La Stampa
«La Fao non è certo il G8»
Lunedì 6 Agosto 2001

«IL GSF SI RIUNIRA’ A SETTEMBRE PER DECIDERE SE E COME PARTECIPARE»
Agnoletto: noi ne riconosciamo la legittimità

MILANO
LA Fao non è il G8. Per la Fao, come per le altre agenzie delle Nazioni Unite non poniamo un problema di legittimità che invece esisteva per il vertice degli otto Grandi». Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum traccia la linea tra la protesta a Genova e il «confronto» con il summit che - salvo contrordini - dovrebbe tenersi a Roma dal 5 al 9 novembre.
Dottor Agnoletto, sarete al vertice della Fao?
«Non c’è ancora una posizione definita, visto che il Gsf è un raggruppamento di associazioni. Faremo una riunione all’inizio di settembre per decidere. Ma cinque anni fa nella stessa occasione le Organizzazioni non governative hanno partecipato al vertice e ci sono stati momenti di confronto con migliaia e migliaia di persone».
Sì alla Fao, dunque?
«Sì alla sua legittimità, visto che vogliamo addirittura un rafforzamento delle agenzie dell’Onu. Certo, ci sono molti problemi che riguardano la globalizzazione che andranno discussi proprio in quella sede. Dall’impegno - preso cinque anni fa e non rispettato - di ridurre ogni anno di 20 milioni il numero di persone sotto il livello di sopravvivenza, alle barriere doganali che esistono a Nord e non a Sud, alle coltivazioni transgeniche. Ma mentre il G8 era un organismo monolitico, al vertice Fao partecipano anche i Paesi poveri, ci sono molte posizioni differenti, un dibattito nel quale inserirsi. La differenza è che a cinque anni di distanza il movimento antiglobalizzazione è molto più forte, le diverse radici hanno formato un tronco».
Che cosa pensa dell’ipotesi del ministro degli Interni Scajola di spostare il vertice in un altro luogo?
«Non entro nel merito della questione. Il problema è del governo italiano e della Fao. Noi siamo un movimento, non un partito, e rivendichiamo i nostri tempi di discussione. Non possiamo né vogliamo adattarci al botta e risposta parlamentare».
Il ministro degli Interni tedesco Otto Schily ha presentato al suo collega italiano un piano di forza europea antisommossa per garantire la sicurezza dei vertici internazionali. Lei che ne pensa?
«Anche qui non entro nel merito, non sono il segretario di un partito. Però dico che non si può pensare esclusivamente a soluzioni militari, non si può considerare quel che sta avvenendo come un semplice problema di ordine pubblico. Quello che continuiamo a sostenere è che le scelte di ordine pubblico sono scelte politiche e la Commissione d’indagine parlamentare dovrebbe accertare proprio le responsabilità politiche».
Il governo di Berlino, però, è fatto da verdi e socialdemocratici. Come mai si trova d’accordo con l’Italia sulle forze antisommossa?
«Non è vero che ci sia un’intesa tra governi. Su quello che è successo al G8 le cancellerie estere hanno protestato. Lo ha fatto la Germania e lo ha fatto anche il governo austriaco, pur essendo di destra e più vicino alle posizioni di quello italiano. La critica dei partner europei è una critica forte e i problemi che pone non sono risolti. Il governo italiano dovrebbe rifletterci molto».
Problema politico quello dell’ordine pubblico, lei sostiene. Quindi le rimozioni di alcuni alti funzionari di Polizia non bastano?
«Sarebbe gravissimo se passasse il principio che le forze dell’ordine si muovono in modo indipendente dal potere politico. La rimozione di alcuni vertici è un’ammissione di responsabilità, ma non sta a noi chiedersi se la responsabilità era o meno di questi funzionari. E mentre la magistratura dovrà chiarire gli aspetti penali, noi vorremmo che il Parlamento chiarisse quello politico. E il problema è politico anche quando ci si chiede come mai dopo il coordinamento tra i servizi segreti e i ministeri degli Interni di tutta Europa i black bloc sono arrivati a Genova e hanno agito indisturbati. Non c’è stata forse una scelta politica prima nel non fermare i black bloc e poi nel non intervenire quando ci sono state segnalazioni, come quella della presidente della Provincia?».