Da "Umanità Nova" n.27 del 22 luglio 2001
Blindati, frontiere chiuse, esercito nelle strade...
Questa è la Democrazia!
Stazioni ferroviarie chiuse, traffico marittimo deviato nelle città vicine, aeroporto
militarizzato, autostrade a singhiozzo, barboni e immigrati cacciati dal centro,
poliziotti e soldati in ogni angolo...
No, non è l'incipit di un romanzo di guerra, non è la prima scena di uno di quei film
sulle catastrofi di moda qualche anno fa e non sono neppure le parole di un anziano che
rievoca i difficili anni '40. Siamo nella Liguria delle vacanze al mare, ad un passo dagli
ombrelloni.
Siamo a Genova ed è il luglio del 2001.
Siamo in piena democrazia!
Poliziotti e soldati pattugliano le strade, effettuano controlli capillari,
perquisizioni nelle case e nelle auto, infliggono fogli di via agli indesiderabili, mentre
i cecchini prendono posizione sui tetti e quelli dell'Intelligence fanno il giro degli
alberghetti.
No, non siamo in un poliziesco all'americana, anche se è per l'arrivo di 8 gangster
internazionali che sono state approntate le "ordinarie" misure di sicurezza
adottate in questi casi.
Siamo in Italia ed è il luglio del 2001.
Siamo in piena democrazia!
Frontiere bloccate, persone respinte ai confini, carceri svuotate e magistrati pronti
per gli straordinari.
No, non è avvenuto un golpe militare, non siamo in un regime totalitario o in un film
distopico su un futuro da incubo.
Siamo in Europa ed è il luglio del 2001.
Siamo in piena democrazia!
Qualcuno pretende di democratizzare la globalizzazione, di democratizzare i vari FMI,
BM, WTO, G8, ma non si accorge che sono già pienamente democratici? Quella che vediamo
all'opera in questo fine luglio a Genova è la democrazia reale, non quella da fumetto cui
si appellano le anime belle della sinistra dai buoni sentimenti. La democrazia, raffinato
sistema di ricambio delle élite, chiama pluralismo solo le voci in sintonia con lo status
quo, ma sempre reprime senza tanti complimenti chi canta fuori dal coro.
La democrazia svolge oggi come sempre il proprio compito: garantire la libertà... di
circolazione dei capitali, di sfruttamento bestiale del lavoro, di distruzione
dell'ambiente, di salvaguardia dei potenti e dei loro vertici.
Le "libertà" democratiche sono come l'ora d'aria nelle galere: una pausa
blindata in un mare di sbarre, le sbarre che quotidianamente separano la gran parte di noi
dai chi, con il bastone e con la carota, difende i propri privilegi, la propria facoltà
di decidere per tutti un futuro sempre più buio.
Chi parla di "snaturamento" della democrazia, chi si appella alle
costituzioni ed ai codici non vede che queste costituzioni e questi codici sono quelli che
garantiscono una nave di lusso per Bush e soci mentre, lungo le nostre coste, sui mari
della nostra bell'Italia, sulle spiagge gremite di bagnanti si affacciano carrette piene
di disperati, senza diritti, senza carte, senza libertà.
In ogni angolo del pianeta sin dall'instaurarsi dei regimi democratici galere,
repressione, manganelli e fucilate sono state la risposta democratica alle richieste di
giustizia sociale, di equo accesso alle risorse, di piena facoltà di espressione e
crescita individuale.
Chi parla di democrazia "tradita" non vede che le tante carte dei diritti non
sono che belle parole da sbandierare durante le cerimonie ufficiali ma diventano carta
straccia quando le piazze e le strade si riempiono di gente convinta che la libertà non
sia solo un'espressione rituale, ma principio di un'organizzazione sociale più giusta per
tutti e per ciascuno, humus fecondo un cui attecchiscono le radici di un mondo nuovo. Il
mondo che vogliamo e per il quale scendiamo in piazza non trae la propria legittimità dai
codici e dai trattati ma si radica nella capacità di autogestione ed autogoverno. Senza
barriere, senza frontiere, senza stati. Un mondo da abitare solidalmente, non un
territorio da controllare, depredare, asservire agli interessi di pochi. Un'utopia ben
più concreta di quella che pretende di coniugare libertà e democrazia.
Eleonora |