La Stampa 4 agosto 2001

 

«Le rimozioni? Fuori tempo»
Sabato 4 Agosto 2001

NEL QUARTIER GENERALE DEGLI «SBIRRI»: LA COMMISSIONE, UN RING
Il "collega": ecco perché Scajola ha sbagliato

ROMA
SI lasciaandare a uno sfogo, uno dei migliori «sbirri» della polizia: «Come vede siamo sempre qui, eppure... verrebbe la voglia di andare in ferie, con la famiglia..». E’ il giorno dopo l’operazione chirurgica, «dolorosa ma necessaria», del ministro dell’Interno, Claudio Scajola, che ha rimosso dai loro incarichi Ansoino Andreassi, il vicario del capo della polizia, e il responsabile dell’Antiterrorismo e della Prevenzione, Arnaldo La Barbera. In tutto quell’arcipelago di palazzi che è il Viminale, il clima, per dirla eufemisticamente, «non è certo dei migliori».
Il giorno dopo la decisione di Scajola, approfittando di un momento di pausa, un «dirigente» di primo piano prova a ragionare su quello che è accaduto nei giorni del G8 e nella settimana che si è conclusa con i provvedimenti del ministro. Naturalmente, la prima domanda che tutti si pongono, oggi, è se l’oggettiva «debolezza» del capo della polizia, Gianni De Gennaro, può preludere a una sua sostituzione ai vertici del Viminale. Dunque, l’interlocutore risponde a questo interrogativo non lasciando cadere l’ipotesi di un cambio al vertice, legandola, però, a una precisa volontà politica: «La questione De Gennaro, oggi, è relegata a problema di incapacità di gestione dell’ordine pubblico sul territorio. Bisogna attendere gli approfondimenti delle inchieste amministrative e della Procura di Genova che potrebbero far emergere accanto a responsabilità individuali incapacità indirette. Naturalmente, si dovrà aspettare anche l’esito dell’indagine conoscitiva parlamentare, che dovrebbe rispondere a queste domande: la strategia messa in campo a Genova è stata fallimentare? Cos’è che non ha funzionato? Dove si è sbagliato? Il capo della polizia non ha saputo essere all’altezza dei problemi? Il ministro Scajola non doveva trattare con il Gsf?».
Non è più tempo di sfoghi, l’amarezza lascia il campo a una valutazione, il più possibile fredda, dei fatti. E il «dirigente» del ministero dell’Interno, abbozza una sua lettura sulla rimozione dei vertici del Viminale: «A seguito delle relazioni dei tre ispettori mandati a Genova - Micalizio, Cernetig e Montanaro - il ministro Scajola ha "cacciato" i prefetti Andreassi e La Barbera. Con questa decisione, il ministro si assolve da ogni responsabilità politica per quello che è accaduto a Genova, individuando le responsabilità solo a livello esecutivo. La rimozione del vicecapo vicario della polizia e del responsabile dell’ex Ucigos avviene sulla base dell’inchiesta dei tre ispettori che, come si sa o si dovrebbe sapere, sono dirigenti di grado inferiore rispetto ai prefetti Andreassi e La Barbera. Con questa decisione del ministro, De Gennaro è uscito dal "processo". Se poi il governo dovesse sostituirlo, questa decisione esulerebbe dalla valutazione sui fatti di Genova».
Non è un mistero che la poltrona del capo della polizia è stata sempre al centro di uno scontro tra due realtà, due componenti del ministero: quella prefettizia e quella della polizia. Al Viminale si sottolinea che gli ultimi tre capi della polizia vengono tutti dalle fila della polizia: Vincenzo Parisi, Ferdinando Masone e Gianni De Gennaro. Non è un mistero che a questa poltrone hanno aspirato (e aspirano) gli attuali prefetti di Milano, Bruno Ferrante, e di Firenze, Achille Serra (dato in pole position anche per il vertice del Sisde). Il «dirigente» del Viminale non si sbilancia e aggiunge, a proposito dell’«indebolimento» oggettivo di De Gennaro: «Bisogna attendere le nomine del vicecapo vicario e del responsabile dell’ex Ucigos per capire il destino del capo».
Il nostro interlocutore ritiene che l’iniziativa del ministro Scajola di punire Andreassi e La Barbera è arrivata fuori tempo massimo: «Sarebbe stata una scelta dolorosa ma giusta se fosse stata presa una settimana fa, perché avrebbe anche contribuito a "sgonfiare" un clima politico aspro: la commissione bicamerale che si occuperà dell’indagine conoscitiva sui fatti di Genova si trasformerà in un ring. La sinistra se la prenderà con le forze dell’ordine e con il governo, la maggioranza con Rifondazione, che sarà accusata di essere stata dalla parte dei manifestanti violenti».
Il lavoro dei tre ispettori non è concluso: si attendono le sue ricadute in termini di provvedimenti disciplinari. Il «dirigente» del Viminale non nasconde una preoccupazione: «Subito dopo i fatti di Genova, i dirigenti e i vari funzionari hanno redatto le loro relazioni di servizio per spiegare cosa era accaduto. Sulla perquisizione alla ex Diaz, per esempio, il comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, aveva spiegato che nel momento dell’irruzione aveva trovato una resistenza da parte degli occupanti dell’edificio. Ma lo stesso Canterini, poi, per difendersi, ai magistrati di Genova ha raccontato che quando entrò alla ex Diaz trovò in azione altri poliziotti. Due versioni contrastanti, e il rischio per Canterini è che si ritrovi indagato per falso ideologico».
In queste ore, i rappresentanti sindacali della polizia hanno dato voce a un diffuso malumore tra la base: perché si è colpita la polizia e non le altre forze, carabinieri e Finanza, che pure hanno fatto ordine pubblico a Genova? «Il ministro Scajola è stato correttissimo - spiega un altro dirigente del Viminale -, perché ha punito i vertici operativi della Ps. Non c’è alcun dubbio che la gestione sul campo dell’ordine pubblico è affidata al questore, che la responsabilità generale è del Dipartimento di Ps. Altro discorso, ma questa è materia che compete all’autorità giudiziaria, sono le responsabilità individuali, dei dirigenti, funzionari, operatori delle forze di polizia».
La «lezione» di Genova può servire anche a una riflessione più generale: se negli Anni 70 e 80 si è formata una leva di «sbirri», poliziotti e carabinieri, sulla lotta al terrorismo e negli Anni 90 sulla lotta alla mafia, adesso si deve attrezzare sui temi della gestione dell’ordine pubblico. «Non partiamo dall’anno zero - riflette l’interlocutore -, intanto ai prefetti è delegata la capacità di gestione dell’ordine pubblico, di mediazione, di raffreddare i conflitti. Altro discorso riguarda la capacità di gestione dell’ordine pubblico in piazza. Abbiamo queste professionalità? Penso di sì, anche se in una misura minore rispetto al passato. Oggi l’ordine pubblico è qualcosa di diverso da quello degli anni caldi, ha il connotato di guerriglia urbana, ha un modello di riferimento negli "hooligans". E devo dire che in materia di ordine pubblico negli stadi siamo abbastanza preparati. La difficoltà sta solo nel trasferire "mentalmente" questa capacità di gestire l’ordine pubblico negli stadi all’esterno, nella piazza».