La Stampa
Sabato 28 Luglio 2001

retroscena
Mario Calabresi

ROMA
MA è roba da matti...». La svolta è maturata davanti al videoregistratore, nel salotto di via del Plebiscito, giovedì notte. In quelle ore è stato deciso che non ci sarebbe stata più nessuna copertura a priori per i vertici della polizia. Avanti e indietro su due fotogrammi trasmessi dal Tg1 qualche ora prima: il papà con la bimba in braccio davanti ai manganelli, la vecchietta sorretta da due ragazzi dopo una carica di polizia. Un brutto colpo per l’immagine del G8 e anche per quella del governo. Silvio Berlusconi era turbato, la mascella serrata: «Ma cos’è sta roba?». Poi è sbottato: «Non possiamo coprire queste cose, chi ha sbagliato deve pagare».
Poche ore dopo, alle sette del mattino, sono arrivati i giornali, alle otto un motociclista ha portato la rassegna stampa internazionale di palazzo Chigi. Sulle prime pagine ancora le violenze delle forze dell’ordine, le indagini, le accuse italiane e straniere, il parallelo con le dittature sudamericane. Il Cavaliere in un primo tempo era sicuro che tutto si sarebbe sgonfiato presto. I suoi consiglieri anche ieri gli hanno invece ribadito la previsione che non sarà così. Alla fine se ne è convinto pure lui e lo si è capito dal discorso al Senato: «Spiace che certi avvenimenti abbiano cambiato l’intera immagine del G8 e che anche oggi si continui sui giornali, come si continuerà nei prossimi giorni, a sottolineare ciò che è avvenuto al di fuori». Così Berlusconi ha deciso di abbandonare il silenzio, di iniziare a giocare in attacco: «Bisogna subito mettere un freno alla marea montante». E mettere al riparo il governo e il ministro dell’Interno da questa ondata di fango.
Prima ha tenuto ad un distinguo, davanti ai suoi collaboratori e poi ai parlamentari: «Vediamo di non rovesciare la frittata... di non confondere chi ha difeso la legge e ha cercato di tutelare l’ordine da chi contro quest’ordine si è scagliato». Poi però è arrivata la presa di distanze, «Il governo non coprirà nessuna verità», e Berlusconi per la prima volta ha scandito tre parole, seppure in forma ipotetica: «abusi, violenze, eccessi». Per completare l’operazione di sganciamento tra le responsabilità del governo e quelle delle forze dell’ordine ha sottolineato, rivolto ai senatori dell’Ulivo: «Noi non abbiamo cambiato un solo funzionario delle forze di polizia: sono coloro che voi avete ritenuto degni di fiducia e che voi avete messo a ricoprire quelle responsabilità». Alza la voce il Cavaliere, e ai suoi ministri conferma la svolta: «Non ci faremo mettere in croce per difendere uomini non nostri».
Scajola aveva iniziato a prendere le distanze già giovedì, sottolineando che non è al Viminale «per coprire qualunque sbaglio abbia commesso la polizia». Con il passare dei giorni, ammettono al Viminale, «lo scenario della perquisizione notturna si fa più pesante». Bruciano le testimonianze sul blitz notturno. E così a Genova sono stati spediti tre dirigenti generali per svolgere un’approfondita ispezione: «Non basta quello che sappiamo, c’è bisogno di fare molta chiarezza». Sarà un lavoro di otto, dieci giorni, poi «sulla base dei risultati si prenderanno provvedimenti». Le poltrone messe più a rischio da questa indagine sarebbero, a sentire gli uomini di Berlusconi, quelle di Franco Gratteri, direttore dello Sco e di Arnaldo La Barbera, capo dell’ufficio prevenzione del Viminale, gli uomini che hanno diretto la perquisizione notturna nella scuola Diaz. E proprio sul blitz ieri sera il capo della polizia Gianni De Gennaro è stato costretto a precisare la sua intervista al Tg5 di tre sere fa, sottolineando di non aver mai detto di aver informato preventivamente Scajola, che per parte sua continua a spiegare di esserne stato tenuto all’oscuro.
A complicare la situazione sono cresciuti i sospetti tra Palazzo Chigi e i vertici delle forze dell’ordine. «Qualcuno ha dato una bella remata contro», si è lasciato andare un esponente di primissimo piano dell’esecutivo, che aggiunge: «Si stanno creando dei veleni: c’è l’idea che qualcuno abbia tirato un siluro al governo. Non è possibile che al ministro non sia stato dato il rapporto della Questura di Genova sulle infiltrazioni di estrema destra. Così come non si può far pensare che fosse stato informato del blitz notturno alla scuola Diaz. Ma stiamo scherzando? Temo ci sarà uno scontro duro».
Salendo in macchina dopo la conferenza stampa che aveva chiuso ufficialmente il G8 il premier aveva anticipato quello che sarebbe successo: «Tornerò subito a Roma e mi farò raccontare tutto da Scajola. Voglio capire come è andata, chiarire le responsabilità e le dinamiche dei fatti. Se ci saranno stati errori prenderemo provvedimenti». Potrebbero saltare i vertici delle forze dell’ordine o dei servizi? «Su questo per ora non voglio rispondere». Sono passati sei giorni e nella testa di Silvio Berlusconi l’ora delle risposte si sta avvicinando con grande velocità.