La Stampa
Martedì 31 Luglio 2001
LA VISITA NELLA PRIMA GIORNATA DEL
VERTICE: «NON SO DEFINIRLA SE NON COME AZIONE DI GUERRA»
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GENOVA
SONO un testimone diretto di quell’azione che non so definire in altro modo se
non di guerra: il tentativo, in parte riuscito, di disturbare le frequenze radio delle
forze di polizia. Ero presente e mi riservo, quando riterrò opportuno, di rivelare dove,
come e quando questo atto di guerra è avvenuto. Anzi, glielo dico, pregandola di non
scriverlo: mi trovavo, con il mio collega parlamentare Ascierto, che è un carabiniere, al
Comando provinciale di Genova dei carabinieri. Questo episodio è accaduto venerdì, il
primo giorno degli scontri al G8. L’ora? Era nella tardissima mattinata, forse nelle
prime ore del pomeriggio. A che titolo stavo lì? Eravamo in delegazione e siamo rimasti
bloccati al Comando provinciale, per via dei cortei e degli scontri».
Giorgio Bornacin è un deputato genovese di Alleanza nazionale. Nei giorni scorsi, dopo
aver denunciato al Tg1 e al Tg3 l’episodio delle «interferenze sulle onde radio
delle forze di polizia», è stato bersaglio di minacce. E ora ha il dente avvelenato per
la piega che ha preso il dopo-Genova: «Per fortuna che ieri (l’altro ieri, ndr) il
presidente Berlusconi ha ribadito che a Genova sono entrati in azione gruppi di violenti.
Se anche le forze dell’ordine hanno ecceduto io non lo so, accertarlo compete alla
magistratura. Diamine, non si può fare "disinformatia", tipica dei tempi dell’Unione
Sovietica, per cercare di ribaltare la verità».
Qual è la verità, onorevole Bornacin?
«Che il giovedì pomeriggio precedente all’apertura del vertice del G8, si è svolto
a Genova un non piccolo corteo, almeno venti-venticinquemila manifestanti, il corteo dei
migrantes. E non è successo nulla, nessuna violenza dei manifestanti né tantomeno delle
forze dell’ordine. Quando venerdì c’è stato il corteo non autorizzato, il
teatro degli incidenti si è sviluppato a cinquanta metri in linea d’area dalla
scuola ex Diaz. Se qualche agente ha ecceduto in atti di violenza lo accerteranno l’ispezione
del Viminale e la magistratura. Io so, invece, che per tutto il venerdì i manifestanti
hanno tentato di isolare i singoli poliziotti o carabinieri, o i singoli mezzi delle forze
dell’ordine, per poi aggredirli, come si è visto».
E in quei frangenti, lei, da un osservatorio privilegiato ha assistito a un tentativo di
interruzione dei canali di frequenza dei carabinieri. Dove è successo lo ha già
spiegato. Può precisare cosa è accaduto?
«Per fortuna i carabinieri sono riusciti a ripristinare quasi subito le comunicazioni che
saltavano, venivano disturbate o erano impedite. Ma dopo che in televisione ho denunciato
questo episodio, sono stato minacciato di morte».
Onorevole Bornacin, può essere più chiaro? Cosa le è accaduto?
«Per due volte hanno chiamato a casa di mio fratello, il mio numero telefonico non
risulta dall’elenco, e una voce di una persona anziana ha fatto minacce di morte.
Poi, ieri sera (l’altra sera, ndr), dopo che era andata in onda una mia intervista
sul Tg3 Liguria, verso le 22,30 è arrivata una telefonata a mia madre: "Siamo agenti
della Digos. Dica a suo figlio di stare attento al c... , ma anche lei stia
attenta"».
E lei cosa ha fatto?
«Naturalmente sono andato dal questore a denunciare gli episodi».
Ha qualche idea su chi possa essere stato?
«Chi l’ha fatto si è tradito. Mio fratello ha l’identificatore per cui è
apparso il numero chiamante: era un cellulare. Lo stesso che ha richiamato mio fratello e
mia madre. E il numero, naturalmente, l’ho passato al questore».
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