Corriere della sera 4 agosto 2001
«Il vertice Fao a Roma? Meglio a Nairobi»

Timori di disordini al summit dei capi di Stato a novembre. Berlusconi: con Genova abbiamo già dato

ROMA - «Capi di Stato e di governo provenienti da tutto il mondo si riuniranno a Roma nel novembre 2001 per fare il punto sull'attuazione del piano d'azione del vertice mondiale sull'alimentazione», informa tuttora il sito Internet della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni unite per il cibo e l’agricoltura. Ma presto quell’annuncio potrebbe cambiare. «Noi, con Genova, abbiamo già dato», ha detto giovedì scorso Silvio Berlusconi a Palazzo Madama quando è andato a salutare i senatori di Forza Italia. Chiederò che il summit si faccia da un’altra parte, ha spiegato. Appena l’intenzione del presidente del Consiglio, riferita già ieri dal Corriere , ha cominciato a suscitare reazioni stupite, il ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno ha dato un nome alla possibile destinazione alternativa: «Non capisco perché qualcuno si agiti contro la proposta di Berlusconi di spostare la conferenza a Nairobi». Sulla riunione fissata a Roma dal 5 al 9 novembre, alla quale sono invitati i capi di Stato o di governo di 185 Paesi, al momento nulla di nuovo risulta deciso. Convocarla nella capitale del Kenia, o in un’altra nazione in via di sviluppo, non spetta soltanto all’Italia. Sarebbe una scelta dettata soprattutto dalla volontà di valorizzare il ruolo dei Paesi poveri, è la versione della Farnesina.
«Sarebbe una sconfitta della democrazia e dell’immagine del nostro Paese, anche se il rischio di incidenti si porrebbe dovunque: a Göteborg, da noi o altrove», sostiene Fiorello Provera, leghista, presidente della commissione Esteri del Senato. «Significherebbe che in Italia non si ha più il diritto di riunirsi. Neanche la Fao, che ha sede a Roma», commenta il capogruppo della Margherita Willer Bordon. «Sconcertante», secondo il ds Gavino Angius.
Venne Fidel Castro nel vertice precedente, novembre 1996. Fu uno dei 112 tra capi e vice capi di Stato o di governo presenti a Roma. In teoria, dovrebbe tornare. Nel governo comunque circola il dubbio che la presenza del líder d ella rivoluzione cubana possa non bastare a tener buoni tutti i contestatori attratti da appuntamenti del genere. Benché i gruppi critici verso la globalizzazione non individuino nella Fao un avversario, come invece ritengono il G8, motivi di protesta potrebbero essere ravvisati nelle sue posizioni sui cibi geneticamente modificati.
Quando sono state annunciate le destituzioni di dirigenti della polizia dopo i pestaggi di Genova, giovedì, in un angolo della Camera l’argomento del summit di Roma si è affacciato subito durante uno scambio di battute scherzoso tra pochi deputati di Rifondazione e il ministro dell’Interno. «Li mettete da parte per mandarceli alla manifestazione che organizziamo a Roma in novembre?», ha domandato Graziella Mascia a Claudio Scajola.
Un’eccezione, la parentesi ironica. Il vertice del 1996 produsse l’impegno di dimezzare entro il 2015 il totale degli abitanti del mondo perseguitati dalla fame. «Il numero dei denutriti sta diminuendo al ritmo di otto milioni l’anno, molto inferiore al tasso di 20 milioni necessario per raggiungere l’obiettivo», sottolinea la Fao. In novembre si dovrebbe dare impulso all’azione dei 185 Paesi. Da dove?
Maurizio Caprara