I
poliziotti: frettolosa linchiesta del ministro
Il disagio dei sindacati.
«Pronti ad andare dai giudici, è sbagliato mettere sotto accusa interi reparti»
- ROMA - I poliziotti genovesi e i loro dirigenti si sentono «sotto botta» perché, dopo
essere stati commissariati dai vertici romani, ora rischiano di pagare il primo conto per
tutti. I «celerini» del reparto mobile di Roma, il gruppo scelto che si è preparato per
mesi e mesi allappuntamento del G8, non ci stanno a passare per i manganellatori di
giovani inermi mentre a colpire i dimostranti distesi a terra erano altri colleghi. I
funzionari pescati qua e là dalle squadre mobili di mezza Italia, per essere dirottati
sul vertice di fine luglio, avvertono che non faranno da parafulmine. Gli agenti il cui
cuore batte a sinistra sono realmente affranti perché a Genova «si è spezzato il
rapporto di fiducia con la società civile». Le élite della polizia di prevenzione e
dello Sco per ora stanno a guardare. Disagio, sgomento, discussioni accese e anche qualche
vecchio conto in sospeso che ora potrebbe essere regolato. Ha mille facce il malessere
montante nella polizia. E lesito delle varie inchieste sulla «guerra» di Genova
ora viene vissuto a tutti i livelli come una prova cruciale per i futuri assetti dellintero
apparato.
E, paradossalmente, tra agenti e capi crea più senso di smarrimento linchiesta
interna, quella ordinata dal ministro Claudio Scajola e affidata dal prefetto Gianni De
Gennaro ai tre superispettori, dei fascicoli che la magistratura genovese ha aperto per
ora contro ignoti: «Lindagine amministrativa andava fatta solo a conclusione del
lavoro della magistratura», spiega il segretario nazionale del Sap Filippo Saltamartini.
Che si sbilancia anche su una possibile inchiesta parlamentare: «Ben venga. Non per
mettere sotto accusa la polizia ma per discutere seriamente di ordine pubblico, di
addestramenti, di attrezzature e di preparazione culturale del personale».
Se si parte dal basso, sincontrano dunque gli agenti del reparto mobile di Roma
guidati dal dirigente Vincenzo Canterini. Per la loro difesa dufficio si fa avanti
Oronzo Cosi, il segretario nazionale del Siulp, che definisce linchiesta interna al
Dipartimento «certamente tardiva e anche un po frettolosa: nelle immagini
televisive che hanno fatto più scalpore non mi sembra che si vedano le divise del reparto
mobile. Il personale inquadrato in quelle sequenze va sì individuato con molta precisione
ma, per favore, non mettiamo sotto accusa interi reparti». Va avanti Cosi, che si schiera
dalla parte degli agenti e dei dirigenti genovesi: «Ma come si può tirare in ballo la
questura di Genova che di fatto è stata commissariata con larrivo in città di
decine di migliaia di agenti?».
Le prime indiscrezioni sullinchiesta interna lasciano lamaro in bocca a
Giovanni Aliquò, segretario dellassociazione funzionari di polizia: «Se verrà
confermato che ad essere colpito è solo il livello intermedio lasciando fuori chi aveva
responsabilità più alte, noi siamo pronti a fornire allautorità giudiziaria altri
elementi che possono ristabilire lesatta cornice delloperazione di polizia
giudiziaria» svolta alla scuola «Diaz».
Ma al termine di unaltra giornata sofferta è Claudio Giardullo, segretario
nazionale del Silp-Cgil, a porre al centro dellattenzione una questione nevralgica:
«Cè voglia di ristabilire un rapporto di fiducia con la società civile. Questa
polizia ha assicurato la sicurezza democratica in questi ultimi ventanni, ha fatto
la lotta alla mafia e al terrorismo con il consenso degli italiani. A Genova, invece, cè
stata una frattura. Che ora bisogna colmare».
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Dino
Martirano |
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