Mnaifesto 4 agosto 2001

NORDEST
Genova non finisce mai
GIANFRANCO BETTIN
 

La riflessione sui fatti di Genova continua a Nordest caratterizzata in particolare da due aspetti. Il primo, importante, è la vasta partecipazione a questo confronto. Si può dire che non vi sia località che non veda iniziative in questo senso, promosse da gruppi di base, da coordinamenti nati apposta per "preparare Genova", da centri sociali, parrocchie, da feste dell'Unità o da sagre paesane, fino alle istituzioni locali,d a quelle comunali fino al Consiglio regionale (che ha dedicato una seduta sia prima che dopo Genova al "G8" e a quanto accaduto). Questa partecipazione, emotivamente intensa, ha spesso prodotto manifestazioni pubbliche ma, soprattutto, ha reso evidente che dietro la grande folla presenta a Genova nei giorni cruciali di luglio, c'è un tessuto solido, che non verrà consumato rapidamente e che non si smarrirà né arretrerà sotto i colpi della repressione e delle polemiche. Che, anzi, può rafforzarsi ed estendersi ancora, e che sta coinvolgendo progressivamente altre componenti, a cominciare dal più tradizionale "popolo di sinistra" (giovane e no) che talune diffidenze e una miope politica della sua leadership anche locale aveva tenuto a distanza da Genova.
Forse è proprio per legittimare a posteriori la propria linea chiusa e, contemporaneamente, per recuperare spazi per sé, che parte della leadership della sinistra sta oggi cercando di marcare i confini tra "buoni e cattivi" nel movimento e presenta se stessa come affidabile e possibile nuova guida. E' il secondo aspetto, meno digeribile, del confronto in corso soprattutto nel Veneto, favorito da alcuni interventi locali di Luciano Violante e da altre prese di posizione tendenti, in particolare, a porre sul banco degli imputati -almeno politici, ma il passo verso altri banchi rischia di essere breve... - le "tute bianche", i centri sociali, e soggettivamente Luca Casarini (oggetto di vera e propria campagna di criminalizzazione da parte delle destre, sia sulla stampa che nelle istituzioni, come in consiglio regionale del Veneto). Ds. Sdi, Pdci non hanno perso occasione in questi giorni per criticare quelle che reputano, nel migliore dei casi, "incapacità" del Genoa Social Forum e "ambiguità" (ma spesso si allude proprio a qualcosa di peggio) delle "tute bianche" nei confronti della "violenza".
Naturalmente, chi parla e pontifica non era a Genova, altrimenti si sarebbe accorto che senza il senso di responsabilità proprio delle "tute bianche" il venerdì dell'uccisione di Carlo Giuliani e senza la loro capacità di mantenere il corso del corteo pacifico il sabato finale, il bilancio di Genova sarebbe stato assai più pesante. Ma, soprattutto, che il dopo Genova senza il contributo fondamentale di questa componente rischierebbe di evolvere assai meno linearmente proficuamente. E' quanto ha capito assai meglio che la sinistra tradizionale gran parte dello stesso mondo cattolico veneto, ben rappresentato a Genova e molto partecipe al dibattito in corso (e meno arretrato e chiuso di quella sinistra, anche nelle sue componenti istituzionali). Sarebbe davvero rischioso se parte della sinistra si prestasse, per calcolo o per cecità, al tentativo di criminalizzare, su scala generale e nei territori (con la richiesta avanzata da destra di chiudere i centri sociali, ad esempio), chi è stato davvero protagonista di questa nuova feconda stagione di iniziativa politica e sociale.