Manifesto 27 luglio 2001 Menzogne
ASTRIT DAKLI
Consolati e ambasciate di mezza Europa si sono mobilitati nelle ultime
ore per cercare decine e decine di loro cittadini fatti sparire dalla polizia italiana in
quel di Genova, ma per il ministro Ruggero quegli scomparsi - molti dei quali poi
riappaiono uscendo dalle nostre galere con le ossa spezzate e traumi permanenti, colpiti
con infame ferocia sotto l'occhio delle telecamere: li abbiamo rivisti ancora ieri sulla
tv pubblica e privata, in un filmato-choc mandato in onda nonostante la censura già in
corso - "sono ragazzi, saranno andati al mare". Non ci ricordiamo, in tempi
recenti, una frase più greve, volgare e incosciente da parte di un governante italiano; o
meglio, sì, fa il paio con la frase di Berlusconi a Genova sugli
"inconvenienti" - fame, aids, carestie, povertà e simili. Questo è il governo
italiano.
E del resto cosa aspettarsi di diverso: ieri sera il ministro dell'interno Scajola, con
alle spalle una decina di mazzieri in camicia nera, occhiali neri e braccia incrociate, ha
ripetuto con faccia di bronzo di non aver saputo nulla del famigerato blitz nella sede del
Genoa social forum, quando la sera prima il capo della polizia aveva detto di averlo
sempre tenuto informato. Menzogne senza pudore, dettate solo dal timore di qualche
reazione straniera: all'interno del paese, si può usare senza ritegno la mano pesante.
Il governo non ha accettato neanche una timida indagine conoscitiva del parlamento,
manifestando la propria tracotanza sino al punto da far pronunciare in aula a D'Alema la
gran parola, "fascismo". Ma non son certo le parole di D'Alema che metteranno in
difficoltà questo governo, ora che esso ha deciso di mostrare la sua faccia vera. In
attesa che la società civile italiana riesca a mettersi in movimento, potrebbero
procurargli qualche problema solo i magistrati, se come per ora sembra cercheranno di
svolgere il proprio ruolo di difensori della legge.
Ma soprattutto potrebbero metterlo in imbarazzo i governi già "amici", i
partner dell'Unione europea, che in Italia vedono crescere insieme, con timore e
inquietudine, una violenta spinta autoritaria e una rapida ricollocazione internazionale,
totalmente subordinata ai voleri di un'amministrazione americana a sua volta spiata con
grande preoccupazione. I segni di questa inquietudine, per adesso ancora timidi, già si
vedono. Dipende anche da noi farli diventare qualcosa di serio.
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