Corriere della sera 29 luglio 2001
il cappellano di Marassi

«L’assalto al carcere fu fulmineo, le guardie non riuscirono a reagire»

Sei Tute nere rinchiuse nel carcere assaltato dai duri del Black Bloc: cinque tedeschi e un polacco. Per loro il magistrato ha convalidato l’arresto nella casa circondariale di Marassi. Padre Piero Di Luca, uno dei due cappellani, li ha visti di sfuggita: «Sono stati portati a Marassi lunedì scorso, il mio ultimo giorno di servizio, prima di prendermi un po’ di ferie. In compenso, c’ero quando il carcere fu assediato e colpito a sassate dalle Tute nere». Ricorda: «Mi trovavo nel mio ufficio, a colloquio con un detenuto, quando sentii un gran trambusto. Una guardia carceraria diede l’allarme, l’ordine per tutti era di rientrare subito in cella. Nel frattempo, altri poliziotti si preparavano, in tenuta antisommossa, a fronteggiare l’assalto». «Ma è stata un’azione così fulminea - continua padre Piero - che, saliti sul muro di cinta, gli agenti videro a malapena l’ultima Tuta nera fuggire». La scena, nei dettagli, viene ricostruita successivamente: il drappello dei Black Bloc arriva a Marassi munito di un carrello da supermarket colmo di pietre; portano anche spranghe fatte con i pali divelti dei cartelli stradali. Il lancio di sassi contro i vetri antiproiettile delle finestre (spessore 10 centimetri) è fulmineo. Solo uno va a segno, e crea un varco. A quel punto, lancio di una molotov, che penetra nel carcere, e dà luogo a un piccolo incendio. Subito domato. Le Tute nere battono in ritirata, ma nella prigione è il caos. Rabbia, timori di altre azioni. «"Noi siamo pronti a reagire ripetevano le guardie" - narra il cappellano -. Nel frattempo sono scattate tutte le misure di sicurezza. A me è stato chiesto di stare lontano per qualche giorno: colloqui sospesi, Marassi superblindata».