Manifesto 7 agosto 2001

La strategia del diritto al cibo
Il primo Summit mondiale della Fao chiese di dimezzare la fame nel mondo. Ma l'obiettivo resta lontano
MARINA FORTI
 

Cosa c'è di temibile in un vertice mondiale sulla fame? La Fao è l'organizzazione delle Nazioni unite per l'agricoltura e l'alimentazione, e fin dalla sua fondazione ha sede a Roma, nel palazzone che il governo fascista aveva costruito per ospitare il Ministero delle colonie (ironia della storia...). E' là che nel novembre del 1996 si riunì un solenne vertice mondiale sull'alimentazione, con grande partecipazione di capi di stato e di governo (venne anche Fidel Castro) e con un parallelo Forum di organizzazioni non governative (l'Onu prevede un'interlocuzione attiva con la società civile organizzata). I vertici dell'Onu hanno scadenze quinquennali, e così dal 5 al 9 novembre prossimo nel palazzone al Circo Massimo si riunirà il "Summit mondiale sull'alimentazione-cinque anni dopo", con il relativo Forum non governativo.
Lo scopo ufficiale del Summit di novembre è verificare i progressi rispetto agli impegni di cinque anni fa. Impegni modesti, a dire il vero: allora ben 185 paesi avevano dichiarato di voler "dimezzare il numero delle persone sottonutrite entro il 2015". Oa la Fao avverte che durante gli anni '90 il numero delle persone sottonutrite è diminuito di 8 milioni in media all'anno, meno dei 20 milioni all'anno necessari a rispettare quell'obiettivo. In cifre, la Fao stimava allora che 800 milioni di persone avessero "fame", ovvero "non abbastanza cibo per soddisfare i bisogni alimentari di base". E' vero che il computo della fame è sempre discutibile, e poi va aggiornato: l'Organizzazione mondiale della sanità stimava nel 1998 che metà della popolazione mondiale soffra di qualche carenza alimentare: 1,2 miliardi di persone colpite da fame ("mancanza di calorie e proteine"), e circa 2 miliardi da cronica malnutrizione ("mancanza di vitamine e minerali"). La Banca mondiale dice che 1,2 miliardi di persone al mondo vivono sotto la "soglia di povertà" di un dollaro al giorno, e di recente un'altra agenzia dell'Onu ha avvertito che oltre tre quarti di quelle persone vivono nelle aree rurali del mondo: un miliardo di umani sono poveri contadini, avverte il Fondo per lo sviluppo agricolo dell'Onu (Ifad, Rapporto sulla povertà rurale, febbraio 2001).
Insomma, cinque anni fa i governi del pianeta dichiaravano con noncuranza che nel migliore dei casi nel 2015 mezzo miliardo di persone avrà fame. Oggi la Fao avverte che neppure un obiettivo scandalosamente modesto sarà raggiunto.
Dunque in novembre vedremo di nuovo una sfilata di leader mondiali ripetere solenni promesse sulla lotta alla fame nel mondo. Ma non c'è solo questo, e la posta in gioco del Summit della Fao non è trascurabile. Accanto al "vertice" vero e proprio, la conferenza dei governi elaborerà strategie per dare corso al "Piano d'azione" approvato nel '96 (che non è rimesso in discussione), articolato attorno a sette impegni: garantire le condizioni economiche, sociali e politiche per sradicare la povertà con la piena partecipazione di donne e uomini; l'effettivo accesso per tutti a cibo sufficiente; promuovere politiche partecipative e sostenibili di sviluppo agricolo, dell'allevamento e della pesca; garantire che le politiche del commercio agricolo e del commercio in genere siano coerenti con l'obiettivo della sicurezza alimentare; affrontare le emergenze alimentari collegate a catastrofi naturale e umane, promuovere l'uso ottimale di investimenti pubblici e privati per lo sviluppo rurale.
Tutto questo rimanda a questioni molto concrete. Forse la più rilevante, e immediatamente politica, sta nella conclusione dell'annoso negoziato sull'"Accordo-quadro sulle risorse genetiche per l'agricoltura e l'alimentazione", che tocca questioni come la brevettazione delle sementi e la diffusione di organismi geneticamente modificati.
Certo nel trattare di sementi e brevetti i delegati al Summit della Fao sentiranno aleggiare il fantasma dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), che tiene la sua conferenza nei giorni immediatamente seguenti (dal 9 novembre) a Doha (Qatar), sul Golfo persico. La posta in gioco è se le materie relative alla sicurezza alimentare - sementi, mercati agricoli, brevetti e così via - sono materia regolata dal Wto, quindi dal principio dell'apertura incondizionata dei mercati, o dagli accordi che i governi prendono attraverso un'agenzia Onu che tratta di sicurezza alimentare.
Le organizzazioni non governative e contadine che preparano il Forum parallelo al Summit della Fao non mancano di sottolineare questo punto. "Il Summit mondiale sull'alimentazione è handicappato. Altri processi globali relativi al commercio e al debito stanno creando povertà e fame crescenti", leggiamo in un documento preparatorio del Forum 2001. A una parte rilevante dell'umanità è negato il diritto più fondamentale, il diritto al cibo: "Il cuore del problema è che la maggioranza di coloro che hanno fame nel mondo sono persone e famiglie che vivono producendo cibo, contadini", e l'attuale sistema di politiche agricole distrugge la loro sopravvivenza. Il documento elenca: comunità rurali private della terra, indebitamento crescente dei contadini, disastri ambientali, avvelenamenti e malattie; tutto questo distrugge le economie agricole locali. "La ricerca della produzione al minor costo possibile ha già cominciato a espellere molti agricoltori dalla terra, nel Nord e nel Sud del mondo. Il dumping di prodotti agricoli a buon mercato importati distrugge i mercati locali". E' vano promettere di eliminare la fame nel mondo se poi le scelte in materia di agricoltura saranno dettate dai criteri del Wto, si allarmano le organizzazioni non governative e contadine (parliamo di reti come la "Piattaforma rurale del Sahel", che raggruppa organizzazioni rurali con 25 milioni di aderenti!). Le Ong propongono cinque "questioni strategiche": il diritto al cibo in relazione agli accordi internazionali sul commercio; la "sovranità alimentare", i modelli di produzione agricola, l'accesso alle risorse (terra, acqua, foreste, credito, risorse genetiche, riforma agraria); la democrazia e la partecipazione della società civile organizzata.
I preparativi sono ormai in una fase avanzata, per il Vertice e per il Forum non governativo. Ci mancherebbe solo che il governo italiano togliesse l'ospitalità a un'agenzia delle Nazioni unite...