Manifesto 2 agosto 2001 La
marcia
VALENTINO PARLATO
E' nato il governo Fini? E' questo il prodotto dei primi 100 giorni di
Silvio Berlusconi? Oggi come oggi, la risposta è affermativa. Gianfranco Fini è andato a
Genova, si è insediato nella sala operativa e ha diretto polizia, carabinieri, guardie di
finanza e Gom. Assai più del ministro degli interni e del presidente del consiglio che a
Genova si era occupato delle fioriere, dei panni stesi e dei limoni appesi agli alberi.
Ieri al senato, presente Berlusconi, è stato lui il protagonista, lui ha replicato alla
mozione dell'opposizione per conto del governo: lui era il governo. E la sua replica, come
già le sue precedenti esibizioni televisive, è stata di puro stile fascista, con in più
la minaccia mafiosa ai "colleghi" del parlamento: dio non voglia che qualcuno di
voi sia stato complice delle tute nere.
L'attuale presidente del consiglio martedì sera ha cenato con l'allenatore turco del
Milan, certo Terim, e oggi incontrerà i nuotatori azzurri per felicitarsi della loro
vittoria. Questa è solo cronaca, ma dubito assai che Berlusconi abbia il carattere del
principe di Condé, che dormì sonni tranquilli la notte prima della battaglia di Rocroy.
La violenza repressiva, i manganelli, i pestaggi sono storicamente il brodo di cultura dei
fascismi e delle cosiddette deviazioni dei corpi dello stato e Fini si è fatto un
piedistallo dalla violenza premeditata di Genova, che in prima persona ha diretto, forte -
come ha detto anche D'Alema - dei rapporti di Alleanza nazionale all'interno delle forze
dell'ordine. Non sarebbe male se la commissione per l'indagine conoscitiva interrogasse
anche Fini e facesse un pochino di luce su questi rapporti.
L'ascesa di Fini in questi giorni è chiara come il sole e dovrebbe preoccupare anche la
gente di Forza Italia. A Genova e in parlamento è stato lui l'uomo forte di questo
governo e ha più di una ragione per pensare di crescere in questo ruolo di vero reggitore
dell'esecutivo.
L'estate e l'autunno annunciano una crescita dell'opposizione sociale e questo governo
fortissimo in parlamento teme di esserlo assai meno nella società. L'Istat ci ha detto
ieri che i poveri sono in aumento, i metalmeccanici sono in lotta per il contratto, siamo
nella prospettiva di crescenti difficoltà economiche e di licenziamenti e questo governo
non ha niente da dare: rinvia l'aumento delle pensioni minime e la riduzione delle tasse,
tiene invece fermo il programma di riduzione della spesa sociale. Non si annunciano tempi
facili e Genova comincia ad apparire come la prova generale di un lungo e duro esercizio
di violenza repressiva, l'unica via per difendere questo governo. E questa, per Fini, che
conserva ancora qualche foto del suo Duce, è la via maestra per la sua marcia, e per
intensificare i suoi rapporti "all'interno delle forze dell'ordine". Questa
marcia può essere fermata o può crollare rovinosamente, come già accadde a Genova ai
tempi di Tambroni, senza dimenticare che è nella politica e nella cultura del
berlusconismo e in una modernità nella quale l'antifascismo è roba da museo, che
fioriscono le fortune di Gianfranco Fini.
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