Corriere della sera 29 luglio 2001
Il governo frena sui vertici delle forze dell’ordine

An e Forza Italia: nessun repulisti, per ora De Gennaro resta, aspettiamo le indagini della magistratura

ROMA - Il giorno dopo l’ira è il giorno della frenata. Il governo, assicurano da Forza Italia e da An, non ha intenzione di procedere a un ricambio dei vertici delle forze dell’ordine, non è in procinto di sostituire il capo della polizia Gianni De Gennaro, non ha all’ordine del giorno un valzer di poltrone. E dunque le parole pronunciate venerdì da Silvio Berlusconi al Senato - i vertici delle forze dell’ordine non li ha nominati il centrodestra ma il governo che lo ha preceduto - non vanno interpretate come l’annuncio di un repulisti: «No, non significa assolutamente annunciare un ricambio ai vertici delle forze di polizia o dei servizi segreti», assicura il ministro della Funzione pubblica Franco Frattini.

ASPETTARE LE INDAGINI - E’ insomma questa la linea su cui si attesta il centrodestra. «Non si cambiano i vertici delle forze dell’ordine perché l’opposizione te lo chiede: sarebbe come dar loro ragione quando non ce l’hanno. Ci sono sei fascicoli di indagine aperti: aspettiamo che la magistratura faccia chiarezza e che le inchieste interne alla polizia si concludano e, poi, vedremo se davvero ci sono responsabilità e colpevoli da punire», confida Gianfranco Fini ai suoi, dando voce a tutti quelli che nella Cdl pensano che consegnare ora la testa di De Gennaro alla sinistra sarebbe «un cedimento alle loro tesi, un’ammissione di colpa». No, «noi non vogliamo un capro espiatorio», insiste il vice premier.
Non è solo a sostenerlo. Frattini sceglie quasi le stesse parole per spiegare che «una cosa deve essere chiarissima: noi non possiamo accettare che sia l'opposizione a dettare la linea del ricambio al vertice delle alte istituzioni di questo Paese». E per questo, aggiunge il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, «per ora non prendiamo decisioni: quali teste dovremmo far cadere oggi? Di chi? Per quali responsabilità, se ancora ci sono indagini in corso? Bisogna accertare lo svolgimento dei fatti». Insomma, aggiunge il portavoce di An Mario Landolfi, «un governo deve caratterizzarsi per la saldezza dei nervi, non per l’emotività». E il capogruppo di An, Ignazio La Russa: «Se i vertici della sicurezza li avessimo scelti noi, forse avremmo avuto più libertà di movimento...».


IL MESSAGGIO - E allora è deciso: per ora non si tocca nulla. E c’è chi, dal governo, spiega con chiarezza il perché: «Il messaggio l’abbiamo già dato, non c’è bisogno di fare altro. L’ha dato Berlusconi al Senato: noi a Genova abbiamo attuato un piano già esistente e non abbiamo cambiato nemmeno uno dei responsabili delle forze dell’ordine che aveva scelto l’Ulivo». E c’è anche chi nell’esecutivo ragiona che «liberarsi adesso di De Gennaro, dopo una settimana in cui non si sono prese le distanze e dopo che Scajola ha fatto proprie molte delle sue tesi, parrebbe tardivo». Parrebbe insomma un modo troppo spiccio e sospetto per respingere l’accusa che la sinistra muove al ministro degli Interni: sapeva e ha la responsabilità politica di quanto accaduto.


I DISTINGUO IN AN - E però anche nel centrodestra le voci non cantano tutte in coro. E proprio da Alleanza nazionale partono i distinguo più forti su quale deve essere la sorte dei vertici delle forze dell’ordine. Il primo a parlare della necessità di un «ricambio ai vertici» è stato venerdì il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri. Ieri gli ha dato ragione il presidente della commissione Esteri, Gustavo Selva: «Il ministro degli Interni non sapeva nulla della perquisizione alla scuola Diaz e non doveva saperlo. Ma quella perquisizione, a quanto mi sembra, è stata sbagliata e mal gestita e chi ha responsabilità deve pagare, in questo caso il capo della polizia. Se le indagini dunque confermassero che ci sono stati errori, mi aspetterei subito le sue dimissioni».
Parole che sembrano incrinare il fronte, ma che restano al momento isolate: «Sono posizioni personali - assicurano da An - e probabilmente anche trasversali agli schieramenti».
Paola Di Caro