Corriere della sera 3 agosto 2001

 

GLOBALIZZAZIONE Proposte concrete U tili idioti e alleati ...

GLOBALIZZAZIONE Proposte concrete
U tili idioti e alleati inconsapevoli di Bertinotti e Agnoletto. Un cattivo servizio alla Chiesa e ai poveri. In sintesi queste le conclusioni a cui giunge, seppur con parole più garbate, l'editoriale di Angelo Panebianco ( Corriere , 30 luglio). Un po' troppo per chi, come noi, ha deciso di prendere parola e di non stare alla finestra prima, durante e dopo il G8.
Siamo infatti tra i tanti che hanno promosso la manifestazione del 7 luglio. Forse è sfuggito, al pur autorevole commentatore, che molti movimenti cattolici - più di 60 associazioni e congregazioni religiose - due settimane prima delle giornate del vertice di Genova hanno presentato un «Manifesto» con giudizi, scelte e contenuti non assimilabili a certo anti-occidentalismo di maniera.
Lo ripetiamo per l'ennesima volta: non siamo contro la globalizzazione e i capi di Stato del G8 avevano ed hanno tutto il diritto di riunirsi come e quando vogliono. Altro è ciò che si chiede: regole chiare e il governo democratico di un processo - la globalizzazione - che sta trasformando il pianeta. Ci sono rischi gravi in quello che sta avvenendo. Giovanni Paolo II ha parlato addirittura di neocolonialismo qualora non si affermi un'etica e conseguentemente una politica capace di tutelare alla stessa maniera i diritti di tutti i cittadini del pianeta, specialmente dei più poveri.
Il Manifesto contiene diverse proposte concrete. Fra queste il mantenimento dell'impegno a finanziare con lo 0,7% del Pil dei Paesi ricchi lo sviluppo delle nazioni del Sud del mondo, la disponibilità dei medicinali a costi accessibili per tutti, la cancellazione effettiva di tutto il debito dei Paesi poveri e non solo della sua quota più antica, la regolamentazione del mercato finanziario con l'introduzione di strumenti del tipo della Tobin Tax.
Sono richieste condivise anche da molti che hanno manifestato pacificamente a Genova nei giorni del vertice, ma che hanno trovato scarso ascolto nel G8 o risposte del tutto insufficienti. Non per questo è stata offerta alcuna patente di legittimità etica e politica al Gsf. E ciò per quattro ragioni: la quasi totalità delle organizzazioni firmatarie del Manifesto non hanno aderito alle manifestazioni previste nei giorni del summit; le stesse hanno invece preso un’autonoma iniziativa - il 7 luglio - proprio perché giudicavano problematica la gestione di manifestazioni pubbliche in una città assediata e troppo alto il rischio di violenze; erano state denunciate le ambiguità che regnavano sotto il cappello delle 800 sigle aderenti al Genoa Social Forum; era stato considerato sbagliato e fuorviante l'assalto alla mitica zona rossa. Consideriamo ora irresponsabile e ideologica la strumentalizzazione che alcune forze politiche stanno facendo delle giornate di Genova e siamo in totale disaccordo con quell'«abbiamo vinto» pronunciato da Agnoletto sabato 21 luglio, perché di fronte a un giovane morto, ai feriti, a una città offesa, a comportamenti impropri e irragionevolmente violenti della polizia, nonché ai risultati miserrimi del vertice del G8, non sappiamo di quale vittoria si possa parlare.
Panebianco poi ci attribuisce un potere che non abbiamo: quello di aver spinto il governo a trattare con il Genoa Social Forum. Il governo ha scelto quella strada, noi un'altra: tant'è che, sotto l'egida del Forum del Terzo Settore, il 14 luglio alcuni di noi hanno incontrato il ministro Ruggiero. Un incontro all'insegna del dialogo conclusosi con l'accettazione da parte di Ruggiero di buona parte delle nostre proposte: istituire un tavolo di consultazione con il Forum del Terzo Settore; mettere mano ad una nuova legge sulla cooperazione internazionale; sostenere con la prossima legge finanziaria l'aumento della quota del Pil per lo sviluppo e studiare insieme l'applicabilità e l'efficacia della Tobin Tax.
Insomma abbiamo agito e preso delle decisioni non solo sulla spinta delle ragioni del cuore, ma sulla linea del magistero della Chiesa esercitando un'autonoma responsabilità laicale. Tra l'altro era la prima volta che un numero così vasto di movimenti e associazioni prendeva una comune iniziativa e non casualmente è giunto l'incoraggiamento del Papa nell'Angelus dell'8 luglio. Bollare questo comune sentire sotto l'etichetta «catto-comunista» significa voler scagliare un giudizio sulla realtà come esorcismo per evitare di esaminarla e comprenderla.
Abbiamo voluto fare la nostra parte, consapevoli altresì che non è un evento - Seattle o Genova - che fa cambiare le cose, ma la paziente e quotidiana fedeltà ai propri principi ideali come sorgente per le opere della solidarietà e per l'azione sociale e politica. Ha ragione il card. Tettamanzi: non basta il volontariato e la vicinanza con i poveri; per ottenere risultati duraturi nel governo democratico della globalizzazione occorre anche l'azione politica. Il mondo non si ferma a Genova. Neppure noi.
Luigi Bobba
Presidente nazinale Acli
Riccardo Bonacina
Direttore di «Vita
»
Gianluca Fiori

Presidente Gioc
Gioventù operaia cristiana

Claudio Gentili
Presidente Masci Movimento adulti scout

Agostino Mantovani
Presidente Focsiv
Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario

Sergio Marelli

Direttore Focsiv

Franco Marzocchi
Presidente Federsolidarietà
Edoardo Patriarca Presidente Agesci Associazione dei
Boy Scout cattolici

Felice Scalvini

Vicepresidente
Confcooperative