Manifesto 26 luglio 2001 Missing,
la lunga lista
GENOVA Dopo il G8 ottanta persone ancora
nell'elenco degli scomparsi
SARA MENAFRA
Le manifestazioni genovesi sono finite ormai da cinque giorni eppure
ottanta, forse cento persone mancano ancora all'appello. Sono quelli che dopo i cortei
nessuno ha visto tornare ai campeggi o sui pullman e i treni diretti verso casa. Ma sono
anche quelli che qualcuno ha visto caricati su una camionetta della polizia e non si sa
con certezza in quale carcere siano finiti.
"Molti sono stranieri e soprattutto tedeschi", spiega Laura C., del centro
sociale milanese Leoncavallo, che collabora alla ricerca dei dispersi. "La lista è
nata utilizzando una rete di contatti che già esiste - spiega Laura - non abbiamo fatto
altro che unire tutte le segnalazioni che arrivavano ai gruppi con cui siamo in contatto,
dai collettivi a Rifondazione comunista, per poi inviarli al centro di assistenza legale
del Genoa social forum". E infatti è proprio il centro del Gsf a tenere il conto
definitivo dei desaparecidos: circa ottanta, stando ai conteggi di ieri sera.
"Il numero è viziato - spiegano al Gsf - dal fatto che mentre moltissime persone
chiamano al nostro centralino (010-267312) per segnalare che qualcuno manca all'appello,
pochi si ricordano di avvertirci quando tornano alla base, e questo crea non pochi
problemi". I punti di raccolta e verifica delle segnalazioni sono due: il primo a
Genova, l'altro a Torino, presso Radio Black out (tel. 011-5806888). Qui si raccolgono
anche i fondi per l'assistenza legale degli arrestati (chi volesse contribuire può
inviare un contributo sul conto corrente postale n. 36322105 proprio alla radio, indicando
nella causale "spese processuali Genova"). In entrambi i casi a far funzionare
la raccolta dei dati è spesso solo la buona volontà di chi si trovava a Genova nel
momento dell'emergenza: "Non sono del Gsf - spiega Giovanni M., che gestisce il
centralino genovese - ma li ho visti disperati e, insieme ad altre quattro persone, ho
deciso di aiutarli".
Entrambi i centralini dispongono della lista dei dispersi e di quelle dei carcerati e
ricoverati negli ospedali genovesi. La lista ovviamente non è pubblica "Ci saranno
solo risposte a domande specifiche", spiega il comunicato dell'emittente torinese. Ma
a parte la sbadataggine di chi torna a casa senza avvertire, la questione
despararecidos ha dimensioni impressionanti a livello nazionale ma soprattutto a livello
internazionale: "Nella nostra lista - spiegano al Gsf - la stragrande maggioranza dei
dispersi sono stranieri, circa sessanta su ottanta".
Ieri sera il governo italiano ha smentito questa denuncia dichiarando che tutti i
consolati sono stati avvertiti degli arresti dei rispettivi connazionali. Proprio la
vicenda desaparecidos avrebbe dovuto essere uno degli argomenti principali della indagine
parlamentare chiesta dall'opposizione. Anche se l'inchiesta quasi sicuramente non si
farà, il capogruppo dei Ds in parlamento Luciano Violante ha lanciato un appello al
ministro dell'interno e a quello della giustizia perchè "siano rapidamente informate
le famiglie delle persone arrestate e i consolati stranieri di dove sono tenute i ragazzi
e le ragazze". Il luogo della detenzione è in effetti il principale scoglio che si
trovano davanti famiglie e ambasciate alla ricerca dei propri ragazzi. Lo stesso
ministero degli esteri tedesco ha dichiarato di non essere ancora a conoscenza di dove
siano detenuti sette dei "dispersi".
Mentre si continua a cercare di contarli è partita anche la verifica degli abusi subiti
dai manifestanti genovesi. All'appello lanciato dal Gsf insieme a Carta e Ics hanno
risposto due organizzazioni esperte del settore: Amnesty international e l'associazione
Antigone. Questi ultimi si sono concentrati sulle violazioni degli accordi internazionali
sui diritti umani operate dalle forze dell'ordine in questi giorni. "sono state
violate le convenzioni contro la tortura approvate nel 1950 e nel 1987 - spiega Stefano
Anastasia - ma ci concentreremo soprattutto sulla violazione delle leggi europee. Vogliamo
portare questa vicenda alla corte internazionale di Strasburgo". Amnesty
international ha aperto un'indagine che sarà seguita direttamente dall'ufficio centrale
di Londra: "Prima di fare una denuncia circostanziata aspettiamo tutte le conferme
del caso - dice il responsabile italiano Marco Bertotto - ma possiamo già dire che
intenendiamo chiedere al ministero dell'interno di rivedere le procedure delle forze
dell'ordine sul cosiddetto "contenimento delle folle". Quelle che attua la
polizia italiana sono fuori sia dalle convenzioni delle nazioni unite che dalle stesse
leggi europee ratificate dal nostro parlamento".
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