La Stampa
«Attacco alla democrazia»
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Lunedì 6 Agosto 2001
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«QUALCUNO VUOLE STRUMENTALIZZARE I FATTI DI GENOVA»
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I cattolici anti-global: assurdo cambiare la sede
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ROMA
POCHE ore dopo la chiusura del G8 è stato il primo leader della contestazione
terzomondista a lanciare in Tv la parola d’ordine. «Tutti a Roma per il vertice
della Fao». Francesco Gesualdi, ex alunno del «prete scomodo» don Lorenzo Milani, oggi
è tra le guide più autorevoli dei cattolici antiglobal e coordinatore del «Centro nuovo
modello di sviluppo» della rete Lilliput.
Gesualdi, come valuta l’ipotesi di spostare il summit di novembre sull’alimentazione
per il rischio di nuove violenze denunciato dal Viminale?
«E’ sconcertante, un attacco inaudito alla democrazia. Quanto è accaduto durante l’incontro
degli otto Grandi è gravissimo per il comportamento della polizia che non ha puntato a
mantenere l’ordine pubblico, ma ha cercato continuamente dei pretesti per fare
cariche contro noi manifestanti. Usare le devastazioni provocate da frange estremiste per
rigettare il vertice Fao di Roma costituisce un’operazione assurda e preoccupante.
Vengono strumentalizzati i fatti del G8 per rifuggire dal confronto con le piazze. I
governi occidentali continuano a non volersi chiedere perché le loro politiche provochino
un disaccordo così radicale tra la gente. Le perplessità manifestate da Romano Prodi a
Genova sono la riprova di questo clamoroso stato di crisi».
In molti, però, condividono l’allarme su un’ulteriore ondata di scontri. Non c’è
il pericolo che il summit della Fao serva da detonatore?
«Non capisco le motivazioni per cui si vorrebbe trasferire altrove il vertice di
novembre, ma se la ragione dovesse essere il rischio disordine, saremmo di fronte a
paradossali scorciatoie. A Genova abbiamo visto violare il diritto di esprimere il proprio
dissenso. Non si può pensare di eliminare in futuro le occasioni di nuove mobilitazioni.
Piuttosto va rivisto l’operato della polizia per conciliare finalmente ordine
pubblico e diritto di manifestazione democratica. Noi, pur appartenendo a varie anime,
siamo legati da un medesimo progetto di giustizia e da un patto di non aggressione nei
confronti delle persone e delle cose. E’ stato ampiamente dimostrato che al G8 i
tumulti sono stati opera di bande di teppisti estranei al nostro movimento, che hanno
fornito il pretesto alla polizia per aggredire i manifestanti inermi e sottoporli a
qualsiasi tipo di violenza. Genova è stata messa a ferro e a fuoco da bande vandaliche
lasciate libere di scorrazzare per due giorni interi. Possibile che nessuno potesse
fermarli?».
Intendete manifestare anche contro l’incontro sull’alimentazione?
«Sì. Innanzi tutto critichiamo la scelta di trasferire altrove il vertice Fao in nome
del disordine di cui noi antiglobal saremmo portatori. E’ la continuazione di quel
processo di criminalizzazione che è iniziato vari mesi prima del G8 ed è stato portato a
compimento durante le giornate di Genova. E’ evidente che il potere è stato colto di
sorpresa dalla nascita di un movimento mondiale che sta contestando con dovizia di dati
una gestione dell’economia globale al servizio esclusivo delle grandi imprese e dei
grandi centri finanziari contro i diritti sociali, contro l’integrità del pianeta,
contro l’occupazione, contro la salute dei consumatori, contro la giustizia mondiale.
Il potere si rende conto che se il movimento prende campo, il suo progetto può andare in
fumo e ciò non lo tollera. Perciò ha un bisogno estremo di screditare i movimenti di
opposizione e quale mezzo migliore se non quello di farli passare per un’accozzaglia
di gente scalmanata e pericolosa?».
Per chi deve assicurare l’ordine pubblico, ribatte la Casa delle libertà, è normale
valutare con preoccupazione un altro contromeeting.
«In realtà siamo in presenza di un autentico attentato contro la democrazia, che mina
alla radice qualsiasi possibilità di rendere la società più equa, più umana e più
sostenibile. In altre parole è la negazione della libertà e del cambiamento. Una
situazione che sotto altri regimi non esiteremmo a definire di dittatura. Potrei
sbagliarmi, ma per averne una dimostrazione bisognerebbe che il potere smettesse di
fuggire in luoghi semidesertici e repressivi come il Qatar. Bisognerebbe che smettesse di
fuggire dalla gente che dice di rappresentare e al contrario cominciasse ad ascoltare chi
lo contesta. Non scegliendo di dialogare solo con chi gli offre soluzioni di immagine a
buon mercato, ma con chi, in maniera più cruda, gli pone davanti agli occhi tutti i suoi
misfatti sociali e ambientali e gli indica strade nuove studiate per servire i poveri, per
servire l’ambiente e non per utilizzare i poveri e l’ambiente per grandi
operazioni pubblicitarie».
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