Corriere della sera 30 luglio 2001
Irruzione a scuola: spuntano i primi responsabili

Agenti allontanati dai funzionari durante le violenze nella «Diaz». Oggi il rapporto degli ispettori a De Gennaro

ROMA - L’ordine era di entrare nella scuola «Armando Diaz» per individuare e sequestrare armi o «altri oggetti atti a offendere». E nessuna tra le disposizioni impartite dai responsabili dell’operazione poteva giustificare il comportamento, in alcuni casi brutale, degli agenti nei confronti dei manifestanti: un atteggiamento talmente violento che una dozzina di poliziotti sono stati allontanati dall’istituto nel corso della perquisizione perché i funzionari si erano resi conto che stavano esagerando. E’ quanto sta emergendo dall’indagine sui pestaggi avvenuti nella sede del Genoa Social Forum sabato 21 luglio. Giuseppe Micalizio, uno dei tre ispettori incaricati dal capo della polizia Gianni De Gennaro di ricostruire gli avvenimenti di Genova, ha già acquisito gli elementi per mettere a fuoco eventuali responsabilità per il «blitz» che ha scatenato roventi polemiche. Uno su tutti: la decisione di irrompere nell’istituto è stata adottata al termine di una serie di «valutazioni collettive» tra i dirigenti di polizia presenti a Genova. Ma nessuno di loro avrebbe dato via libera per «calcare la mano», come appare ormai scontato sia invece accaduto.

LA RELAZIONE - Il capo della polizia, nella relazione consegnata al ministro dell’Interno, Claudio Scajola, che annunciava l’ispezione, aveva già scritto che alcuni episodi erano «suscettibili di approfondimenti accurati e rigorosi», e bisognava individuare «eventuali carenze» nella gestione dell’emergenza scattata con gli incidenti del primo giorno. Le verifiche, aveva detto De Gennaro a Scajola, erano divenute indispensabili per accertare «responsabilità disciplinari» di funzionari e agenti, visto l’emergere di indizi su «carenze negli interventi di ordine pubblico».

L’INDAGINE - Dopo la diffusione di nuove immagini sui telegiornali è apparso evidente che non solo nella sede del Gsf erano accaduti episodi di violenza. Telecamere e servizi fotografici hanno mostrato poliziotti e carabinieri che infierivano su manifestanti inermi. E le nuove verifiche disposte da De Gennaro sono state estese alla «linea di comando», alle modalità degli interventi nelle strade e a ciò che è accaduto nella caserma di Bolzaneto del IV Reparto Mobile di Genova, dove venivano portati gli arrestati. L’attività degli ispettori è nella fase conclusiva: sono al lavoro da venerdì nel capoluogo ligure e torneranno a Roma in giornata. Stasera o al massimo domani il capo della polizia riceverà il rapporto e subito lo consegnerà al ministro dell’Interno. In esso, si farà riferimento al sopralluogo degli ispettori nella «Diaz» (è stata acquisita anche la relazione del capo dell’Antiterrorismo, Arnaldo La Barbera) e alle deposizioni dei funzionari presenti al blitz. Fra questi, il capo dello Sco, Francesco Gratteri, ha ricordato che il suo compito era garantire l’inaccessibilità della «Zona Rossa» e di essere intervenuto nella scuola perché, come i suoi colleghi, si era reso conto della delicatezza dell’operazione. E le informazioni raccolte da Micalizio confermano che nella sede del Gsf si sono verificati parecchi eccessi: l’ordine ai poliziotti più violenti di lasciare immediatamente l’istituto per il loro comportamento troppo violento ne sarebbe la riprova.



SCAJOLA E ANDREASSI - Il vice capo della polizia Ansoino Andreassi (responsabile dell’ordine pubblico durante il G8), nel suo rapporto a De Gennaro cita un documento a sostegno delle raccomandazioni impartite a funzionari e ufficiali. L’ha letto in un briefing a Genova, il 13 luglio, e si compone di 10 paragrafi. Nell’ultimo, Andreassi osservava che «l’uso della forza deve essere indirizzato solo a contenere o a respingere la violenza della folla, non a punire i manifestanti. L’inseguimento del manifestante che scappa non solo è inutile - era stata l’esortazione del vice capo della polizia - ma denota una volontà di rivalsa o di vendetta illegittima, incivile e fortemente dannosa per l’onore delle forze dell’ordine». E due giorni prima dell’inizio del G8 il ministro dell’Interno, Scajola, parlando di fronte a quegli stessi funzionari e ufficiali aveva ricordato: «i manifestanti non sono vostri nemici». Due inviti che forse sono caduti nel vuoto.
Flavio Haver