La Repubblica 1 agosto 2001

Frattini: polizie senza padrone
sono un patrimonio di tutti

Il ministro difende Fini sul g8: "Era con i carabinieri? Dovere di vicepremier"

CLAUDIA FUSANI


ROMA - «E' inaccettabile che si dica che An cerca di usare apparati dello Stato. E' di una gravità sconcertante. Siamo al livello di perdita del controllo. E non posso pensare che l'ex presidente del consiglio o l'ex presidente della Camera non capiscano la gravità delle parole che usano».
Ministro Frattini, le accuse di Massimo D'Alema e di Luciano Violante nascono anche dal fatto che il vicepremier Fini e quattro parlamentari di An hanno passato il pomeriggio di sabato 21 luglio nella centrale operativa dei carabinieri al comando di Forte San Giuliano. Non lo trova curioso, proprio nel giorno in cui l'ordine pubblico a Genova picchiava persone a braccia alzate?
« Il vicepremier ha tutto il diritto di stare a Genova in un momento così delicato. Anzi, direi che ha il dovere istituzionale di farlo per dire alle forze dell'ordine: "Il governo sta con voi". Circa i quattro parlamentari, credo che abbiano voluto testimoniare la loro vicinanza e simpatia a poliziotti e carabinieri bastonati. Sono persone con nome, cognome e una storia. Ascierto, ad esempio, è un ex sottoufficiale dell'Arma che di sicuro ha sentito più di altri sulla sua pelle la difficoltà dei suoi ex colleghi impegnati così duramente e buttati allo sbaraglio».
Non potevano simpatizzare in un altro modo, evitando di stare nella centrale che è il luogo più delicato delle operazioni?
«Quello è il luogo più indicato anche per rendersi conto come funziona il sistema di gestione di un'emergenza come quella che era in atto».
Non crede che quella presenza possa essere stata fraintesa?
«Nessuno di noi ha incitato alla violenza contro i manifestanti. Lo dimostra che il giorno 19, quando c'è stato il primo corteo, non è successo nulla. Quello che ha detto Berlusconi, "Io sto con la polizia", è sottoscritto da tutti i ministri di questo governo. Noi abbiamo sempre contestato al centrosinistra di aver dimenticato in qualche caso il valore, l'onore e la dignità delle forze di polizia. Ma dire che noi riconosciamo questi valori, che stiamo con le forze di polizia e non con quelli che buttano le molotov, non vuol mica dire che usiamo le forze di polizia per scopi devianti».
Nessuno sta mettendo le mani sulla polizia?
«Ma ci mancherebbe altro, altrimenti avrebbero ragione quelli che ci dicono che siamo come il Cile di Pinochet. Le forze di polizia sono un patrimonio per tutto il paese».
Vada per lo stare con le forze di polizia. Ma che dire a quei cittadini, donne, ragazzi, bambini, che sono stati travolti dalle cariche e dai lacrimogeni? O a quelli che sono stati picchiati e arrestati senza motivo?
«Su questo è già stato molto chiaro Berlusconi quando ha detto "noi non copriremo nessuno e nessuna responsabilità". Chi ha sbagliato dunque pagherà. Ci sono punti di principio su cui non ci possono essere equivoci».
Fini aveva anche anticipato, prima del G8, che in caso di errori avrebbero pagato i capi delle polizie. Una valutazione non rasserenante....
«Ma giusta. Se hanno sbagliato pagheranno i capi delle polizie. Ci sono indagini in corso anche per questo».
Dunque, la presenza di politici e vicepremier nelle sale operative ha rassicurato e non esaltato le forze di polizia e chi le dirigeva?
«Sono state confortate e rassicurate. E' chiaro che le forze di polizia si sentano rassicurate da una maggioranza che non dice più agli uomini in divisa "prima prendete le botte e poi chiedetevi se dovete reagire"».
E' grazie a questa nuova sensazione che la gestione dell'ordine pubblico a Genova è stata un disastro? In fondo è l'unica cosa diversa visto che i dirigenti e la truppa sono gli stessi di tre mesi fa.
«Genova è stata una situazione inedita da tutti i punti di vista, abbiamo pagato una situazione non prevista».
Il presidente Ciampi chiede risposte certe al paese. Qual è il modo migliore?
«Affrontare con rapidità l'indagine parlamentare».
Basterà?
«C'è il dossier degli ispettori del Viminale e l'inchiesta penale. Ma io dico di più. Facciamo anche l'indagine sui black bloc. Si è globalizzata la protesta e allora provvediamo anche a globalizzare prevenzione e intelligence».
Fra gli errori messi in evidenza dagli ispettori c'è proprio la mancanza di informazioni da parte delle polizie europee e straniere.
«E' vero, ci sono arrivate liste con al massimo 600 nomi pericolosi. Avevamo previsioni, ma solo previsioni di quattromila persone di cui però non sapevamo nulla. Questo è stato il vero problema».