Manifesto 29 luglio 2001

Una foto in copertina
Celia, argentina: "terrorizzata dalla polizia italiana"

Siamo le quattro persone della foto comparsa sulla prima pagina del manifesto del 23/7. Ci presentiamo: Mario, socio attivo del gruppo di Amnesty International dell'Aquila, obiettore di coscienza e ora responsabile degli obiettori dell'Arci dell'Aquila. Nicoletta, socia attiva del gruppo A.I. dell'Aquila, impegnata fin dalla fondazione in associazioni per la tutela dei diritti dei minori e contro la violenza sulle donne. Celia, argentina, residente in Italia da una quindicina d'anni, durante i quali aveva capito che non era necessario cambiare marciapiede quando incontrava un poliziotto. Lorenzo, studente di 17 anni, scout cattolico a La Spezia. Insomma, quattro persone a caso tra le tantissime che manifestavano a Genova. Eravamo in corteo in corso Italia, nei pressi dell'incrocio con Via Rimassa, quando abbiamo visto che davanti a noi si verificavano degli scontri. Non potendo indietreggiare, ci siamo prima di tutto seduti a terra con le mani alzate: vicino a noi famiglie, persone anziane, ragazzi, persino due disabili sulle sedie a rotelle, tutti stretti tra una muraglia e il mare. A quel punto un gruppo di ragazzi vestiti di nero è entrato di corsa nel corteo e si è disperso tra la gente. La polizia dopo qualche istante è arrivata dietro di loro ma, senza neanche provare a inseguirli, si è immediatamente rivolta ai manifestanti "pacifici e colorati", ben distinguibili, colpendoli con manganelli e calci. A distanza di giorni, riguardando la foto, Celia ha capito perché, a differenza degli altri, era l'unica con gli occhi chiusi e il capo rannicchiato: gli italiani chiedevano spiegazioni. lei era tornata in un attimo in Argentina, a quando le spiegazioni non si chiedevano, non si davano, e basta.