Manifesto 24 luglio 2001 E
Fede si vendica in diretta
Manda un sms di accuse, il Tg4 diffonde il
numero del telefonino
CI. GU.
La legge sulla privacy? La deontologia del giornalismo? Andatelo a
raccontare a Sergio Falcone, romano con la "cattiva" abitudine di essere un po'
emotivo e di non farsi gli affari suoi quando qualcosa non gli va giù. Sergio il 20
luglio era attaccato alla televisione. Ha seguito passo passo quella terribile giornata di
Genova, ha saputo della barbara uccisione di Carlo Giuliani. Era incazzatisssimo.
Il giorno dopo si sintonizza sul Tg3 delle 14, e vede le cariche indiscriminate della
polizia. Alle 16 ha la malaugurata idea di dare una sbirciata al Tg4, tanto per sapere
come il notiziario diretto da Emilio Fede riportava i fatti di Genova. Sente Fede dare
degli assassini ai manifestanti, distorcere completamente, secondo lui, i fatti. Sergio ha
un cellulare Wap, e pensa di prendersi una rivincita, di dire la sua spedendo una e-mail
alla redazione del Tg4: "Assassino sarà Fede, servo del potere".
"Quel signore stava diffamando un intero movimento - si indigna ancora oggi Sergio -
so che non avrei dovuto farlo, ma ero davvero molto scosso". Che Emilio Fede sia
servo del potere oppure no, ecco come si è comportato. Con un bel sorriso ha diffuso in
diretta il numero di cellulare di Sergio Falcone, non dimenticando di citare anche nome e
cognome.
"Da allora non vivo più - racconta Sergio, molto preoccupato - ho ricevuto
telefonate terribili. Mi minacciano. C'è chi dice di essere di far parte di un gruppo di naziskin
siciliani, chi di essere un poliziotto o un carabiniere, chi di essere semplicemente uno
che mi vuole ammazzare. Ma come si fa a diffondere un numero di cellulare in diretta? E
come si fa a dire il nome e cognome di una persona?". Ovviamente basterebbe cambiare
scheda del telefono per essere lasciati in pace, ma la pubblicizzazione del nome di Sergio
lo lascia praticamente scoperto. E lui è terrorizzato, oltre che molto stordito perché
mai si sarebbe immaginato di finire in un incubo di queste dimensioni, per aver dato a
Fede del "servo del potere".
"Mi ha telefonato anche un funzionario della Digos, dicendomi che avevo sbagliato,
che non avrei dovuto farlo - continua Sergio - ma nel complesso è stato molto
gentile". Ora Sergio riceve anche telefonate di solidarietà, ma non ce la fa più,
ha sporto denuncia e sta raccontando la sua storia ai giornali per cercare di tutelarsi il
più possibile.
Intanto si è messo in contatto con alcuni avvocati: "Mi hanno detto che sono stato
incauto, che posso incorrere nel reato di diffamazione - dice - ma sempre meglio di questo
incubo". Quindi, forse, Sergio verrà incriminato per diffamazione. Ed Emilio Fede? |