Corriere della sera 4 agosto 2001

I capi violenti dei pacifisti inermi

MANIPOLATORI SULLE BARRICATE

di FRANCESCO MERLO

Lo stesso giorno in cui la polizia ha cominciato a punire tre suoi dirigenti che condividono, non sappiamo ancora con chi e con quanti altri, la responsabilità delle brutalità gratuite, in perfetta dissonanza con quest’atto di resipiscenza e di ravvedimento, il capo paramilitare delle «Tute bianche» Luca Casarini ha annunciato, in ben due interviste, che brucerà «i campi di prodotti transgenici, come quelli della Monsanto» e che non si sottrarrà ai «confronti militari d’autunno». E ha rivendicato le barricate di Genova, che chiama «la Resistenza», ha ammesso che i suoi soldatini bianchi «hanno partecipato alla guerriglia»... Ma è purtroppo inutile chiedersi quale Assemblea della Pallacorda ha dato mandato di rappresentare tutto il disagio dei tempi moderni a Luca Casarini, chi gli ha dato il diritto di parlare per i nostri figli e di interpretare gli umori e i sogni colorati degli adolescenti inermi che vanno per ingentilire il mondo e si ritrovano tra roghi di pneumatici, reclute inconsapevoli degli Agnoletto, dei Bertinotti e di questo Casarini appunto, che già il 24 maggio scorso aveva bandito la crociata: «Porteremo la guerra a Genova». Casarini ne va ora così fiero da esibire procedure di vestizione bellica davanti ai giornalisti, come ha testimoniato Aldo Cazzullo sulla Stampa : «Con questa corazza ho combattuto contro l’Ocse, ho usato questi schinieri contro Haider a Jesolo, questo è l’elmo di Göteborg». E’ facile da comprendere, perché è una vecchia malattia della politica, l’orgoglio di un miles gloriosus che prima di gettarsi nella mischia riferisce ai cronisti l’augurio della sua amata: «Dai, sfonda la zona rossa anche per me». Sembra (ricordate?) la sensuale Florinda Bolkan del film con il grande Volonté, quella che in auto eccitava il commissario di polizia, sprezzante e brutale, dicendogli in un trasalimento di brividi amorosi e politici: «Dai, passa col rosso». Ecco: se allungassimo i capelli e mettessimo un orecchino a quei commissari di ieri otterremmo i Casarini di oggi.
Succede nella storia che le parti si invertano. I nuovi rivoluzionari (si fa per dire) sono diventati quel che erano i poliziotti d’un tempo, i Volonté ciechi e sordi e vanitosi che manipolavano la verità. In quel celebre film il commissario Volonté riusciva infatti a far credere, contro ogni evidenza empirica, che la propria vittima fosse stata invece strangolata dal suo amante mentre erano nudi a letto.
Ebbene, se ci fosse permesso dai nostri figli di parlare per loro, allora diremmo: «Fuori i Casarini, gli Agnoletto e i Bertinotti dai nostri cortei, dai nostri sogni, dai nostri errori». Fuori questi «orango» dai cortei, come saranno messi fuori dalla polizia quegli «orango» che hanno manganellato indiscriminatamente i ragazzi del mondo, i pacifisti, le facce piene di brufoli, i Werther, gli Jacopo Ortis, gli Holden, i nostri Renzo Tramaglino.
Dice testualmente Casarini: «Le Tute nere non vanno criminalizzate, sono una realtà storica, vittime di un forte disagio sociale». Disagio sociale? Anche quei poliziotti violenti annaspavano, anche loro erano ospiti del disagio, anche loro non erano a loro agio sotto la lapidazione e un’ostilità che sentivano insensata.
Ma per quanto possa essere disagevole o disagiata la forma di una convivenza, non c’è nulla che in una civiltà superiore giustifichi la violenza indiscriminata dei manganelli. E però non c’è «una sociologia del disagio» buona per gli estintori ma non buona per i manganelli. La sociologia non è il catalogo delle impunità di piazza. Nessuna sociologia e nessun disagio sociale possono infine accreditare la versione dei Casarini e dei Bertinotti, secondo i quali il povero Carlo Giuliani non portava appeso al braccio il rotolo di scotch per le molotov, non calzava il passamontagna nero, non era armato di un estintore rubato in un distributore di benzina. Abbagliati dalla luce immensa dell’ideologia fingono di credere o forse arrivano davvero a credere anche l’ovviamente falso. Espellerli dai cortei significherebbe espellere i signori della coscrizione coatta di una giovane generazione ma anche gli ideologi del falso, «i cittadini al di sotto di ogni sospetto», i manipolatori ciechi e sordi e tuttavia capaci di vedere e di far vedere (ricordate ancora il film?) un cadavere nudo, ma con la cravatta.