La Repubblica 1 agosto 2001 Tra An e
gli uomini in divisa
un feeling che parte da lontano
La mappa dei leader in contatto con le forze di polizia
ALESSANDRA LONGO
ROMA - Novembre 1999, al governo c'è la sinistra. Gianfranco Fini si presenta davanti
al Cocer, ai rappresentanti sindacali di polizia e Forze Armate. Ascolta le loro lamentele
e poi li avverte: "Attenti, non fidatevi delle solidarietà occasionali e parolaie.
Voi siete servitori dello Stato ma Palazzo Chigi vi tratta come dei servi...». Anche
allora, come oggi, scoppiò la polemica. La sinistra accusò il presidente di An di
"sobillare" le truppe. "Se pensano che sia così facile condizionarli, vuol
dire che disprezzano questi uomini", fu la risposta.
Guai a toccare la destra sul tema della sicurezza e dell'ordine pubblico. C'è una sorta
di copyright difeso con le unghie e con i denti da attacchi esterni e interni. Quando
Forza Italia s'inventò il Security Day, dentro An si sentirono un po'scippati. Ora no,
ora il vecchio feeling è riemerso, l'associazione tra il partito della fiamma e i tutori
dell'ordine si è rafforzata. Mentre Berlusconi intratteneva i leader mondiali in mezzo al
caos di Genova, Fini, numero due del governo, si preoccupava di curare le relazioni
pubbliche con i carabinieri, dividendo con loro, a Forte San Giuliano, sede del comando
provinciale, un piatto di pasta scotta. Fuori l'assedio, le urla. Centinaia di migliaia di
manifestanti circondavano il quartier generale dell'Arma al grido di "Assassini,
assassini", senza nulla sapere dell' ospite presente in quelle stanze.
«Mica è colpa nostra se la sinistra non ha saputo coltivare rapporti con le forze
dell'ordine. Mica è colpa nostra se dentro An quasi tutti hanno fatto il servizio
militare mentre nella sinistra militano gli obiettori di coscienza, gente reduce da
travagli personali, che ha tirato le molotov, come D'Alema». Filippo Ascierto,
responsabile del dipartimento sicurezza di An, 21 anni nell'Arma, destinatario di
"sputi e sassate" negli Anni Settanta, la mette così: per la destra è una
questione di feeling, naturale, ce l'hanno nel Dna. "Ci sono partiti più o meno
sensibili ai temi della legalità e alla tutela di chi opera per difenderla",
minimizza Ascierto. Ieri il deputato di An ha fatto una dichiarazione a proposito della
giovane età del carabiniere coinvolto nella morte di Carlo Giuliani. Eccola: "Se al
posto suo ci fosse stato un altro con più esperienza, ne avrebbe ammazzato più
d'uno". Poi, a sera, la precisazione: "Ho usato un paradosso".
Nel partito si occupano di mantenere vivi i contatti, soprattutto con l'Arma. "Ma non
è che tifano tutti per noi. Nei Cocer dei carabinieri e delle Forze Armate ci sono molti
simpatizzanti della sinistra", tiene a precisare Mario Palombo, senatore,
vicepresidente della commissione Difesa, generale dei carabinieri con 40 anni di servizio,
una medaglia d'argento al valor militare conquistata a Genova per il suo comportamento
durante una rapina in banca: "Il rapinatore mi sparò tre colpi di rivoltella. In
quei momenti pensi: o io o lui. Anche il ragazzo nella camionetta assediata deve aver
avuto quel riflesso. Provo pietà per chi è morto ma cerco di compenetrarmi anche nello
stato psicologico di quel carabiniere...". E' An ad ispirare la linea dura? "Se
linea dura c'è, è di tutto il governo, non di Fini".
Ascierto, Palombo, e poi Gasparri. Dice Palombo: "Credo che Maurizio non abbia
nemmeno fatto il servizio militare, però suo fratello Clemente è generale dei
carabinieri...".
Luigi Ramponi, ex capo dei servizi segreti, e Alfredo Mantovano, magistrato e
sottosegretario agli Interni, completano la squadra di esperti esibita da An. Si segnalano
anche due new entries in Parlamento: il senatore Luigi Bobbio, già pm a Napoli, e il
deputato Edmondo Cirielli, ufficiale dei carabinieri. Promettono bene, assicurano al
partito. Quanto alla sinistra, dice Palombo, "peggio per loro se hanno scoperto le
Forze Armate solo quando sono andati al governo...". |