Manifesto 31 luglio 2001 Living
al G8: Resist Now!
Hanon Reznikov, condirettore del Living
Theatre, racconta la messa in scena della sua piéce "Resist Now!" per le strade
di Genova nei giorni caldi del G8. Sino al 7 ottobre è aperta a Rocchetta Ligure la
mostra "Living with the Living"
ANDREA ROCCO - GENOVA
Cinquant'anni. Dall'esordio newyorkese al Theatre in the Room alle
attualissime pieces stradali di Resist Now! portate a Genova nei giorni caldi del
G8. Living with the Living, la mostra su mezzo secolo di lavoro del Living Theatre
è stata inaugurata sabato nel seicentesco Palazzo Spinola di Rocchetta Ligure, e resterà
aperta sino al 7 ottobre. Locandine, volantini, ritagli di giornale, recensioni (spesso
rabbiose), fotografie e manifesti, oggetti personali (la tessera dell'IWW del fondatore
Julian Beck) illustrano il percorso assolutamente originale del gruppo teatrale nato a New
York e oggi residente, per almeno sei mesi all'anno, in questo paese della Val Borbera.
Teatro "di movimento", diventato quasi un'istituzione (ma non diteglielo
assolutamente) negli anni '60 e '70, defilato nel grande riflusso del ventennio successivo
che vede anche la scomparsa del suo fondatore (Beck muore nel 1985), oggi il Living
incontra nuovamente un movimento, grande, senza frontiere, ricco di anime e di
creatività, "anarchico", come il Living, nel senso migliore del termine.
Il Living in questi giorni presenta in Italia Resistance, uno spettacolo ispirato
al libro sulla resistenza nella val Borbera di G.B. Lazagna, già rappresentato con
successo a New York. "Ma non potevamo fare uno spettacolo solo sul passato - ci dice
Hanon Reznikov, autore del testo e condirettore del Living - per cui lo abbiamo integrato
con pezzi che abbiamo preparato per il G8 genovese".
L'esperienza del G8 è stata importante per il Living. La lasciamo raccontare a Reznikov:
"Sono venuti 700 gruppi - dai trotzkisti argentini ai travestiti tedeschi, e sembra
che siamo tutti della stessa stirpe - le persone che hanno voluto spostarsi per far capire
al mondo che c'è un'altra via di sviluppo - la maggiore parte sono giovani, con gli
obbligatori tatuaggi, piercings e capelli rasta - sono ispirati, ma anche esitanti di
fronte a quello che sta per avvenire. Io che sono della generazione del '68 non vedo molte
differenze.
Durante i tre giorni degli incontri, abbiamo recitato Resist now!, uno spettacolo
creato collettivamente dal Living con 30 artisti liberi che si sono dedicati al progetto -
Resist now! comincia con noi che ci leghiamo al pubblico con dei nastri rossi che
alla fine tirano tutti in una spirale che ci imprigiona - dove siamo adesso, fermati nella
situazione attuale - una voce grida 'merz!' (parola dada inventata da Kurt Schwitters,
distillato da "kommerzbank") e ci liberiamo per presentare una serie di ritratti
dei problemi che tutti sono venuti ad affrontare - la violenza, la povertà e il resto
-una macchina mostruosa prende forma e avanza, consumando gli spettatori. Passa mentre
canta 'moloch', la poesia di Allen Ginsberg dedicata al dio del denaro. Poi i partigiani
di Rocchetta Ligure riappaiono per convincere la gente di esorcizzare la loro propria
violenza per poter smantellare la struttura.
Finito questo, gli elementi umani si riorganizzano in una nuova forma di vita - infine, ci
sediamo per terra per ascoltare le sirene che annunciano i prossimi bombardamenti, la
nostra presenza forma già un'atto di resistenza.
Il primo giorno, il 19 luglio, abbiamo fatto lo spettacolo a Piazzale Kennedy, dove si
radunavano i nuovi arrivati - tra la mensa e le panche per chiedere gli alloggi, abbiamo
creato un'atmosfera intensa ma tranquilla. Era il tramonto ed era bello vedere tanta brava
gente continuare ad arrivare.
Il giorno seguente, il 20 luglio, abbiamo assaltato Piazza Dante con il nostro teatro
pacifico, proprio davanti alla grottesca barriera di acciaio che sigilla la zona rossa -
c'era molta energia e lo spettacolo evaporava ogni tanto quando si assediava il confine
metallico, ma poi si riprendeva e alla fine si gridava spontaneamente prima 'Genova
libera! Genova libera!' e poi 'siamo liberi! siamo liberi!'. E' stato solo più tardi che
ha prevalso la violenza.
Molti dicono che i 'black block', i ragazzi anarchici con le maschere nere e le spranghe
lavorano con la polizia, ce ne possono essere, ma non son solo quello, sono forse 2000 dei
100.000 manifestanti, e così il primo giorno finisce in tremendi scontri, la polizia
picchia spietatamente i manifestanti, i mascherati incendiano camionette piene di
carabinieri, il fumo e l'orrendo gas lacrimogeno invadono la città. E presto c'è stato
lui, Carlo Giuliani, 23 anni, morto in una pozza di sangue, una pallottola in testa da un
poliziotto che l'ha visto pronto a lanciare qualcosa.
Il 21 luglio ci siamo uniti all'enorme corteo dei 700 gruppi partecipanti, c'erano forse
150.000 individui che camminavano per tutta la città, una bella dimostrazione di
solidarietà, una marea di bandiere rosse, nere, verdi, arcobaleno, accompagnata da
tamburi e canzoni. Abbiamo recitato tutti gli elementi dello spettacolo in versione
oratorio, marciando con la folla, ma come se il sole stesso fosse impotente a impedirla,
di nuovo la violenza è scoppiata.
I mascherati sono ovunque e hanno ripreso il loro assalto al quale ha risposto una
violenza tremenda e fascista della polizia. Nessuno è stato ucciso questa volta, ma molti
sono stati feriti: ci si sentiva poi alla fine di una strada, o meglio, in fondo ad un
vicolo cieco. E' stata una diabolica discesa tra gioia e terrore.
Il 22 luglio, quelli che sono rimasti hanno formato il cerchio dell'accordo a Punta Vagno
lungo il mare. C'era il peso della notizia di un brutale blitz notturno della polizia
presso la sede del Genova Social Forum, ma abbiamo lo stesso creato nuove armonie, e poi
ognuno parlava per se stesso, riaffermando il proprio impegno per andare avanti. Abbiamo
cantato, scambiato indirizzi e ideato future possibilità. I prossimi incontri del
movimento devono essere organizzati diversamente, non più collegati alle grandi
conferenze dei grandi, ma raduni invece dove si educa, si esplora, si inventa... si
inventa...non è per niente facile, ma è il nostro ruolo, e lo stiamo
interpretando".
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