senza terra, neri ex schiavi, indios amazzonici minacciati di
estinzione. E' un piccolo campione della febbre dell'oro in America latina tra il 1980 e
oggi. Una febbre che non ha avuto nessun Jack London a raccontarla come in Alaska. Qui
nessuna Radiosa Aurora. Non ci sono slitte e non c'è Zanna Bianca. Non c'è nemmeno
Charlot ad aggirarsi infreddolito fra i ghiacci del Klondike. Piroghe, malaria, fiumi
inquinati, dissenteria, sudore, tristi tropici, tetti in lamiera delle baraccopoli. E in
questi 20 anni, si è formato un gruppo sociale, i garimpeiros, i cercatori, quasi
tutti restati o tornati poveri miserabili, ma qualcuno di loro si è arricchito, è un
boss di questo Far West. Un gruppo sociale che è stato vittima e carnefice, che ha
sterminato ed è stato massacrato.
Atto I - Serra Pelada, Stato del Parà
Nel 1967 un elicottero con un tecnico minerario a bordo sorvolava la giungla amazzonica
nello stato del Pará, lungo la sierra del Carajás, circa 600 km a sud di Belem. Una
panne lo costrinse ad atterrare. Fu così che venne alla luce il più grande giacimento di
ferro del mondo (le sue riserve dureranno almeno 400 anni). Ma quest'area di 520.000 kmq
(grande come la Francia) nascondeva anche nichel, cromo, tungsteno, manganese, bauxite,
zinco, argento e, soprattutto, per quel che ci riguarda, oro.
Non era la prima volta che il biondo metallo veniva trovato in Brasile: non per nulla
l'Eldorado fu cercato in Amazzonia. Già nel '500 furono sfruttati ricchi depositi negli
attuali stati di Minas Gerais, Goiás e Mato Grosso. Nel '700, con 830 tonnellate, il
Brasile produceva più della metà (il 58%) dell'oro mondiale. Ma a metà del '700 la
produzione declinò. Nel periodo tra il 1931 e il 1980, in Brasile furono estratte solo
305 t. di oro, lo 0,6% della produzione mondiale. Ma la situazione cambiò negli anni '70:
nel 1971 furono abrogati gli accordi di Bretton Woods che basavano il sistema monetario
sullo standard aureo; nel 1973 e nel 1979-83 si verificarono la prima e poi la seconda
crisi petrolifera. Nel frattempo in Brasile: 1) falliva la riforma agraria, così che
centinaia di migliaia di contadini e braccianti furono gettati in mezzo alla strada; 2) la
crisi agraria e le riforme liberiste aggravarono la disoccupazione; 3) la penetrazione in
Amazzonia fu facilitata da una nuova rete autostradale, in particolare la Belém-Brasilia,
la Transamazzonica, la Cuiabá-Porto Velho, la Cuiabá-Santarém e la Perimetral Norte.
Fu per queste ragioni, e la concomitante scoperta di nuovi filoni auriferi, che esplose il
fenomeno dei garimpeiros, i cercatori artigianali. Fino al 1973 costoro avevano
estratto solo 5,9 t. di oro, circa l'1,2% del totale, soprattutto nel distretto Tapajós,
a sud del Pará. Ma nel 1978 i garimpeiros producevano già 18 t.; che nel 1982
erano diventate 41 t. (il 21% del totale prodotto in Brasile), nel 1988 erano 90 t.
(massimo storico, 56% del totale), prima di declinare con gli anni '90. Nel 1989 le
compagnie minerarie ufficiali impiegavano 8.500 lavoratori, mentre i garimpeiros
erano valutati a 350.000: i dati numerici sono tratti dal cap. 5 "Formal and Garimpo
Mining and the Environment in Brazil" del volume Mining and the Environment. Case
Studies in America, curato nel 1999 dal canadese Idrc (International Development
Research Center).
I garimpeiros avevano scoperto filoni ovunque: ad Alta Floresta nel Mato grosso
(1979); a Rio Madeira in Rondônia (1979); a Cumaru e Tucum nel Pará (1981); ad Apiacas e
Juruena nel Mato Grosso (1981), a Catrimani e Uraricoera in Roraima (1987). Ma il
giacimento simbolo della febbre dell'oro brasiliana fu senza dubbio il filone di Serra
Pelada, scoperto nel 1980, sotto una collina alta appena 40 metri. Nel giro di pochi anni
vi si precipitarono 200.000 garimpeiros che scavarono a mano un cratere profondo
200 metri, grande due volte lo stadio del Maracaña. Fecero il giro del mondo le immagini,
scattate dal fotografo Sebastiao Salgado di quelle miriadi di "formiche umane"
che scavavano a nude mani. Una vita d'inferno, dodici ore al giorno i piedi nell'acqua, a
maneggiare il mercurio, con la malaria che faceva strage. La maggior parte dei garimpeiros
rimase povera in canna come quando era arrivata a Serra Pelada. Ma alcuni di loro erano
diventati boss, avevano potuto acquisire l'apparecchiatura per procedere a un'estrazione
industriale. Erano diventati un blocco sociale con cui bisognava fare i conti e che poteva
condizionare le elezioni. Tanto che nel 1988 furono in grado di emendare la nuova
Costituzione introducendovi per la prima volta l'attività mineraria artigianale, con il
diritto a costituire cooperative (e anche sindacati).
Ma alla fine degli anni '80 Serra Pelada era esaurita. L'area era sconvolta dagli scavi,
dal disboscamento dissennato, dall'inquinamento del mercurio infiltrato dovunque. Il luogo
divenne una città fantasma (che si sarebbe ravvivata solo nel 1996 quando un altro filone
sarebbe stato scoperto e altre migliaia di garimpeiros vi si sarebbero precipitati
di nuovo attirati dal nome, dal mito). E i cercatori d'oro si sparpagliarono in tutto il
bacino amazzonico.
Atto II - Fiume Orinoco
E' in base a queste tortuose peripezie della storia mineraria che a più di 2000 km a
ovest di Serra Pelada, il 15 giugno 1993 sei giovani yanomani si dirigono verso la morte,
senza saperlo, mentre rientrano nel loro villaggio sull'alto Orinoco, al confine tra
Venezuela e Brasile. Hanno visitato vari campi di garimpeiros; nell'ultimo hanno
consegnato un biglietto scritto nel campo precedente, hanno invano cercato di farsi dare
un fucile, ma si sono contentati di pane di manioca. Ma poi gli stessi garimpeiros che
gli hanno dato da mangiare li raggiungono nella foresta. Gli yanomani non leggono il
portoghese e non sanno che nel biglietto che hanno consegnato c'è scritto:
"Sistemate questi scrocconi", che viene interpretato come un invito a uccidere.
Così i garimpeiros sparano agli yanomani: uno solo si salva perché è andato a
cacare tra i cespugli. La tribù decide di vendicarsi e uccide due garimpeiros. A
loro volta questi ultimi organizzano una rappresaglia, assoldano pistoleros, E mentre gli
uomini yanomani sono fuori, il 23 luglio in un campo indiano massacrano 12 persone, di cui
tre vecchi (un uomo e due donne), una giovane, tre ragazze adolescenti, tre bambini tra i
6 e i 9 anni; una bambina di 3 anni e una di un anno. Il massacro desta scalpore prima in
tutto il Brasile, poi in tutto il mondo: gli omicidi scappano a bordo di un aereo messo a
loro disposizione. Un'indagine viene aperta e svela di una luce cruda la ferocia che i garimpeiros
riversano sui 22.500 yanomani che ancora vivono in Brasile (altri 12.000 vivono in
Venezuela): si calcola che il 15% (1500 persone) sia stato spazzato via dalla corsa
all'oro. I particolari di questa ventennale carneficina sono in un libretto di Jan Rocha
appena edito da Bollati Boringhieri: Assassinio nella foresta (Gli yanomani, i
cercatori d'oro e l'Amazzonia) (pp. 134, 26.000 lire).
I garimpeiros uccidono non solo con le pistole, ma con il mercurio con cui
inquinano i fiumi, con le malattie che trasmettono.
Atto III - Maripasoula, Guyana francese
Negli anni '90 la febbre dell'oro ha contagiato anche quella che era la più feroce
colonia penale francese, la Caienna, che è in francese diventata sinonimo di
"inferno": chi riusciva a evaderne diventava un mito, come Papillon. Oggi la
Guyana è famosa per il poligono di tiro di Kouru da cui sono lanciati i razzi Ariane.
Kouru e di Cayenne sorgono sull'oceano Atlantico. Ma nel 1992 a Maripasoula - 300 km più
a sud, all'interno, lungo l'alto fiume Maroni - arrivò a bordo di una piroga la grande
notizia, sotto forma di un chilo e mezzo d'oro grezzo. Veniva da Dorlin, cinque ore di
viaggio più a monte lungo il fiume che segna il confine occidentale con il Suriname, ex
colonia olandese. La fama di questo giacimento si sparse come il vento tra gli Aluku, la
popolazione maggioritaria del luogo, discendenti degli ex schiavi africani che nel '700 si
liberarono fuggendo la Guyana olandese.
Gli Aluku si ritrovano dall'oggi all'indomani proprietari di lotti auriferi, senza nessuna
preparazione. Ecco allora arrivare a frotte da sud, dal Brasile, i garimpeiros con
le loro conoscenze accumulate in decenni di scavi, da Serra Pelada in poi. I padroni aluku
profittano della loro esperienza, li assumono per lavori da ergastolo a salari di fame,
quando pure si degnano di pagarli. Nel giro di due anni il clima tra garimpeiros
brasiliani e aluku si è avvelenato. Nel 1994 due cercatori d'oro aluku sono assassinati
dai loro dipendenti brasiliani. Subito viene organizzata una caccia all'uomo che si
conclude con l'espulsione di tutti gli immigrati brasiliani. Ma dopo pochi mesi i garimpeiros
sono di nuovo lì attirati dal miraggio dell'oro, o almeno di un lavoro. Nel 1997 di nuovo
i garimpeiros vengono adunati su un campo di calcio per essere espulsi dal nuovo
boss Aluku, Jean Bena, che l'ex prefetto francese definisce "un Bernard Tapie della
Guyana, con molto carisma". I brasiliani si ribellano all'espulsione, rissa, nuova
pugnalata e i brasiliani vengono torturati. Nel 1998, un saldatore brasiliano viene
linciato davanti a una discoteca (nel frattempo la popolazione di Maripousola è passata
da 1.500 a 3.600 abitanti, senza contare i garimpeiros). Questi fatti sono stati
enumerati dal quotidiano Le Monde che a luglio ha dedicato un doppio paginone alle
violenza scatenata dalla febbre dell'oro in Guyana.
Al dispensario locale i racconti rasentano, e sfondano, l'orrore: un brasiliano portato
con bruciature da saldatore (e poi morto), un altro lasciato cadere davanti alla porta con
i segni di 150 frustate e di una spada rovente passata sul petto, altri cinque ricoverati
con bruciature di sigarette e di benzina versata sui peli e poi accesa. Le ragioni di
queste sevizie sono sempre le stesse: risse, furti di oro dai giacimenti. Anche la tecnica
è sempre uguale. Le violenze sono commesse sulla riva opposta, in Suriname, in un'area
quasi disabitata, dalle milizie paramilitare al soldo dei padroni di lotti auriferi.
Quando la giustizia francese tentò di processare Jean Bena per torture di garimpeiros,
una folla inferocita si riunì davanti alla prigione, prese in ostaggio due poliziotti
finché Bena non fu liberato: tanto poi continuava a essere invitato nella residenza del
prefetto. In Guyana gli aluku fanno i garimpeiros e i garimpeiros fanno gli
yanomani.
P.S. Questa primavera l'Economist riportava la scoperta di un nuovo filone aureo in
Venezuela, nella riserva di Sierra Imataca, 37.000 kmq al confine con la Guyana. Pare che
sia già avvistata una processione di garimpeiros in avvicinamento |