Manifesto 26 luglio 2001

Insecurity day
L'irruzione di sabato notte getta la giustizia in un buco nero. Per Vittorio Borraccetti (Md) il governo cerca la separazione tra pubblici ministeri (indipendenti) e polizia giudiziaria (dipendente dal ministero dell'interno). In un aria da stato di polizia, i tanti "security day" elettoral-berlusconiani stanno diventato realtà
BRUNO PERINI

Lo spettro si chiama stato di polizia. Uno delle strade che il governo sta intraprendendo per resuscitarlo è la separazione tra polizia giudiziaria e procure. Genova insegna. Per chi c'è stato, tornano ossessive le immnagini di quella notte "cilena", con i corpi di polizia che si muovevano senza controllo, come in uno stato autoritario sudamericano. Per chi non c'è stato, quelle immagini fanno tornare alla mente le parole di Silvio Berlusconi a uno dei tanti security day preelettorali, i suoi progetti di separare polizia giudiziaria e pubblici ministeri, di dare più "autonomia" alla polizia allo scopo di lasciarla totalmente nelle mani del ministro degli interni.
Quei progetti oggi rischiano di diventare pratica concreta dell'esecutivo guidato dal cavalier Berlusconi. Tanto che chi si oppone, come il pm Pinto di Genova, al costituirsi della polizia come corpo separato viene allontanato dalle indagini. La relazione del ministro della giustizia, Roberto Castelli, come hanno osservato ieri esponenti del Csm, vola basso su questi temi, li sorvola appunto. Ma dietro quel low profile, si nascondono trappole pericolosissime.
Vittorio Borraccetti, ex segretario di Magistratura democratica ed ora procuratore aggiunto dell'Antimafia, mette in guardia proprio dalla filosofia apparentemente minimalista del governo in materia di giustizia: "Io temo che il governo di volta in volta metta a segno un progetto: oggi l'abolizione di fatto del falso in bilancio, domani una maggiore separatezza tra pm e polizia giudiziaria. In mezzo, tra l'altro, ci stanno poi altre cose gravi...". Per esempio? "Direi che in materia di antimafia si sta studiando una forma di controllo dell'autorità giudiziaria. Come? Per esempio introducendo l'obbligo che l'Antimafia dopo sei mesi consegni alla commissione antimafia i materiali d'indagine. Non è una forma di controllo questa? Per quanto riguarda i rapporti tra procure e polizia giudiziaria, poi, si stanno verificando alcuni fatti preoccupanti, frutto tra l'altro del pacchetto sicurezza varato dal centro sinistra. Il vecchio codice penale stabilisce una supremazia funzionale del pm sulla polizia giudiziaria. Recenti provvedimenti, giustificati in malafede dall'idea che la polizia sarebbe poco autonoma, hanno allentato i termini entro cui la polizia giudiziaria deve rispondere al pubblico ministero. Questa è una deriva pericolosissima perché modifica soprattutto il quadro giuridico culturale. Se passa l'idea che la polizia giudiziaria può agire in modo autonomo dal pm, sono guai".
Tornano le immagini di Genova. E almeno su un punto la magistratura italiana sembra trovare un accordo: quello è il primo caso concreto di forte separatezza della polizia dai procuratori. Il buco nero sta proprio lì, dicono in molti, durante quel terribile sabato notte. "Se si lavora sulla separazione i risultati sono inevitabili. A Genova si sono violate in modo clamoroso alcune norme del codice di procedura penale: dai diritti alle persone, ai diritti di difesa di chi viene perquisito fino al diritto di informazione dei familiari". Vengono in mente le urla di Silvio Berlusconi e dei suoi soci contro la violazione dei diritti durante i processi di tangentopoli. Sui fatti di Genova nessuno degli esponenti di Forza Italia si è alzato a gridare giustizia. "Le dirò una cosa. Nel nostro paese - dice ancora Borraccetti - i poteri di polizia sonoi già ampi. E' chiaro che si vogliono le mani libere ma bisogna sapere che in questo modo si imbocca una strada che non ha paragoni in Europa. Devo ribadire, tra l'altro, che l'enfasi di Berlusconi sulla polizia e sul suo ruolo è stato condiviso dal centro sinistra".
Alla procura di Milano, dove sono ancora in corso processi contro Silvio Berlusconi e temono che la "vendetta" prima o poi arrivi, nessuno vuole commentare la politica giudiziaria del premier-imputato e tanto meno i tentativi di separare polizia giudiziaria e pm. Ma se si chiacchera off record con qualche magistrato vengono alla luce timori atavici: "Con una politica dissennata come quella annunciata da Berlusconi in materia di giustizia si rischia di andare a uno scontro tra corpi dello Stato e incancrenire la democrazia italiana. E' probabile che questo governo per evitare lo scontro con le procure tenti di impoverire il ruolo del pm allentando i rapporti con la polizia giudiuziaria ma anche questa è una strada che porta verso zone grigie".
Ieri l'Associazione nazionale magistrati ha manifestato intanto preoccupazione anche per altri problemi della giustizia, così come sono emersi dalla relazione del Guardasigilli. La prospettata abolizione del ruolo centrale del giudice nel processo civile; il perseguimento della ragionevole durata del processo penale attraverso termini perentori di decadenza; la previsione dell'inserimento di una componente non togata nei consigli giudiziari; la previsione di una incompatibilità per il magistrato che passi dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti (o viceversa) ancorata da un dato formale.