La Repubblica 30 luglio 2001

"Sinistra masochista
io sto con la polizia"

Berlusconi: chi ha sbagliato pagherà
Il premier a Portofino: "Queste polemiche hanno il solo risultato di danneggiare l'immagine dell'Italia"

MARCO MAROZZI


PORTOFINO - «Masochismo». Silvio Berlusconi va giù duro contro la richiesta dell'Ulivo di una commissione d'inchiesta sui fatti di Genova. E se Violante minaccia la raccolta di firme in piazza il premier raccoglie la sfida: se si vuol andare a una prova di forza lui ci sta ed è sicuro di vincere. «Ho visto che ci sono altre polemiche. - dice - Credo che ad alimentarle sia una buona dose di masochismo per quanto riguarda l'immagine dell'Italia. Io comunque sto, come la grandissima maggioranza degli italiani, dalla parte dei ragazzi delle forze dell'ordine che con coraggio e a rischio della propria incolumità hanno difeso la legge, lo Stato e tutti i cittadini».
Al Gsf, ai «cosiddetti pacifisti», ripete l'accusa di non aver espulso i violenti. E' un Berlusconi pieno di sicurezza quello che racconta di non aver paura di andarsi a contare nelle piazze e in Parlamento. Marcia a passo di carica e non per modo di dire: si inerpica su per i sentieri dell'altura di Portofino, fa sudare i giovanottoni della scorta, firma autografi e rende felici i turisti che chiedono foto insieme a lui, visita chiese e terrazze sul mare, parla a staffetta, prima batteriadichiarazioneseconda batteria... E vigila, su tutto. «L'affare Telecom? Ha già parlato il ministro dell'economia. C'è un'attenzione vigile, la soddisfazione che sia intervenuto un gruppo italiano».
Il presidente del Consiglio esce dieci minuti prima di mezzogiorno da Villa Bonomi Biolchini, il castellotto sul mare di Paraggi dove sabato è arrivato per un «week end di riposo». Polo blu, pantaloni neri, berrettino, scarpe da jogging e partenza a razzo. I sentieri, una visita al cimitero che all'ingresso ha lapidi di grandi «amici di Portofino»: Marconi, Salvator Gotta, Arnoldo Mondadori, Giorgio Falck... «La lista è sempre più lunga», mormora uscendo.
Presidente, come la mettiamo con le accuse di pestaggi compiuti dalle forze dell'ordine?
«Se qualcuno, un singolo, un dirigente, un reparto... fosse incorso in violenze, in eccessi, in comportamenti comunque inaccettabili, ne accerteranno le responsabilità le indagini in corso della Procura di Genova e degli Ispettori del Ministero degli Interni. Ma non si può continuare a prendere le difese, come hanno fatto cinicamente alcuni, dei violenti, dei facinorosi, dei distruttori che hanno attaccato carabinieri e polizia, scagliato pietre, bottiglie incendiarie, spranghe, estintori, imbrattato muri, devastato negozi, incendiato auto, saccheggiato supermercati».
Questo però non assolve gli errori degli uomini dello Stato.
«Non si possono cambiare le carte in tavola, come cerca di fare qualcuno che credo non raggiungerà nessun risultato se non quello di danneggiare l'immagine dell'Italia. Non si può pretendere che sotto attacco i ragazzi delle forze dell'ordine porgano l'altra guancia. E' comprensibile la reazione di chi subisce violenze, magari a rischio della stessa vita. Ci sono 150 feriti fra chi ha difeso la legge, molti in maniera seria. Eppure sembra che i feriti siano solo da una parte. E' stata fatta un'attenta selezione delle immagini, delle foto, le si è staccate dal contesto generale. Non si può far vedere solo la reazione e non l'offesa che l'ha provocata. Non si possono trasmettere in televisione sei interviste a protagonisti della violenza e nessuna alle forze dell'ordine. E' inaccettabile, è disinformazione».
E alle reazioni internazionali cosa risponde?
«I governi non hanno avuto reazioni, se non quella della condivisione espressaci al termine del G8. Ci hanno elogiato tutti, a cominciare da Romano Prodi».
Anche dall'estero si chiede chiarezza.
«Naturalmente di fronte a tutte queste voci incredibili e irresponsabili, di dispersi, di morti nascoste, c'è ora la richiesta che sia accertata la realtà. Non dico la verità, che è difficile. La realtà. Se le nostre indagini accerteranno che vi sono stati comportamenti contro la legge, i colpevoli ne risponderanno».
Le forze di polizia hanno risposto in pieno alle direttive date prima del vertice dal governo?
«Le nostre disposizioni erano di consentire il regolare svolgimento del vertice, di consentire la manifestazioni di protesta, di resistere ai violenti e ai facinorosi. Se qualcuno è andato al di là, ne risponderà. Ma vorrei che fosse chiaro ai cittadini e alle forze dell'ordine che io sto dalla loro parte e non da quella dei violenti».
I violenti del Black Bloc però non sono stati fermati.
«Non è facile identificare mille o cinquemila persone inserite in una massa di cosidetti pacifici che non ne hanno segnalato la presenza, né hanno fatto nulla per espellere i facinorosi».
Il padre di Carlo Giuliani, il giovane ucciso dal carabiniere durante gli scontri, ha dichiarato di non condividere il gesto di suo figlio: cosa gli dice lei?
«Le sue parole sono state molto nobili. In mezzo a quello che è successo, il suo comportamento è stato raro. Nobilissimo e dignitosissimo»