La Repubblica 25 luglio 2001 E Maroni
licenzia Agnoletto
"Stop alle consulenze sulle droghe"
BARBARA JERKOV
ROMA - Adesso dicono che era inevitabile, che era perfino prevedibile. Una decisione
scontata: il ministro del Welfare, Roberto Maroni, caccia Vittorio Agnoletto dal team di
consulenti del suo dicastero sulle tossicodipendenze. L'opposizione denuncia l'evidente
ritorsione politica. Ma tant'è, il centrodestra liquida la faccenda facendo quadrato
intorno al suo ministro e sparando a zero sul leader del Genoa Social Forum. Se l'è
cercata, dicono, mettendosi contro il governo.
Maroni annuncia la sua decisione durante l'audizione di ieri mattina in commissione Affari
sociali alla Camera. «Agnoletto fa parte di una commissione che fa consulenze al
ministero», spiega il ministro. «Dopo aver dichiarato che il governo a Genova aveva
commesso gravi illegalità, doveva avere il buongusto di dimettersi. Visto che non lo ha
fatto, sarò costretto a privarmi di cotanto personaggio». Maroni si riferisce alla
"Consulta degli esperti e degli operatori sociali sulle tossicodipendenze".
Voluta nel '99 dall'allora ministro per la Solidarietà sociale, Livia Turco, ci lavorano
settanta personalità di diversa estrazione e provenienza. Obiettivo: offrire un supporto
tecnicoscientifico in materia di prevenzione e recupero delle tossicodipendenze.
Agnoletto, medico specializzato nella terapia per i malati di Aids, è appunto fra questi.
Le prime reazioni al gesto del ministro non tardano ad arrivare. «Cacciare Agnoletto
oggi, dopo i fatti di Genova, non sembra una scelta su basi professionali ma una
ritorsione o un tentativo di criminalizzare un intero movimento», dichiara Beppe Fioroni,
deputato della Margherita e medico a sua volta. «Una ritorsione, un'odiosa ritorsione»,
gli fa eco la verde Luana Zanella. «Un atto illiberale e reazionario», rincara la
comunista Tiziana Valpiana. «Una volgare rappresaglia», taglia corto la ds Marida
Bolognesi. Interviene pure Marco Pannella, che parla di «decisione odiosa». «Quando ero
ministro», ricorda Rosi Bindi, «mi confrontavo quotidianamente con rappresentati di
associazioni che attaccavano l'azione del governo. Il ministro non può disconoscerlo come
interlocutore per i problemi delle tossicodipendenze, dal momento che Agnoletto è
presidente di un'associazione, la Lila, che da sempre lavora accanto ai
tossicodipendenti».
Il centrodestra però non arretra di un passo. Tutt'altro. «Con tutta la droga che
abbiamo visto circolare nel corteo del Genoa Social Forum, Agnoletto si è dimostrato il
consulente meno indicato», sostiene il deputato di An Filippo Ascierto. «Non si può
tollerare che un membro di quella commissione abbia vissuto i tre giorni di Genova nel
mezzo di uno spinelloparty nostop», chiarisce ulteriormente il ccdcdu Mongiello. Nessuna
ritorsione, assicura il leghista Alessandro Cè. Il fatto è molto semplice: «E'
evidente», dice, «dopo i fatti avvenuti a Genova, la contiguità dei centri sociali con
le frange violente. I membri di una commissione scientifica devono essere selezionati in
base a determinati requisiti e al loro comportamento, e i titoli di studio in questo caso
non sono assolutamente sufficienti per giustificare l'operato di Agnoletto in quei giorni
tremendi a Genova». «Ci sono tutte le condizioni», chiosa il ministro Carlo Giovanardi,
«per non obbligare Agnoletto a collaborare con un governo che disprezza così
radicalmente». |