La Repubblica 2 agosto 2001 Volevano
espellere l'inglese genova - Un provvedimento di espulsione notturno ha rischiato di mandare a monte un
atto concordato da procura e difensori del Gsf e ha creato un incidente diplomatico tra
magistratura, questura e prefettura. Al centro del caso il ritorno alla scuola Diaz, ieri
mattina, per Mark Covell, 33 anni, giornalista britannico, che fu il primo dei pestati
nella notte dell'irruzione della celere. I suoi avvocati Filippo Guiglia, Massimo Pastore
e Claudio Novaro e i due piemme, Monica Parentini e Patrizia Petruzziello, avevano fissato
due giorni prima la data per una ricognizione e un cosiddetto "accertamento non
ripetibile" finalizzato a trovare tracce di sangue o frammenti dei denti persi dal
giornalista. Ma l'appuntamento ha rischiato di saltare. La sera precedente, alle 20, nella
camera dell'ospedale San Martino, dove era ricoverato il reporter di Indymedia, sono
entrati due agenti con un decreto di espulsione firmato da prefetto e questore, e
autorizzato dalla procura. Solo l'intervento del medico, che ha fatto presente come il
provvedimento non avesse efficacia poiché il paziente non era ancora stato formalmente
dimesso, ha evitato che Covell fosse, come è capitato ad altri, prelevato, portato in
aeroporto e imbarcato sul primo volo. «Diciamo che siamo rimasti stupiti dalle
circostanze della notifica» ha commentato l'avvocato Guiglia. L'allontanamento dal suolo
italiano, come per altre decine di manifestanti, viene motivato con rischi per l'ordine e
la sicurezza dello stato italiano. |