La Stampa
Martedì 31 Luglio 2001

«Errori e omissioni delle Forze dell’ordine»
Completata la relazione degli ispettori inviati a Genova dal Viminale
Mario Calabresi
POLEMICHE SUGLI SCONTRI ROMA Oggi sarà il giorno della verità sulle violenze della polizia a Genova e sul blitz notturno alla scuola Diaz. Dopo un’altra giornata di incontri nel capoluogo ligure, tornano infatti a Roma i tre ispettori inviati dal Viminale per fare chiarezza sui fatti legati al G8. Gli ispettori sono attesi questa mattina dal capo della Polizia Gianni De Gennaro, che, all’ora di pranzo, consegnerà la loro relazione al ministro dell’Interno Claudio Scajola. Nel pomeriggio si dovrebbero conoscere così le prime reazioni e le decisioni relative all’accertamento delle dinamiche dei fatti.
Che la giornata non sarà indolore, lo si capisce dalle prime indiscrezioni sul contenuto di questa radiografia del comportamento della polizia, in cui si parla chiaramente di «errori ed omissioni». I tre ispettori, Pippo Micalizio, Salvatore Montanaro e Lorenzo Cernetig hanno lavorato a tutto campo, analizzando la gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico in città e nella zona rossa, quello che è accaduto alla caserma di Bolzaneto dove vennero tenuti i fermati e infine l’episodio della Diaz. Il quadro che emerge, secondo indiscrezioni, è che l’organizzazione della zona rossa ha funzionato, mentre ai responsabili della cosiddetta zona gialla, dove sono successi gli incidenti, vengono mosse critiche sia nella gestione dell’ordine pubblico sia nella prevenzione. I famosi black bloc sono sfuggiti infatti - si sottolinerebbe - alla prevenzione dell’antiterrorismo. Non solo un errore di valutazione e stima della forza e dell’organizzazione di questi gruppi, ma anche delle tecniche che avrebbero utilizzato. Ci si è trovati di fronte non a manifestanti ma gruppi organizzati che facevano guerriglia urbana.
Sulla perquisizione notturna alla scuola Diaz è nella bufera da giorni il capo dell’antiterrorismo Arnaldo La Barbera. Da quanto ricostruito dagli ispettori egli avrebbe partecipato alla prima fase dell’operazione, ma non sarebbe mai entrato nella scuola. E avrebbe lasciato via Cesare Battisti prima della fine delle operazioni. Gli ispettori hanno però ricostruito la catena di comando, chiarendo chi materialmente ha pianificato l’intervento in Questura. Nella relazione non dovrebbero essere indicati responsabili o colpevoli, ma verrà proposto un quadro di quanto accaduto. Saranno poi il capo della Polizia e il ministro dell’Intero a fare le valutazione e a tirare le somme, prendendo eventuali provvedimenti disciplinari. Per gli aspetti penali c’è invece l’inchiesta aperta dalla magistratura. Da sottolineare che i tre ispettori ieri mattina sono stati un’ora e mezza dal procuratore aggiunto di Genova Francesco Lalla che coordina le indagini sul blitz notturno.
Nella relazione si racconterebbe comunque che c’erano tutti i presupposti per fare il blitz, che la perquisizione era legittima. Viene difesa la scelta di agire, mentre si discute l’ora e il metodo. Questo perché le immagini fornite dall’elicottero della Digos di un furgone che distribuiva armi e bastoni a gente vestita nello stesso modo e in fila, hanno richiamato ai poliziotti una tecnica utilizzata da Automia operaia degli anni settanta. Non eravamo di fronte ad un movimento spontaneo - si difendono gli interrogati - ma ad un gruppo che creava armerie mobili e distribuiva mazze e coltelli. Nella scuola - aggiungono i poliziotti interrogati - sono state trovate settanta mazze di ferro e una serie di coltelli tutti dello stesso tipo. C’era quindi un centro che distribuiva, una vera e propria organizzazione eversiva. Chi è stato interrogato avrebbe ammesso agli ispettori che è stato sbagliato entrare di notte e non all’alba e che un’operazione di polizia giudiziaria poi si è trasformata in un’operazione di ordine pubblico, ma avrebbe sottolineato che non si può pensare ad una vendetta della dopo gli scontri di piazza. Inoltre si spiega che in uno dei mezzi utilizzati dai manifestanti sono state trovate carte e documenti che sono riconducibili a due cittadini tedeschi appartenenti al blocco nero, poi fermati nella scuola. Sarebbero invece fuggiti prima del blitz una cinquantina di tute nere.
Sul fronte giudiziario intanto cominceranno oggi gli interrogatori dei 13 funzionari di polizia che saranno sentiti come testimoni dai procuratori aggiunti Lalla e Pellegrino e dallo stesso procuratore capo Francesco Meloni. Mentre il CSM ha chiesto di accertare la legittimità del comportamento della procura sulle base di notizie secondo cui gli avvocati dei fermati non avrebbero avuto la possibilità di parlare con i propri assistiti.