La Stampa
L’Ulivo: spostare il vertice Fao è infantile
Martedì 7 Agosto 2001

Malumore in An. Selva e Fisichella: bisogna tener duro e farlo a Roma

ROMA
Nella coalizione di governo, mentre ancora incerta è la decisione finale sullo spostamento ad altra città (Dakar, forse) del summit mondiale della Fao sull’alimentazione, si apre un varco critico. A sorpresa, viene da Alleanza Nazionale. Non c’è solo Domenico Fisichella, il vicepresidente del Senato che fu il vero autore di quella che fu la «svolta di Fiuggi» a lanciare l’allarme, «Se rinunciamo ci dimostriamo deboli come Stato, dimostriamo di non avere fiducia nelle forze dell’ordine». Il professore è stato sempre, in An, uno spirito libero, e di certo peserà la sua osservazione che «quella internazionale rimane l’arena nella quale gli equilibri di forza hanno la loro importanza, uno Stato che si dimostra debole ne paga poi le conseguenze». Ma a dimostrare che il partito di Fini spinge per la «tenuta» del governo proprio su quella scena scende in campo Selva, «capisco le preoccupazioni di Berlusconi, ma non dobbiamo dare soddisfazione ai violenti». E Mantovano, uno dei quattro colonnelli finiani, «lo spostamento del vertice è «solo un’ipotesi allo studio». Insomma, nessuna decisione è stata presa e, fanno sapere da via della Scrofa, «a leggere bene le dichiarazioni del ministro Ruggiero», si capisce anche che forse non se ne farà nulla. Perché in effetti il responsabile della Farnesina sostanzialmente si limita ad osservare che «non bisogna offrire una platea ai violenti».
Ma intanto, come non trascura di rilevare l’ Osservatore Romano , la polemica tra maggioranza e opposizione trova ulteriore alimento, e per il centrosinistra è gioco facile affondare il coltello. Dichiarazioni durissime come quella di Franco Bassanini: «Cedere sul vertice è come trattare con le Br». O del diessino Guido Calvi: «Questo governo è colpito da infantilismo politico».
«L’Italia non sta facendo una bella figura, se il nostro paese dovesse dichiarare al mondo che non è in grado di ospitare il vertice di un organismo come la Fao non sarebbe una buona prova da parte nostra», dice Walter Veltroni. «Non possiamo dire ai cittadini di Roma che non siamo in grado di garantire loro la sicurezza» è il ragionamento del sindaco.
Ma lo spettro del terrorismo Anni Settanta non è evocato solo dall’opposizione, ieri era ministro della Funzione pubblica Franco Frattini il primo a parlare in un’intervista il rischio di un «autunno caldo». E’ soprattutto l’area cattolica che fa capo ai popolari: con un editoriale sul Popolo di Giovanni Galloni e un’uscita del segretario Pierluigi Castagnetti si è ricordato che «una politica dell’ordine pubblico è possibile e vincente solo se maggioranza e opposizione si trovano d’accordo». L’idea che fu vincente, è la chiosa, proprio con il terrorismo duro.
Il parallelismo con gli anni di piombo la dice lunga su quanto poco sia strumentale la polemica politica, e quanto alte le preoccupazioni. Inoltre, la via bipartisan indica che è possibile tenere il vertice Fao a Roma, garantendo anche sicurezza. «Tenere a bada i facinorosi è possibile. Roma ha già ospitato vertici importantissimi, non possiamo regalare la città ai violenti» ricorda Francesco Rutelli. Veltroni, è tornato a ricordare che la città è onorata di ospitare il summit, e che spetta «al governo italiano il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini così come il governo degli Stati Uniti la garantisce in occasione dell’assemblea generale dell’Onu». E il presidente della Regione Lazio, che solo ventiquattr’ore fa sosteneva a spada tratta l’idea berlusconiana dello spostamento, ieri si univa al collega di partito presidente della Provincia di Roma per innescare una parziale retromarcia. Storace e Moffa, entrambi di Alleanza Nazionale, si augurano che «non ci sia un replay del G8», si limitano a chiedere di «evitare manifestazioni di piazza».
A parte i radicali, che tornano a proporre la sede Internet anche per questo summit internazionale, e Rifondazione comunista che per bocca di Giovanni Russo Spena sottolinea la contraddizione di voler spostare un vertice Fao da Roma per mantenerne uno della Nato, e sullo scudo spaziale, a Napoli, sono i sindacalisti della Uil e della Cisl a sottolineare che il vertice si dovrebbe tenere in Italia, e in tutta sicurezza.