La Stampa 4 agosto 2001

 

«Decisioni ingiuste», la polizia fa quadrato
Sabato 4 Agosto 2001

I sindacati: solo noi capro espiatorio per coprire responsabilità politiche
Giacomo Galeazzi
ROMA Mai più capri espiatori. I sindacati di polizia bocciano la decisione del Viminale di destinare ad altro incarico Arnaldo La Barbera, Ansoino Andreassi e Francesco Colucci, perché «la complessità dei fatti di Genova richiedeva accurati accertamenti e non rimozioni lampo». Il provvedimento, secondo il Sap, sindacato autonomo di polizia, potrebbe condizionare le indagini dell’autorità giudiziaria e quella appena avviata dal Parlamento. «Quando la procura di Genova farà il punto sulle inchieste - afferma Filippo Saltamartini, presidente della consulta dei sindacati autonomi di Polizia di Stato, Penitenziaria e Forestale - si vedrà se in effetti la punizione serve ad agevolare la ricerca della verità, o non sia invece il sacrificio di autorevoli capri espiatori per ridurre la pressione dell’opposizione sul governo». Di sicuro, lamenta il Sap, solo la Polizia, di tutte le forze impegnate per la sicurezza del G8, è stata oggetto di un’inchiesta «sfociata in un processo politico, che testimonia la nostra solitudine istituzionale». Con le uniche eccezioni, precisa Saltamartini, di quei parlamentari che «nella sostanza e non solo nella forma, hanno testimoniato a favore del corpo e ai quali va il nostro apprezzamento; proprio per non deludere quanti credono nella legalità, per settembre abbiamo in programma una mobilitazione senza precedenti in Italia, con una raccolta di firme per restituire alla Polizia e ai suoi uomini la dignità sottratta». I sindacati di polizia, dunque, fanno quadrato attorno ai dirigenti rimossi e passano al contrattacco. Facendo cadere quelle tre teste, accusano, si sono volute coprire le responsabilità politiche. Per Claudio Giardullo, segretario generale del Silp-Cgil, le rimozioni lampo fanno pensare alla ricerca da parte dell’esecutivo di responsabili da offrire all’opinione pubblica. «L’accertamento della verità - sottolinea Giardullo - richiede tempi rapidi, ma quando sono troppo rapidi, nonostante la complessità dei fatti, i dubbi sono legittimi. La sensazione è che il governo tenti di mettere in secondo piano le responsabilità politiche di quanto è accaduto. Perché analoghe inchieste non riguardano pure le altre forze dell’ordine ? E’ come se l’intera partita del G8 potesse considerarsi conclusa con la sola indagine sulla polizia». Di «allucinante ma non inaspettato epilogo» parla invece Oronzo Cosi, segretario generale del Siulp, secondo cui «alla fine hanno vinto i black bloc e, quello che è peggio, i poliziotti oggi non si sentono di chiedere una rivincita». Secondo Cosi, che definisce le rimozioni «profondamente ingiuste», c’è stato uno scontro politico tra maggioranza e opposizione sui fatti di Genova e «ha perso la polizia di Stato, perché hanno sottovalutato il devastante messaggio dato agli agenti». I poliziotti, accusa il Siulp, sono stati sacrificati sull’altare della politica. «Ma i cittadini sanno che quanti ci hanno così vigliaccamente attaccato - ribadisce Cosi- lo hanno fatto perché questo è l’unico motivo che gli permette di fare il parlamentare, l’opinionista, l’alternativo. Noi esprimiamo fiducia ai dirigenti rimossi e stima per le loro elevate professionalità». Per il Coisp, invece, l’inchiesta amministrativa del Viminale è stata inopportuna in quanto si è inserita nell’indagine in atto da parte dell’autorità giudiziaria. Parimenti sono considerate affrettate le rimozioni dei vertici del dipartimento della Ps prima che fosse fatta piena luce sulla vicenda. «E’ un grave errore politico - osserva la presidente del Coisp, Rachele Schettini - far apparire di fronte all’opinione pubblica la Polizia come la maggiore responsabile dei fatti». Parzialmente in controtendenza il giudizio di Giampaolo Tronci, presidente dell’Usp, al quale «non bastano i provvedimenti decisi giovedì, ma necessitano altre rimozioni di alti e medi livelli, poiché se ci sono responsabilità, sono da individuare tra i dirigenti». In particolare, per Tronci, bisogna accertare se ha funzionato come doveva la sala operativa installata alla Fiera di Genova, che coordinava tutti i reparti mobili, quelli antisommossa e le scuole di polizia. «A capo - punta l’indice l’Usp - c’era un dirigente superiore nominato (assieme ai suoi collaboratori e ad altri dirigenti) con un decreto firmato dal direttore centrale degli Affari generali della Ps». Una polemica tutta interna alle forze di polizia è, invece, quella in cui poi si inserisce il maresciallo Ernesto Pallotta, del Giornale dei carabinieri, secondo cui sono inaccettabili le dichiarazioni di alcuni sindacalisti per i quali i provvedimenti del Governo puniscono soltanto i poliziotti e non i carabinieri.