Corriere della sera 3 agosto 2001
DIETRO
LE QUINTE
Lira di Scajola: con
questo non ci lavoro
- ROMA - Quando gli hanno portato il solito pacchetto di aggiornamento delle agenzie di
stampa, il pacato ministro Claudio Scajola è improvvisamente arrossito. Ha letto e
riletto le prime due. Titolo: «Taormina difende Canterini», che è il capo del Reparto
mobile di Roma coinvolto nei fatti di Genova e indicato dalla relazione degli ispettori. E
poi, la seconda: «Taormina invia rapporto sulla Diaz alla procura». Il testo,
sottolineato con levidenziatore, continua: «Come sottosegretario all'Interno,
Taormina intende mettere al corrente i magistrati di Genova di quanto ha appreso sugli
inquietanti avvenimenti della scuola Diaz e sulle fasi che hanno caratterizzato
l'inchiesta ministeriale affidata ai tre ispettori del Dipartimento della Pubblica
sicurezza». Ci vogliono pochi secondi perché Scajola sbotti: «Con questo io non ci
lavoro». Effettivamente lavvocato Carlo Taormina, sottosegretario agli Interni, è
stato ingombrante fin dallinizio. Ma che ora, in una situazione esplosiva come
questa, si metta in mezzo anche per discutere del lavoro degli ispettori del ministero e
stia valutando se difendere proprio uno dei protagonisti indicati nel loro rapporto,
rappresenta una bella minaccia. E tra il ministro dellInterno e il suo vice scoppia
la guerra.
A Scajola sembra la conferma di quanto gli aveva detto poco prima Berlusconi: «Stiamo
attenti che non ci si avveleni il clima in casa». Il premier si sposta con lui nellaltra
stanza. Decidono che sia lo stesso a telefonare al sottosegretario per chiedere conto
delle sue dichiarazioni e per sollecitare una marcia indietro. «È una cosa da matti, lo
capirebbe anche un bambino. Non è possibile continuare così: se ne deve andare»,
insiste Scajola. Il ministro dellInterno, già provato in questi giorni dai
complicati sviluppi delle violenze al G8, vorrebbe che si risolvesse anche la questione di
Taormina.
Ma nonostante la telefonata di Berlusconi il sottosegretario-avvocato non rinuncia al suo
ruolo. Al comunicato indignato del Viminale in cui il ministro sconfessa il suo vice,
parlando di «incompatibilità di fatto tra l'incarico di governo e l'esercizio della
professione di avvocato», Taormina replica annunciando che se qualche rinuncia deve fare,
è quella di non accettare la difesa di Canterini. Ma altro per ora no. Quello che è
certo è che ne discuterà nei prossimi giorni direttamente con il premier.
Ma intanto Berlusconi ha anche un altro problema. Lha sollevato lui stesso ieri
pomeriggio in consiglio dei ministri: la riunione della Fao che si dovrebbe svolgere a
Roma ai primi di novembre. Unaltra minaccia per il governo di qui a pochi mesi.
Berlusconi vuole che la Farnesina si attivi per chiedere in sede internazionale che lincontro
- che potrebbe trasformarsi in unaltra Genova - venga fatto altrove. Gli altri
ministri sono sostanzialmente daccordo. Si tratterebbe di una decisione senza
precedenti, quella di un Paese che rinuncia ad ospitare un summit per problemi di ordine
pubblico. Ma Berlusconi non ha dubbi: «Noi con Genova abbiamo già dato, un altro vertice
così non possiamo permettercelo», dice sorridendo. «Si possono individuare varie
ipotesi alternative - spiega il ministro per le politiche comunitarie Rocco Buttiglione -.
Dakar potrebbe andare benissimo». Ma della questione si occuperà il ministro Ruggiero.
.
|
G. Fre
|
|
|