La Repubblica 26 luglio 2001

Folena: "Il governo ha fallito
è stato un esordio alla Haider"

"Sono dalla parte degli agenti, ma non di un esecutivo che ha dato l'ordine di sparare"
l'intervista

GIORGIO BATTISTINI


ROMA - Al suo primo impegno internazionale «Berlusconi ha fallito». Il G8 di Genova come, anzi peggio del G7 di Napoli nel ‘94. Un clamoroso flop d'immagine che rischia d'avvicinare questa maggioranza al ruolo della vecchia destra manesca, per niente moderna. Con un disastro d'efficienza, nella migliore delle ipotesi, sul piano interno. Pietro Folena, coordinatore dei reggenti della dirigenza Ds, la pensa così. E, dall'opposizione, non concede attenuanti al governo.
Sfortunato questo passo d'avvio del governo di destra. Quasi un imbarazzante bis sotto gli occhi del mondo...
"Con la differenza che l'altra volta Berlusconi poteva prendersela con la magistratura per l'assoluta eccezionalità di quella procedura. Stavolta no. Siamo di fronte a un doppio fallimento politico. Il primo, rimasto magari un po' in ombra, è sui contenuti. Penso a quelle 600 lire stanziate per ogni malato di Aids, a quella tremenda parola (‘inconveniente') usata da Berlusconi in tv a proposito dell'epidemia. Rivelatrice della filosofia "compassionevole" che muove la destra americana alla quale s'adegua il piccolo padre della destra italiana. Fallimento perché il rifiuto americano di Kyoto ha isolato gli Usa da Europa, Giappone e Russia. C'è infine un mutamento sostanziale di politica estera: Genova ha allontanato l'Italia dall'Europa, l'ha riavvicinata agli Stati Uniti".
Ha parlato di doppio fallimento?
"All'arretramento internazionale si somma la debacle interna. Rivelatrice dell'incapacità di governare una situazione che si sapeva complicata ma era largamente prevedibile. Il ministro Scajola aveva preso tre impegni solenni in Parlamento. Garantire il vertice, il diritto di manifestazione pacifica con isolamento dei violenti, la sicurezza in città. E' riuscito solo a garantire il vertice G8". La città è stata lasciata in balìa di se stessa e delle tute nere?"
Sospetta strane inefficienze nell'operato di polizia e carabinieri?
"Mi pongo enormi interrogativi. Molti di questi elementi violenti erano stati segnalati dai servizi di sicurezza. Mi domando come hanno fatto ad arrivare indisturbati coi loro furgoni carichi di materiali e probabilmente di armi. Ma soprattutto mi chiedo perché di fronte a decine di denunce che indicavano i rifugi delle tute nere da cui venerdì e sabato hanno preso le mosse per compiere le loro azioni in città le forze dell'ordine non sono intervenute, prima, in modo energico."
Teme complicità? Pensa a quei reparti speciali processati 25 anni fa e denunciati dall'allora capitano Margherito, incaricati allora d'infiltrarsi nei cortei?
"Complicità no. Mi pare un caso di assoluta inefficienza. Il governo ha seguito indicazioni precise: forte coi deboli, debole coi forti. Ed è un errore dire in tv ‘le vere tute nere hanno i gradi dei carabinieri' Non solo non è vero ma rischia d'essere una copertura a quanti vogliono avversarli. Ci vuole grande chiarezza, invece. Ci possono essere cattivi maestri, ma certo c'è stata assenza di buoni maestri anche in questi recenti anni di governo".
Avete chiesto le dimissioni del ministro Scajola, vi hanno accusati d'esser prigionieri della cultura dell'opposizione...
"Richiesta dettata dal fallimento nella gestione dell'ordine pubblico. La destra, quand'era all'opposizione, ha cominciato a chiedere le dimissioni dei governi di centrosinistra all'indomani delle elezioni del ‘96. E' evidente, qualcosa è andato fuori controllo, c'è stato un cortocircuito. Io resto, come Di Vittorio e Pasolini, anche dalla parte di poliziotti e carabinieri. Ma non con un governo responsabile degli scontri. Il sospetto è forte. Una mano politica ha coperto alcuni settori più politicizzati nelle forze di Ps. Da qui questa catastrofe senza precedenti in un Paese in cui da anni non c'erano più manifestazioni con morti in piazza. Lo dico con amarezza. Un esordio quasi alla Haider".