Corriere della sera 2 agosto 2001
L’INTERVISTA / La replica a Cossutta: Bertinotti non c’entra con il Gsf

Agnoletto: senza di noi sarebbe stato il Far West

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
GENOVA - «Il mio amico Bertinotti? Non c’entra. Non c’entrano i politici, e tantomeno i partiti. Il Genoa Social Forum si gestisce in proprio. E io sono il portavoce, non il capo. Smettiamola di personalizzare. Prima e durante i giorni del G8, ogni decisione è stata presa di comune accordo, con i rappresentati delle numerose anime del movimento: da Pax Christi alle Tute bianche, passando per l’Arci, Lilliput, Legambiente...».
Vittorio Agnoletto non ci sta a prender bastonate (questa volta simboliche), anzi contrattacca, rivendicando i risultati ottenuti dal Gsf. Parte dalla coda, per dire che «sabato 21 luglio a Genova hanno sfilato pacificamente 200/300 mila persone. Nonostante l’altissima tensione, seguita ai tragici fatti del giorno prima». «Se vogliamo metterla sui numeri - nota - le frange violente rappresentavano l’1 per cento».
Cossutta, presidente del Comunisti italiani, in un’intervista al Corriere, ha accusato il Gsf di non aver saputo e voluto isolarle. Di più: ha chiamato in causa Casarini, leader delle Tute bianche, per le sue parole d’ordine non propriamente pacifiste.
«Piano. Toccava alle forze dell’ordine fermare e isolare i violenti del Black Bloc. Per quanto ci riguarda, abbiamo fatto la nostra parte: li abbiamo cacciati, e "disarmati". Uno dei nostri è pure finito all’ospedale con la testa rotta, per mano di una Tuta nera».
E Casarini con i suoi proclami di guerra?
«Un po’ di chiarezza, per cominciare: è stato lungo, faticoso, ma anche costruttivo, tenere insieme tante anime, idee, pratiche di piazza. Non è un mistero che certe dichiarazioni ad alto effetto mediatico delle Tute bianche a me e a molti altri non piacevano. Ciò premesso, il risultato finale è stato che nessuno è andato in corteo con armi improprie di alcun genere. Erano ammesse solo le protezioni corporali; i patti sono stati rispettati anche dal gruppo che voleva invadere la zona rossa. Ingenuità? Non abbiamo messo in conto l’azione fortemente repressiva, inaudita, di poliziotti e carabinieri. Avevamo chiesto a De Gennaro che le forze dell’ordine fossero disarmate, e il capo della polizia garantì: "Non si sparerà un colpo". Invece, a Genova sono spuntate le pistole».
Allude alla pistola del carabiniere che colpì a morte Carletto Giuliani?
«Non solo. Ci sono altre foto, scattate da Tano D’Amico e pubblicate dal "Manifesto", che testimoniano come già in corso Gastaldi, prima che a piazza Alimonda, era spuntata una pistola da una camionetta dei carabinieri».
Agnoletto, dove vuole arrivare?
«Se l’uccisore di Giuliani invoca la legittima difesa, altrettanto possono dire i manifestanti. Se è vero che alcuni dei nostri hanno reagito, con il lancio di oggetti, alle cariche violente, ai lacrimogeni ad altezza d’uomo, alle armi puntate, mi sembra che la medesima giustificazione valga anche per loro».
Dunque, nessuna autocritica?
«Con buona pace di Cossutta e di altri, le nostre garanzie sono state onorate: siamo andati in piazza disarmati, abbiamo rispettato i percorsi indicati. Di più: abbiamo tenuto sull’accoglienza, anche se dei 30.000 posti richiesti ne abbiamo avuti la metà. Dopo le violenze, dovevamo annullare il corteo di sabato 21 luglio? Che cosa sarebbe accaduto lasciando in libertà 200.000 persone? Non è tutto. Grazie alla credibilità del Gsf, non c’è stato il Far West: quel venerdì sera, in seguito alla morte di Giuliani, moltissimi erano pronti a invadere le piazze. Li abbiamo convinti a restare nei loro campi».
Quale futuro vede per il Genoa Social Forum?
«Sono ottimista. Il Gsf è vivo perché sta dentro la società, nel senso più ampio del termine. Questo movimento ha rimescolato le carte della sinistra; del centro-sinistra. Parte del mondo cattolico è con noi. Inoltre, vorrei ricordare che a Genova abbiamo organizzato un Public Forum, cui hanno partecipato autorevoli esponenti mondiali dell’antiglobalizzazione. Noi siamo protesta, e insieme proposta».
Marisa Fumagalli