Manifesto 28 luglio 2001 DIARIO
QUOTIDIANO
Manganelli di carta
ALESSANDRO ROBECCHI
Le manganellate piovono ancora. Lacrimogeni e attacchi proditori,
aggressioni e pestaggi continuano. In edicola. Sarà ripugnante quanto volete - e lo è
parecchio - ma leggere la stampa di destra in questi giorni italo-cileni è molto
istruttivo. Si imparano molte cose, insomma: impostazioni filosofiche, approcci retorici,
senza contare lo sprezzo del pericolo tutto-fascista, l'orgoglioso "me ne
frego", l'aplomb cattolico integralista. Quello, per capirci, che trova parole di
comprensione e pietà per il boia, non per la vittima. Trasformati in fanzines dell'ala
muscolare della polizia e dei carabinieri, alcuni di questi giornali della destra italiana
dobrebbero essere, a lume di logica, i nuovi organi d'informazione governativi. Lo sono,
di fatto, e non solo per impostazione politica e linea editoriale, ma proprio per
proprietà, come il Giornale (del fratello del presidente del Consiglio), o come il
Foglio (primo azionista la moglie del presidente del Consiglio), o come Libero
(diretto da un ex dipendente della Famiglia). La stampa di destra, prima notazione, non è
esattamente indipendente, ma anzi (non è un gioco di parole) strettamente
"dipendente", cioè sul libro paga. Se qualcuno noterà en passant che
questo non succede in alcun luogo d'Europa, bontà sua, ma si sa, sono soltanto
sottigliezze, ai tempi del colera.
Passando invece all'analisi semantico-politica di cotanta spazzatura giornalistica, ecco
che emergono alcune linee e correnti di pensiero chiaramente catalogabili. L'equivalente
del poliziotto che ti fa fare a bastonate il saluto fascista, del celerino che si installa
Faccetta nera nella suoneria del cellulare, non è altro che il corsivo di Libero
in prima pagina. Lì si commenta il racconto di un compagno spagnolo costretto dalla forza
pubblica italo-cilena a gridare "Viva il duce". Chiosa elegantemente il
manganello feltriano: "Che commentare? Duce si scrive con la maiuscola". E' una
lezione di stile - cosa indubbia -ma anche un orgoglio spudorato in perfetta calligrafia
da decima mas (forse ci va la maiuscola?).
Nei giorni scorsi, scegliendo fior da fiore, abbiamo riportato pezzi di questa prosa
ardita e fascista. Giochetto facile. Più difficile (ma non troppo) ricavarne una
filosofia di fondo, una weltanshaung. C'è il vecchio bisogno d'ordine borghese da un
lato, una voglia feltrian-mussoliniana di menare le mani, dall'altro. E un ardimento
vetero cattolico (segno zodiacale Lefèbre, ascendente Torquemada) che tende a perdonare
chi accende il falò, nell'assoluto disprezzo di chi brucia sulla pira. Libero, per
vostra informazione, lancia una sottoscrizione per assistere poliziotti e carabinieri.
Mario Cervi, faccia quasi perbene de il Giornale del governo, ammonisce che
"la pazienza degli italiani" ha un limite. Valicando il quale, si legge non
troppo tra le righe, anche la Costituzione si dovrà dare una regolata. Intanto, sullo
stesso quotidiano, Marcello Veneziani ci ammonisce e ci avverte: sta tornando il
comunismo. Nientemeno! Ma non preoccupatevi, gente. Ci penseranno loro. Sapete come si
diceva quando c'era Lui... giornale e moschetto...
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