Corriere della sera 31 luglio 2001
LA FORZA
DELLE ISTITUZIONI
di STEFANO FOLLI
- Silente ma non assente: è la formula che il Quirinale usa quando vuole dire senza
dire. E questa volta Ciampi ha detto molto tra le righe. Soprattutto si è fatto
interprete di una verità che nessuno Stato liberale può sottovalutare: la condanna verso
i responsabili delle violenze che hanno messo a sacco Genova durante il vertice, e cioè i
più estremisti tra i dimostranti, non equivale in alcun modo a una copertura degli abusi
e degli eccessi probabilmente commessi dalle forze dell’ordine, in particolare dalla
polizia, nella notte tra sabato e domenica. Ci sono troppe teste rotte e troppe domande in
attesa di risposta nelle due scuole perquisite e nella caserma Bolzaneto. E c’è un
Parlamento che purtroppo ha perso tempo rispetto all’unica iniziativa ragionevole e
adeguata alla gravità del caso: una commissione d’indagine agile e snella, volta non
a stravolgere la realtà dei fatti e a far passare i delinquenti del «Black bloc» per
vittime innocenti, bensì a far luce sugli angoli bui della repressione. Soprattutto
quando essa è apparsa tanto brutale quanto tardiva. Abbiamo avuto invece un’opposizione
irrigidita in una mossa di pura propaganda (la mozione contro il ministro Scajola) e una
maggioranza arroccata e miope, lenta a percepire il vero pericolo incombente.
Non sarebbe l’inchiesta sui fatti di Genova a indebolire il governo, ma il fluire
incontrollato del veleno, lo stillicidio delle voci e delle denunce, il succedersi di
filmati e video amatoriali ciascuno portatore di una propria verità, quei volti senza
nome che bastonano e insultano.
Le indagini della magistratura sono essenziali ma il Parlamento non poteva lavarsene le
mani. Se qualcosa è cambiato nelle ultime ore, non è una vittoria dell’opposizione,
ma del buon senso. Potremmo dire che è una vittoria delle istituzioni che si sentono
abbastanza forti da non temere le verità scomode. Se un’intesa si è delineata dopo
che per giorni solo pochissimi hanno avuto il merito e il coraggio di rompere il muro
delle reciproche intransigenze, il contributo di Ciampi è stato determinante. Quelle
parole sobrie ed equilibrate, in cui vibra un accento di sincerità personale, contengono
più senso politico di certe esercitazioni parlamentari di maniera. Il presidente della
Repubblica, non dimentichiamolo, aveva condannato senza riserve le violenze dei
manifestanti, la sera di quel tragico venerdì 20, apparendo in tv al fianco di
Berlusconi. La sua dichiarazione di ieri non contraddice in nulla le parole di allora,
solo le completa alla luce degli eventi successivi. È un richiamo alla forza consapevole
delle istituzioni, contrapposta alla cieca brutalità della piazza e di spezzoni di
apparato sfuggiti al controllo.
Sappiamo che l’uscita del Quirinale non è improvvisata, ma è il frutto di giorni di
riflessione in cui il capo dello Stato si è tenuto in stretto contatto con gli altri due
soggetti del triangolo istituzionale, ossia i presidenti delle Camere, Pera e Casini.
Oltre naturalmente al presidente del Consiglio.
Se alla fine di questo percorso maggioranza e opposizione escono dalle loro trincee e
trovano un punto d’incontro nell’esigenza di fare chiarezza, significa che la
qualità della nostra democrazia è migliore di quanto noi stessi talvolta supponiamo. Il
che speriamo sarà notato da quegli osservatori stranieri che in questi giorni hanno
addirittura messo in dubbio che l’Italia sia uno Stato di diritto. Per fortuna lo
siamo, quando governa il centrodestra non meno di quando a palazzo Chigi c’è il
centrosinistra. E il Cile di Pinochet è lontanissimo.
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Stefano
Folli |
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