La Stampa
Il procuratore Lalla ha cominciato gli interrogatori «eccellenti» «L’operazione è stata gestita all’interno della questura genovese Non è detto che ci siano due verità rigidamente contrapposte»
«La polizia intervenne dopo un’aggressione»


di Alessandra Pieracci
1 agosto 2001

GENOVA «Prima finiremo di sentire i dirigenti e i funzionari che fanno parte del gruppo di persone che hanno partecipato all’operazione della scuola Diaz, poi valuteremo la forma di deposizione dei singoli agenti. Andrò avanti fiducioso sulla possibilità di arrivare a una ricostruzione che alla fine regga. Per ora si può parlare di un abbozzo. Reticenze? Fino a quando non avrò in testa una ricostruzione degli avvenimenti non posso individuare reticenze. Non è detto che ci siano due verità così rigidamente contrapposte tra la versione della polizia e quella dei fermati».

Il procuratore aggiunto Francesco Lalla, titolare dell’inchiesta sulla notte dei manganelli, ha cominciato ieri gli interrogatori dei testimoni «eccellenti», tra cui Gianni Luperi, il vice del prefetto Arnaldo La Barbera, responsabile dell’ufficio di prevenzione del Viminale, e Vincenzo Canterini, comandante del reparto mobile di Roma, sentito, a quanto sembra, sia in mattinata che nel pomeriggio. Gli interrogatori proseguiranno oggi. Tutti i giovani che alloggiavano nella scuola erano già stati sentiti dal gip e un ferito inglese, il giornalista che si trovava fuori dell’edificio al momento dell’irruzione, era stato interrogato dal pm. Intanto il gip Massimo Todella ha respinto la richiesta di incidente probatorio presentata da un avvocato del Gsf relativa ai referti dei 16 poliziotti rimasti feriti. Difficile qualsiasi accertamento, dato che le lesioni erano tutte guaribili in 8, massimo 10 giorni. Praticamente impossibile anche la ricostruzione degli avvenimenti, su richiesta di un altro legale del pool, in quanto quasi tutti i 78 stranieri che si trovavano nella scuola sono tornati a casa, per lo più espulsi.

Ma chi ha deciso il blitz di sabato notte?
Secondo indiscrezioni, sarebbe stato il risultato di una riunione in questura cui avrebbero partecipato il questore di Genova Francesco Colucci, il dirigente della Digos Spartaco Mortola, e soprattutto i massimi vertici della polizia: il prefetto Arnaldo La Barbera, responsabile dell’ufficio di prevenzione del Viminale, il suo vice Gianni Luperi, il direttore dello Sco, Franco Gratteri, e Ansoino Andreassi vicecapo della polizia.

Procuratore Lalla, sentirà anche il prefetto La Barbera e il questore Franco Gratteri?
«Se ritenete che fossero presenti la notte di sabato...».

Avete ricevuto il rapporto dei superispettori?
«No, li abbiamo sentiti, ma la relazione conclusiva deve essere prima consegnata al loro referente».

Chi ha gestito l’operazione, la questura?
«E’ stata gestita all’interno della questura genovese».

Chi c’era?
«Non posso dirlo».

Si può ricostruire una cronologia degli eventi?
«L’irruzione si basa su un antefatto, ovvero un’aggressione ad auto della polizia che passavano nella zona. Rientrate in questura, le due pattuglie hanno riferito l’episodio, che ha fatto presumere che nella scuola si potessero nascondere persone legate all’area violenta dei manifestanti. Un’ipotesi verificata dal responsabile della Digos, con un sopralluogo, e ritenuta quindi attendibile».

Un sopralluogo o un contatto con un infiltrato? Alla domanda il magistrato non risponde.

Che cosa è accaduto in seguito?
«Si riteneva fossero presenti nell’edificio manifestanti non pacifici che avevano partecipato alle devastazioni e al saccheggio. In base all’articolo 41, che consente alla polizia di intervenire autonomamente senza l’autorizzazione del magistrato, è stata decisa una perquisizione e sono state trovate armi e bottiglie incendiarie, anche queste per legge considerate armi».

Ha visto le auto ammaccate?
«Credo a quello che mi ha detto la polizia, non ho motivo di dubitare».

La polizia ha sostenuto che le ferite riscontrate sui giovani erano precedenti all’irruzione. La Diaz funzionava come ospedale per i manifestanti?
«Non posso rivelare il contenuto delle testimonianze».

Tra la sassaiola contro le auto e l’irruzione sono trascorse più di quattro ore. C’è stato il tempo perché i black block abbandonassero l’edificio.
«Certo, potevano andarsene. O arrivare».

E’ vero che alcuni poliziotti presenti nella scuola sarebbero stati allontanati dai loro stessi dirigenti? Anche a questa domanda il magistrato non risponde.

E sempre ieri, alcuni avvocati si sono rivolti al tribunale del riesame per ottenere la scarcerazione dei loro assistiti, presunti black-bloc. Per quanto riguarda l’inchiesta sull’omicidio di Carlo Giuliani, ucciso in piazza Alimonda da un colpo di pistola sparato da un carabiniere ferito, una perizia ha stabilito che l’estintore raccolto dal giovane presumibilmente per scagliarlo contro la jeep dei militari non faceva parte della dotazione dell’auto. L’ipotesi era stata suggerita da alcune sequenze fotografiche risultate parziali rispetto a quanto accaduto: l’estintore era stato rubato da un vicino distributore, lanciato contro la camionetta e rigettato fuori dai carabinieri, quindi afferrato dal giovane Giuliani, prima di cadere fulminato da una pallottola.