La Stampa
«Le cose alla Diaz non andarono così»
Venerdì 3 Agosto 2001

FIIRMAintervista
«Quando arrivò la squadra guidata da Canterini, dentro c’erano altri poliziotti: chi li aveva mandati? E perché nessuno lo sapeva? La ricostruzione che gira è falsa, l’ho scritto anche al Procuratore»

ROMA
L’AVVOCATO Carlo Taormina torna nella bufera. Il sottosegretario all’Interno non solo annuncia di voler assumere la difesa di Vincenzo Canterini, il comandante del reparto mobile di Roma che fece irruzione alla scuola ex Diaz - salvo poi rinunciarvi, quando il ministro dell’Interno gli comunica che quella difesa è «incompatibile» con la carica di sottosegretario - ma ribalta la versione ufficiale offerta anche dal ministro Scajola in Parlamento: «Nella scuola ex Diaz furono mandati in avanscoperta altri poliziotti, prima che partisse ufficialmente la perquisizione. Chi li comandava?».
Sottosegretario Taormina lei si è già rivolto alla Procura di Genova?
«Ho appena firmato l’informativa, a cui ho allegato la documentazione, e l’ho spedita al procuratore di Genova, via posta prioritaria. Ho letto le relazioni di servizio di tutti i singoli partecipanti alla perquisizione alla Diaz e posso dire che quando gli uomini del reparto mobile del comandante Vincenzo Canterini sono entrati, hanno trovato dentro già la polizia».
Ma come, lo stesso comandante Canterini ha ammesso che sono stati i suoi uomini a sfondare il portone per entrare nell’istituto.
«E’ vero, ma dentro hanno trovato altri colleghi. Diciamo che, lo metta tra virgolette, le operazioni erano già in corso da parte di altre forze di polizia il cui comando non si conosce».
Ma allora, cosa è successo alla ex Diaz?
«Qualcuno ha mandato questi poliziotti dentro la scuola, all’insaputa di tutti. Dopodiché, ufficialmente è stata data disposizione di andare a fare l’irruzione sfondando le porte, ma era tutta una presa in giro perché dei poliziotti erano già entrati. Questo non significa che chi è arrivato prima ha agito "aggressivamente", la sua potrebbe essere stata una risposta a un’aggressione».
I poliziotti mandati in avanscoperta erano in borghese o in divisa?
«Alcuni avevano i caschi e manganelli di servizio, altri indossavano la pettorina della polizia. E’ in atto il tentativo di far passare una ricostruzione dei fatti, che noi stiamo sventando, occultando il fatto che altri poliziotti erano già dentro l’istituto. Si vogliono attribuire le singole responsabilità al reparto celere di Roma. Capito?».
Nella sua informativa al procuratore di Genova, ha annunciato che intende assumere la difesa del comandante Canterini? Il ministro Scajola ha risolto la questione di un «eventuale conflitto d’interesse», invitandola a lasciare la difesa di Canterini.
«Nello stesso momento in cui ho annunciato che avrei assunto la difesa del comandante Canterini l’ho sospesa in attesa che il governo, la maggioranza e l’opposizione si fossero pronunciati nel merito, ritenendo di voler difendere un poliziotto che ha operato a Genova, e dunque la Polizia, lo Stato. Registrata l’incompatibilità, scelgo di svolgere l’incarico istituzionale. In ogni caso il mio incarico non sarebbe stato quello della difesa di un indagato, dal momento che Canterini non è indagato, come ha ribadito il procuratore Pellegrino, essendo stato sentito da Genova soltanto come persona informata sui fatti».
Come avrebbe potuto un sottosegretario di governo difendere un primo dirigente della Ps messo sotto accusa per i pestaggi alla ex Diaz?
«Il mio sarebbe stato un mandato di tutela della sua posizione rispetto a una ricostruzione dei fatti che potrebbe andare a suo danno».
Sottosegretario Taormina, secondo lei cosa è successo a Genova?
«Non c’ero, ma credo che emergano singole responsabilità. Sarà molto difficile fare chiarezza: a Genova si è lavorato perché tutto andasse per il meglio, anche la perquisizione alla ex Diaz è stata un’operazione fatta per garantirsi che qualcos’altro di peggio non accadesse. Ma nel corso della perquisizione, però, la situazione è degenerata. La magistratura dovrà valutare eventuali responsabilità da parte di chi ha dato le disposizioni sulla perquisizione».
Da sottosegretario, lei difende l’operato dei vertici della polizia, dal capo Gianni De Gennaro ai prefetti Andreassi e La Barbera?
«Mentre mi pare fuori discussione che nei singoli contrasti non sempre tutto sia andato per il verso giusto e, quindi, qualche manifestante ha avuto "qualcosa di troppo", per quello che riguarda le varie direttive impartite in qui giorni, bisogna capire chi le ha date e quali finalità avevano. Può esserci stato un eccesso nella loro esecuzione come un difetto nell’impartire l’ordine o nel controllo di quello che si faceva mentre l’operazione era in corso. Laddove dovessero risultare situazioni anomale, queste non potranno che essere valutate. Naturalmente non da me».